«Accelerare il cambiamento» è il titolo della Giornata Mondiale dell’Acqua che ricorre oggi e che segna anche l’apertura della conferenza globale sul tema che si svolgerà a New York in questi giorni sotto la guida delle Nazioni Unite. È la prima volta negli ultimi cinquant’anni di un summit di questo genere e già questo dovrebbe dirci molto dell’urgenza di affrontare la questione idrica con azioni all’altezza della situazione. L’obiettivo di garantire acqua per tutti entro il 2030, come stabilito dall’Agenda per lo Sviluppo sostenibile, è seriamente a rischio e ai governi è chiesto ora di quadruplicare gli sforzi.
Oltre 3 miliardi di persone vivono in zone colpite da carenza d’acqua. Le acque sotterranee forniscono circa il 50% di tutta l’acqua potabile e il 43% di tutta l’irrigazione agricola. Proprio l’agricoltura irrigua copre il 20% delle terre coltivate, ma contribuisce al 40% del cibo prodotto in tutto il mondo. Noi possiamo sopravvivere con pochi sorsi d’acqua al giorno, ma «l’acqua che mangiamo» quotidianamente attraverso il cibo che consumiamo è molta di più: è stato calcolato che occorrono circa tremila litri per soddisfare il fabbisogno alimentare quotidiano di una persona. Ed è chiaro che, con una popolazione in crescita che cambia sempre più la propria dieta verso cibi ad alto consumo d’acqua, è necessario compiere tutti gli sforzi per migliorare il modo in cui utilizziamo l’acqua in agricoltura e gestire al meglio le limitate risorse idriche.
La Fao, che coordina anche Aquastat, la fonte più completa di statistiche globali sull’acqua, stima che le terre irrigate nei Paesi in via di sviluppo aumenteranno del 34% entro il 2030, ma la quantità di acqua utilizzata dall’agricoltura aumenterà del 14% grazie al miglioramento delle pratiche di irrigazione.
L’impatto dei cambiamenti climatici su questo bene essenziale è sotto gli occhi di tutti e si è fatto più pressante ovunque. Non c’è Paese che non debba fare i conti con la riduzione delle disponibilità d’acqua. Ciò è tanto più vero nel Mediterraneo sempre più arido, dove le temperature stanno aumentando più che nel resto del mondo. Qui in particolare dovremo fare fronte a un duplice effetto: estati più aride con importanti perdite dei raccolti ma anche un aumento delle precipitazioni durante le stagioni invernali (alcune ricerche indicano un aumento del 4% delle piogge per ogni grado di aumento della temperatura). In sostanza, vivremo in territori più secchi e anche più esposti a rischi di frane, alluvioni ed erosione idrogeologica.
L’Italia vive nel cuore di questo cambiamento epocale che deve affrontare subito con una forte strategia d’impatto. Basti ricordare un dato: negli ultimi due anni ben il 38% delle aree agricole irrigue è stato interessato da siccità severa-estrema. Non passa giorno che la cronaca non metta in evidenza il mutamento che stiamo vivendo: dalla riduzione dei ghiacciai alpini, al calo drastico di laghi e fiumi su tutto il territorio, specie al Nord. E ciò sarà ancora tanto più evidente nei prossimi mesi. Bisogna lavorare sulle infrastrutture idriche per tagliare drasticamente le perdite e gli sprechi d’acqua e aumentare la capacità di raccolta e stoccaggio, dato che ora riusciamo a trattenerne solo il 10%. E in chiave agricola, occorre spingere il più possibile la diffusione degli investimenti nelle tecnologie digitali e dei dati per ottimizzare al massimo l’uso dell’acqua e, parallelamente, promuovere nuove colture e varietà maggiormente resistenti grazie agli avanzamenti consentiti dalla ricerca scientifica. Ripensare presto il nostro modo di raccogliere e utilizzare l’acqua a disposizione farà la differenza e avrà implicazioni socioeconomiche e ambientali decisive per il Paese.
Non dovremmo mai dimenticare che in tante parti del mondo l’acqua continua a essere un fattore geopolitico essenziale. Il numero dei conflitti per l’acqua è da anni in aumento e colpisce prima di tutto aree già fragili e in sofferenza. L’oro blu sarà sempre più al centro di scelte cruciali per il futuro delle comunità e occorre affrontare con decisione temi essenziali come la lotta all’accaparramento incontrollato dell’acqua con scelte in grado di garantire governance giuste, capaci di assicurare con equità e nell’interesse collettivo il valore dell’acqua e le sue modalità di utilizzo.
La conferenza di New York di questi giorni lancerà un’agenda di azioni. La speranza è che si traducano in realtà operativa presto, aiutando davvero la comunità internazionale e i popoli ad affrontare con scelte giuste una questione davvero vitale per tutti.
*Vicedirettore generale Fao
Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.