Il potere liquido dell’Interregno, di Luca Badaloni

L’Europa è alle soglie di una nuova epoca, e forse di un nuovo conflitto, o almeno una nuova forma di esso. Una corrente segreta funge da compagine che spinge il giornalismo ad ammantare l’autoritarismo odierno quale nemico dell’umanità. Un nuovo fronte oscuro che preme i nostri confini, minaccia la libertà occidentale: l’Europa assume il ruolo della potestà, mentre tutto il resto del mondo è sotto l’autorità. Stiamo ritornando all’Arcana Imperii di De Francisci, auctoritas contra potestas. Due forme istituzionali radicalmente diverse. L’Auctor, il pater familias, è il fondatore Augusto del diritto autoritario, la sua figura nella sua imperiale presenza fonda tutta la politica successiva. La potestas cerca nel diritto il proprio fondamento.
Sicuramente non esiste dicotomia più facile e semplicistica per lavare la propria coscienza da responsabilità di ragionamento. Non esiste strumento retorico per il distinguo necessario del nemico, del fronte, della divisione e della appartenenza. La coscienza odierna non può trovare nel distinguo tra il mondo dei diritti e il mondo dei doveri un miglior presupposto per giustificare una guerra tanto nei singoli quanti nei gruppi e nelle organizzazioni. Eppure possiamo notare:
“È noto che il termine che designava a Roma la prerogativa più propria del senato non era, infatti, né imperium, né potestas, ma auctoritas: auctoritas patrum è il sintagma che definisce la funzione specifica del senato nella costituzione romana. Con questa categoria di autoritas in particolare nella sua contrapposizione alla potestas – ci troviamo di fronte a un fenomeno la cui definizione, tanto nella storia del diritto quanto, più in generale, nella filosofia e nella teoria politica, sembra urtarsi con ostacoli e aporie quasi insormontabili.” (Giorgio Agamben, Stato di Eccezione)

Ma di quali aporie parliamo? È possibile sviscerarle tutte in un articolo. Decisamente ambizioso, ma possiamo notare alcuni punti decisivi. A partire da un ponte che gettiamo, seguendo il discorso di Agamben:
“E stato opportunamente notato che l’autoritas non ha nulla a che fare con la rappresentanza, per cui gli atti compiuti dal mandatario o da un rappresentante legale si imputano al mandante. L’atto dell’auctor non si fonda su qualcosa come un potere giuridico di rappresentanza di cui egli è investito (rispetto al minore o all’incapace): esso scaturisce direttamente dalla sua condizione di pater. Allo stesso modo, l’atto del venditore, che interviene come auctor per difendere l’acquirente, non ha nulla a che fare con un diritto di garanzia in senso moderno.”
Non possiamo quindi trovare né nella dimensione politica, né economica dei veri e propri garanti della retorica Occidente/Potestas contro il non-Occidente/Auctoritas. L’Autoritarismo di cui si parla si manifesta quindi come fantasma con cui confondere, prende solo spunto dalla semplificazione estrema derivata dai grandi esempi classici degli autoritarismi novecenteschi. Il paragone non tiene conto delle debolezze intrinseche interne, a cui l’autoritarismo si sottopone e di cui siamo già consapevoli, essendo diciture ricalcate su vecchi modelli. I nuovi esempi a cui si riferisce il giornalismo odierno rientrano in forme estreme di democrazie, dove il supporto è radicalizzato fino all’estremo più totale. Non ha nulla a che fare con il Novecento, ormai concluso e dialogante con noi, ma non più passibile di analogie comode. La barbarie del singolo è il vero estremo autoritario, primo nucleo votante e in quanto tale annichilente, in nuce, di qualunque possibilità sociopolitica e non solo.
“Nel caso estremo – cioè quello che meglio la definisce, se è vero che sono sempre l’eccezione e la situazione estrema a definire il carattere più proprio di un istituto giuridico – l’autoritas sembra agire come una forza che sospende la potestas dove essa aveva luogo e la riattiva dove essa non era più in vigore, Essa è un potere che sospende o riattiva il diritto, ma non vige formalmente come diritto. Questa relazione – insieme di esclusione e di supplementazione – fra auctoritas e potestas si ritrova anche in un altro istituto, il cui l’autoritas patrum mostra ancora una volta la sua funzione peculiare l’interregnum.” (G.Agamben, Stato di Eccezione).
Navigare l’Interregno è il vero segreto della nuova politica, giocare nei momenti di sospensione e inabissamento, nella dimenticanza e nella svista, e in questo non esiste distinzione giornalistica di comodo che tenga. L’Interregno è il vero dominio di potere attuale, quel contesto liminale nel quale si attiva attualmente l’Auctoritas e nel quale si sospende la Potestas. L’esser diretti e netti è un sintomo del grettume novecentesco, il Pater Familias Leviatanico, gli ultimi rimasugli autoritari del vecchio secolo. La liquidità è la nuova materia d’azione e la possibilità di permeare ogni campo d’esistenza e in maniera approfondita. I nuovi mezzi tecnici non solo ci permettono di raggiungere ogni ambito ma di personalizzarlo e addirittura risponderci in quanto singolo di Nome X e Cognome Y. Questa immensa permeabilità crea confusione nel singolo, ma è un effetto ricercato da tale Auctoritas liquida. Non esiste alcuna chiarezza referenziale che non sia un edonistico supporto alla deresponsabilizzazione. Proprio per questo la principale necessità del giornalismo attuale è quella di fomentare Il nominalismo, ma non come posizione di progressivo avvicinamento alla verità divina, ma quale artificio retorico per aiutare il lettore a perdersi nel vuoto eloquio. La naturale conseguenza di tale tendenza è la spinta verso l’abbraccio per ideali confezionati.
L’Auctoritas di cui parlano i giornalisti non sfugge minimamente alla divorante vacuità di cui l’uomo odierno è vittima e gli autoritarismi ne sono semplicemente consapevoli e perciò succubi, esattamente come ogni altro. Provvidenziale Pasolini nel notare l’inabissamento di tali epoche:
“L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia. Cosa in cui c’è un residuo di umanità proprio nella passionalità e nel caos in cui ancora tali nuovi valori vengono vissuti. In attesa che la passionalità venga del tutto sterilizzata e omologata e il caos venga tecnicamente abolito, il nuovo potere reale concede ancora un terreno vago dove il finto potere all’antica possa proclamare la bontà dell’interiorizzazione come evasione nobile, disprezzo di beni, e consolazione per i beni perduti.” (P.P. Pasolini, Scritti Corsari)
Due punti chiave emergono: 1) La sterilizzazione della passione. 2) L’abolizione tecnica del Caos. Il primo era già qualcosa in pieno atto quando furono scritte le sopracitate righe, ma il secondo è un’operazione tecnica attualmente in atto. Soltanto oggi abbiamo la possibilità di parlare al singolo e di intervenire nelle infosfere singolari, monadi informative arrivando a personalizzare il contenuto. Pasolini aveva intuito nell’edonismo il vero “fascismo” da minare e cercava disperatamente di trovare un appiglio nel mondo per salvare la società, scavando ogni anfratto della grotta del comunismo. Ha notato il gioco di ombre, ma non lo hanno fatto uscire. Per cui, proseguiamo il suo discorso per individuare una debolezza intrinseca dell’Autoritarismo e la fallacia delle retoriche comode e giornalistiche:
“Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.” (P.P.Pasolini, Scritti Corsari).

Sono passati più di 40 anni da queste parole e la televisione rimane la genitrice spirituale di ulteriori meraviglie della tecnica che hanno permesso di rendere più precisa e specifica l’operazione, quali Internet, i videogiochi e l’Intelligenza Artificiale. Dove quest’ultima non solo raggiunge il singolo, ma gli concede una libertà palliativa di controllo. Le maglie dell’ordito sono strettissime, non esiste alcuna possibilità di fuga, l’errore è minimizzato a cifre assurde. Nemmeno la guerra sfugge a questo ordito, essa è spezzata e resa sufficientemente terribile da spaventare e distruggere ma mai tanto da fermare l’edonismo imperante e il consumo assoluto. La guerra novecentesca è piegata all’ideale, attualmente è piegata al denaro. Essa non è più fine ma mezzo con cui mobilitare capitali e ridisegnare spazi economici. Gli eletti alla carneficina guerresca, tronfi di falsi ideali, vengono macinati dall’imperioso carro armato consumistico. La tecnica è raffinatissima, la scelta del locus di distruzione è proprio l’Interregno, quei punti del mondo che non appartengono a nessuno e che non sono di per sé sufficienti, a discapito di ogni goccia di sangue versata, a fermare il meccanismo esecutore: la tecnica heideggeriana che sviluppa la Biopolitica. La fusione delle più grandi paure politiche rese realtà pragmatica. La mancanza di soluzioni e l’adattamento all’unica direzione.
“La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto «mezzo tecnico», ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. E’ il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E’ attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre….” (P.P.Pasolini, Scritti Corsari).

dissipatio.it/il-potere-liquido-dellinterregno/

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

          

CONTRIBUENDO

Con il 5x1000 e il ricavato della vendita dei libri sosteniamo:

scuole di formazione sociale e politica, sito web e periodico di cultura e politica, insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri gruppo I Care, la biblioteca “Bice Leddomade”, incontri, dibattiti… 

          basta la tua firma 

          e il numero dell'associazione 

         91085390721

         nel primo riquadro sul volontariato

___________________________________________________________________________

Per sostenere le nostre attività, cioè le scuole di formazione sociale e politica, questo sito web e il periodico cartaceo di cultura e politica, l’insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociopolitica, ti invitiamo a:

  • Donare un sostegno economico attraverso un Bonifico Bancario Cercasi un Fine APS

IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine

  • Donare il tuo 5×1000: basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 
  • Predisporre un lascito nel tuo testamento: hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività. 
Grazie per quello che farai per noi.

Ultimi Articoli

SORRIDENDO