Governare gli spazi online come mezzo anti disuguaglianze, di Daniela Fatarella

Ormai da molti anni la nostra vita è caratterizzata da una sempre più massiccia presenza di un “mondo digitale”, che ci gira intorno e che spesso confonde i confini tra on line e on life. Una condizione che soprattutto i più giovani, bambini e adolescenti, si trovano a vivere. E spesso si parla di loro come dei nativi digitali, ovvero dei “madrelingua” di questo linguaggio.
Ma davvero i bambini e i ragazzi sono in grado di parlare e comprendere questa lingua? I dati che abbiamo a disposizione e che sono raccolti nell’ultima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children dal titolo Tempi digitali, ci dicono che sicuramente i ragazzi sono immersi in questo mare di parole, ma che non sempre ne conoscono il significato.
In Italia, infatti, il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone. Si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che usano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante questo impiego diffuso, nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, l’Italia si posiziona quart’ultima: la quota di giovanissimi con scarse o nessuna competenza è del 42%, contro una media europea del 31%. Il dato medio italiano nasconde ampi divari territoriali, con il Sud che ha oltre la metà dei ragazzi con scarse o nessuna competenza (52%) e il Nord e il Centro più vicini ai valori medi europei (34% e 39%).
Bambini e ragazzi che viaggiano quotidianamente sulle autostrade digitali, ma con passo diverso. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. La pandemia di Covid-19 ha segnato un punto di svolta nella transizione digitale: se da un lato la tecnologia ha acquisito una sempre maggiore importanza in ogni sfera di vita dei bambini con un aumento del tempo passato di fronte agli schermi di pc e tablet, dall’altra molti studenti risultano privi delle necessarie competenze per affrontare il mondo digitale.
Eppure la giornata dei nostri ragazzi ruota, in gran parte, attorno all’universo digitale ed è anche attraverso la vita online che si modella la loro identità, amicizie comprese. Se per molti adolescenti stare in rete, scambiarsi contenuti e messaggi, può essere un elemento di apertura al mondo, di fuoriuscita dall’isolamento con la possibilità di scoprire interessi e condividerli, per altri può rappresentare una sfida che crea ansia: sui social gli adolescenti si rappresentano e la loro identità in formazione è sottoposta, istantaneamente, all’approvazione o al rifiuto di un pubblico potenzialmente smisurato.
La rete non è stata pensata per l’infanzia. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri. Questo richiede senza dubbio un forte investimento in termini di risorse e di tecnologie, ma non possiamo accettare che la sicurezza dei bambini in rete sia considerata meno importante rispetto a quella del commercio o del banking on line. Senza sottovalutare, infine, la necessità di responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori.
È infatti proprio attraverso la formazione, l’alfabetizzazione, dei genitori, dei docenti e di tutta la comunità educante che i ragazzi e le ragazze possono essere aiutati in un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.
Senza poi dimenticare che il digitale rappresenta anche una grande opportunità. Il 28,5% degli 11-17 enni legge le riviste e i giornali online e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news.
E ancora i social media sono utilizzati per diffondere conoscenze ed informazioni e fare attivismo. Cosi come il digitale deve essere visto come un’opportunità per una innovazione didattica e una scuola più inclusiva.
La tecnologia insomma può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va governata e resa universale, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e generare un sempre più folto esercito di esclusi (circa il 30% delle scuole non è raggiunto dalla banda ultra larga con percentuali molto più elevate nelle aree interne) o di ragazzi e ragazze che non riescono a percorrere, sfruttandone il pieno potenziale, queste nuove autostrade digitali.
www.ilsole24ore.com/art/governare-spazi-online-come-mezzo-anti-disuguaglianze-AFJ9fdFC

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