Né egemonia né oasi protetta: sfidiamo i deserti del “non senso”, di Costantino Esposito

Caro direttore, ho letto con molto interesse la lettera a firma di Rosy Bindi pubblicata su “Avvenire” di sabato 30 agosto 2025, a proposito del discorso della Premier Giorgia Meloni al Meeting di Rimini di qualche giorno fa, e mi permetto di aggiungere una mia riflessione. Anzitutto vorrei dire che si deve essere grati a Rosy Bindi, per aver messo a fuoco in termini storici l’appello alla famosa “scelta religiosa” da parte dell’Azione Cattolica a partire dagli anni Settanta e averla contestualizzata nel cammino post-conciliare del movimento di laici cattolici all’interno della Chiesa italiana.
Quella “scelta” da un lato intendeva segnare un deciso distacco dal collateralismo politico-religioso di matrice geddiana tra la Chiesa e la Democrazia cristiana, dall’altro lato fronteggiava l’alternativa altrettanto decisa di una presenza dei cattolici organizzata a livello delle opere sociali e della politica. L’opportunità di tale contestualizzazione storica mi sembra evidente, paradossalmente, proprio per il fatto che tale dicotomia di impostazione nell’esperienza del laicato cattolico italiano nel corso degli anni si è mostrata sempre più inadeguata a cogliere e a rispondere alla situazione di crisi antropologica di un tempo segnato dalla secolarizzazione e dal nichilismo. Lo dico non per partito preso rispetto a una delle due direzioni, ma come un dato di fatto. Per questo ha ragione Bindi nell’osservare che riaprire, e quasi rinfocolare tale opposizione suona come l’appello un po’ datato a battaglie le cui armi sembrano ormai francamente spuntate.
Che senso può avere ancora per il nostro presente la dialettica tra una prospettiva religiosa che si fondi sulla radicalità della Parola e la prospettiva dello sporcarsi le mani con la politica in nome di valori irrinunciabili? Verrebbe da chiedersi: ma c’è ancora qualcuno disponibile a farsi toccare e muovere dalla proposta cristiana? C’è ancora qualcuno pronto a mettesi in moto per costruire un mondo improntato ai valori cristiani? Non è che in entrambi i casi stiamo dando per scontato il soggetto, colui o colei senza dei quali non si realizza nulla nella storia? L’inaspettata conseguenza del crollo dei valori e del «cambiamento d’epoca» di cui ha spesso parlato Papa Francesco è forse proprio il fatto che torna in evidenza il problema che si credeva di aver già risolto, cioè il problema dell’io, della sua domanda di senso, delle sue inquietudini e delle sue insoddisfazioni, del suo desiderio di libertà. Rispetto a questa urgenza, entrambe le prospettive sembrano a dire il vero insufficienti. Come più volte Papa Francesco ci ha ricordato, è nell’intercettare il grido dell’umanità contemporanea, anzi è dall’interno delle sue domande, dei suoi “perché?”, che può riaccendersi quella risposta mai data o risolta una volta per tutte, che è l’incontro con Cristo e con la sua Chiesa.
Ma Francesco ci ha anche indicato un test decisivo per capire la portata e la tenuta della proposta cristiana, vale a dire la concezione e il rapporto di essa con il “potere”. L’esperienza cristiana nel mondo, proprio nella sua dimensione “laicale”, non potrà mai concepirsi come la ricerca di un’egemonia, e quindi ultimamente di un assetto di potere, foss’anche in nome di valori cristiani – ma spesso «valori svuotati di Cristo», secondo un’espressione di Papa Leone XIVcon cui organizzare la società. E questo non certo perché di per sé il potere sia un male (piuttosto è un inevitabile dato di fatto!), ma perché sarebbe davvero insufficiente come obiettivo della vita e della testimonianza cristiana nel mondo. Nonostante sia stata sempre una tentazione nel corso dei secoli, potremmo sinceramente affermare – anche alla luce delle prove storiche – che un assetto egemonico dei cattolici nella società basti a realizzare la loro presenza? Basti pensare a quello che il cardinale Parolin, a nome di Papa Leone XIV, ha scritto proprio nel messaggio al Meeting di quest’anno.
Riferendosi alla bella mostra sulla testimonianza dei “Martiri di Algeria” allestita a Rimini si legge che «la vocazione della Chiesa» è quella di «abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità », e che «la vera strada della missione» è una « via di presenza e di semplicità, di conoscenza e di “dialogo della vita”»: «non un’auto-esibizione, nella contrapposizione delle identità, ma il dono di sé». Si tratta di una nuova via che porta avanti, oltre la contrapposizione, un diverso tipo di presenza, quella che il Papa chiama «disarmante e disarmata» e che mi sembra spossa tener conto di entrambe le prospettive considerate in precedenza. Non ritirarsi in un’oasi protetta ma guardare in faccia proprio il deserto del senza-senso, tipico dei nostri tempi, e attraversarlo, e trasformarlo in un’esperienza di vita, con tutta la competenza, l’immaginazione, la ricerca comune della giustizia e della pace. Insomma, «una fede che si estranei dalla desertificazione del mondo o che, indirettamente, contribuisca a tollerarla, non sarebbe più sequela di Gesù Cristo».
Anche per questo riconoscimento della sfida drammatica e al tempo stesso affascinante che il nostro tempo pone all’esperienza cristiana, mi pare dunque di poter affermare che l’entusiasmo dimostrato alla Premier Meloni dalla platea di Rimini non possa esser fatto coincidere con il mero ritorno dell’intero movimento di CL a una delle posizioni indicate da Bindi. Ciò significherebbe rinunciare a quella «distanza critica» nei confronti del potere (come la chiamava don Giussani) che è segno non di pregiudizio ideologico, ma della libertà dei figli di Dio, i quali non cercano l’egemonia, ma la rinascita dell’io.

avvenire.it/opinioni/pagine/non-una-presenza-come-egemonia-ma-per-sfidare-il-deserto-dellio?

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

          Con il 5x1000 e il ricavato della vendita dei libri sosteniamo:

    scuole di formazione sociale e politica, 

    sito web e periodico di cultura e politica, 

    insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri gruppo I Care, 

    la biblioteca “Bice Leddomade”,

    incontri, dibattiti…

 

          basta la tua firma 

          e il numero dell'associazione 

          

         91085390721 


         nel primo riquadro sul volontariato

___________________________________________________________________________

Ultimi Articoli

Contribuendo

Per sostenere le nostre attività, cioè le scuole di formazione sociale e politica, questo sito web e il periodico cartaceo di cultura e politica, l’insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociopolitica, ti invitiamo a:

  • Donare un sostegno economico attraverso un Bonifico Bancario Cercasi un Fine APS

IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine

  • Donare il tuo 5×1000: basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 
  • Predisporre un lascito nel tuo testamento: hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività. 

Grazie per quello che farai per noi.

SORRIDENDO