Città bambina è un progetto culturale portato avanti dalla compagnia teatrale Kuziba, dal 2018, insieme a Sistema Garibaldi e sQuola Garibaldi. Su differenti città come Bisceglie ed ora Andria, Ruvo di Puglia e Corato, l’intento non è quello di progettare una città a misura di bambino, ma di guardare la città con gli occhi dei bambini e delle bambine. Si tratta, in prima istanza, di mettersi in ascolto di come i bambini e le bambine di oggi desiderano, guardano e vogliono la loro città. Attraverso disegni, parole, spettacoli, invasione di biciclette per le strade, l’intento è quello di ritessere uno spazio sempre più labile, una relazione sempre più difficile fra le fasce più piccole e i territori. Nell’epoca della virtualizzazione della realtà, dell’accrescimento della realtà attraverso l’uso dei social e delle connessioni, il rischio è quello della scarsissima aderenza al territorio, alla cultura locale, alla realtà politica delle città. Il progetto lavora secondo questo versante, declinando lo spazio urbano non a misura di bambino ma secondo la visione dei bambini e delle bambine che abitano il territorio. Allora, le proposte iniziano a diventare le più stravaganti. Pensare ad una biblioteca nel verde, a negozi in cui anche le fasce più povere della popolazione possano avere l’opportunità di comprare e indossare vestiti belli, luoghi in cui passare delle giornate serene con la propria famiglia, desiderio di giocare in parchi non preda del vandalismo e del degrado. Cose che sembrano impossibili ai nostri occhi di adulti ormai abituati alle sconfitte e ad uno stile di vita adattabile anche alle cose più misere. Eppure, l’alveo in cui si iscrive questo progetto è ben più ampio e chiama a raccolta antropologi, sociologi e urbanisti introno alla capacità di immaginazione che i bambini conservano ancora gelosamente. La possibilità di immaginare una città a misura di nessuno, anzi semplicemente a misura di essere umano, questa è la visione della città bambina. Con la grande speranza che i bambini possano offrire una trasformazione culturale e urbana che non renda la città un paradiso ma semplicemente a misura d’essere umano.
[Presbitero, redattore CUF]