La pace è fragile senza verità e giustizia, l’umanità non fallisca, di Ibrahim Faltas

Il 4 ottobre 1965, Paolo VI parlò all’Assemblea Generale dell’Onu al Palazzo di Vetro e affermò: «Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità». Non penso sia stata casuale la scelta del giorno in cui si celebra San Francesco, il Santo della Pace. Paolo VI parlava nel ventesimo anniversario dell’istituzione dell’organizzazione internazionale, nata dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Papa Leone XIV ha ripreso le parole profetiche del suo predecessore, pronunciate sessanta anni prima, già all’inizio del Suo pontificato per affermare il bisogno e la necessità di pace dell’umanità. Da Assisi nel 2011, Benedetto XVI implorò: «Mai più violenza! Mai più guerra!». San Giovanni Paolo II con fermezza dichiarò: «Se non ci sarà pace a Gerusalemme, sarà impossibile la pace in tutto il mondo». Papa Francesco ha definito la guerra una sconfitta. I Pontefici della storia recente e complessa dell’umanità hanno sempre chiesto pace, bene primario e indispensabile.
La pace non è solo un obiettivo, un punto di arrivo. La pace vera ha bisogno di verità e di giustizia e su questi valori la pace va costruita e poi mantenuta «per guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità». Senza verità e giustizia è difficile mettere la parola fine alla tragedia, che sembra senza fine, di Gaza e della Cisgiordania, di Israele e della Palestina. Il piano di pace sarà un vero piano di pace solo se ci sarà il riconoscimento dello Stato palestinese. Ci sarà finalmente pace in Terra Santa quando si fermeranno le armi a Gaza e gli ostaggi israeliani saranno tornati a casa, quando terminerà l’isolamento della Cisgiordania, quando si riconoscerà il diritto dei due popoli a vivere in sicurezza, quando il popolo palestinese sarà riunito sotto un’unica bandiera che riconosce l’Autorità palestinese e il suo presidente Abu Mazen. Il piano di pace raggiungerà i suoi obiettivi se i diritti umani essenziali saranno garantiti a chi sta soffrendo a Gaza da troppo tempo, se in Cisgiordania sarà consentito il libero movimento e sarà possibile tornare a spostarsi per recarsi nei posti di lavoro e a coltivare la propria terra senza essere bloccati da cancelli, se il territorio dello Stato palestinese sarà definito nei suoi confini secondo accordi internazionali firmati e mai onorati.
Il diritto internazionale non è stato rispettato e continua a non essere rispettato proprio quando è necessario oggi come ieri, prima e dopo il 7 ottobre 2023, nel futuro, sempre. Non solo le leggi internazionali devono rispettare la vita e tutelare i diritti, l’umanità intera, i popoli e i governanti che fanno parte dell’umanità, devono riconoscere la dignità della vita con azioni, gesti e parole di pace. Quando non vengono garantiti i diritti più fondamentali, quando si nega da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, quando non si veste chi ha freddo, quando non si protegge chi non ha più casa, chi è ammalato, fino a quando i morti non avranno una degna sepoltura, quando queste azioni e queste opere vengono negate, l’umanità ha fallito perché non ha tutelato i deboli e gli indifesi. Se le armi continueranno ad arrivare all’una e all’altra parte, se cibo, acqua, farmaci e ogni necessità vitale non arriveranno a chi ne è stato ingiustamente privato, se negli occhi dei bambini di Gaza vedremo solo dolore e sofferenza, l’umanità avrà ancora fallito perché non ha tutelato gli innocenti. Nostro Signore è Dio di amore e di giustizia, l’Onnipotente ama i poveri e gli oppressi e in ognuno di loro accogliamo Cristo sofferente. La pietà non è solo un sentimento religioso, la pietà sia veramente e pienamente un sentimento umano.
*Vicario Custodia di Terra Santa

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