Tutti o quasi avevamo pensato, negli ultimi anni, che la frontiera progressista e dolce del digitale avesse a che fare con le digital humanities. È tempo di nutrire forti dubbi in proposito. Da un po’ di tempo le digital humanities sono terreno arato da un fondamentalismo tecnologico che fa riflettere e preoccupare. Già se ne erano colte le avvisaglie con l’uscita di The Technological Republic di Alexander C. Karp e Nicholas W. Zamiska. Karp è un imprenditore miliardario americano con buoni studi classici alle spalle, CEO di Palantir Technologies, e Zamiska è un dirigente della stessa società. Karp è stato uno dei fondatori dell’azienda, insieme al più noto Peter Thiel. Quello che è comunque più notevole è il contenuto dell’opera. Che è una sorta di manifesto politico da parte di due uomini Silicon Valley che vedono il futuro in termini di governo tecnologico, come del resto denuncia il titolo del libro. Ma, e qui sta la sorpresa, non si tratta della consueta ingegneria sociale al comando. Piuttosto, la tecnologia deve incorporare una sorta di umanismo, per cui lo hard power delle macchine si mescola con le convinzioni culturali per disegnare nientedimeno che il futuro dell’Occidente (come vuole il sottotitolo, che recita «Hard Power, Soft Belief and the Future of the West»). La stessa utopia tecnologica viene ora rilanciata da uno dei grandi protagonisti del turbocapitalismo digitale, Peter Thiel. Con una differenza fondamentale e stupefacente: mentre Karp e Zamiska propongono una visione politica ispirata alla tecnologia, Thiel spara più alto. E — nel suo ultimo articolo pubblicato su First Things — si avventura in quella che potremmo definire teologia scientifica. Prima di vedere come, giova ricordare che Karp e Thiel sono stati entrambi Stanford boys, e in quella Università hanno subito il fascino di un grande mistico come René Girard.
Thiel, nell’articolo in questione intitolato «Viaggi alla fine del mondo», evoca addirittura la figura dell’Anticristo. L’Anticristo, per Thiel, è già tra noi. E il fatto che non ce ne rendiamo conto è un segno della sua presenza. L’Anticristo è l’equivalente personificato dell’utopia scientifico-tecnologica. Questa prende le mosse dal primo dei viaggi menzionati nell’articolo. Che parte dalla Nuova Atlantide di Bacone, nella città immaginaria di Bensalem. Il suo mentore è il personaggio di Joabin, ebreo e coltissimo, che propone un cammino intellettuale che va dall’empirismo ai prodigi della tecnologia. La modernità, in Nuova Atlantide, si afferma tramite la rivoluzione scientifica, che rappresenta la fine di un mondo. E propone un nuovo Paradiso, questa volta in terra e non in cielo, una terra rivoluzionata da mirabili tecnologie. La seconda terra visitata segue i percorsi di Swift nei «Viaggi di Gulliver». Swift — al contrario di Bacone — ha una visione reazionaria, e non esita a prendere in giro l’utopismo scientista.
È evidente che per Thiel l’Anticristo di Bacone non è un male. Anzi. Incorpora il progresso dell’umanità. Quello che forse è più strano in tutto ciò è proprio questa impersonificazione. Anticristo lo sono stati imperatori romani e papi, Maometto e Napoleone, Hitler e persino Roosevelt. Ma questa volta si tratta di un’idea. In questo modo, un protagonista della rivoluzione tecnologica di Silicon Valley abbandona ogni lascito nerd. E recupera le origini religiose degli albori della rivoluzione digitale. Al tempo stesso, svelando che le ambizioni dei nuovi tecnocrati si estendono. Non si accontentano dei corpi e mirano all’anima. Da un lato sembra inverarsi la visione cyberlibertaria analizzata da David Golumbia, che sostiene il potere aziendale, l’innovazione non regolamentata e l’ideologia neoliberale attraverso una combinazione di dogmi fondamentali, strategie retoriche e l’associazione esplicita con obiettivi politici di destra. Dall’altro si intravedono alcune analogie con le villae agricole del tardo Impero Romano, che si spinsero verso forme autarchiche e autonome di esistenza, anticipando il sistema feudale medievale. Se le grandi aziende del digitale offrono servizi e protezione agli utenti e in alcuni casi con le cripto battono moneta propria, speriamo non siano veicolo di inedite barbarie.
corriere.it/opinioni/25_novembre_02/l-anticristo-nella-tecnologia-82e13e46-ba4a-4b32-a0d9-b31fdd1e7xlk.shtml


