Discernere, cioè distinguere i frutti buoni dai cattivi, di Rocco D’Ambrosio

Il Vangelo odierno: In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
(Lc 14,25-33 XXIII/C)

Dice Gesù: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?”. “Sedersi, calcolare, vedere i mezzi” sono tutti atteggiamenti che rimandano a due importanti aspetti della vita personale, familiare, professionale, sociale e politica: il discernimento e la responsabilità, non solo nell’ambito politico ma in tutti gli ambienti umani organizzati. Mi soffermo sul discernimento.

Facciamo riferimento a un’immagine bella, dal sapore contadino con la leggerezza del vento che ne è protagonista: seme buono se diviso, separato dalla resta e dalle scorie. Nelle aie dei nostri nonni in giorni ventosi di fine estate, i legumi venivano ripuliti dalla resta e dalle incrostazioni aiutati dal vento che portava lontano dai semi buoni le parti più leggere, le scorie non necessarie. Racconta Sandro Russo: “Ventilare le lenticchie richiedeva una bella esperienza; non era affatto semplice far andare il seme da una parte e la pula dall’altra. Ricordo quei pomeriggi di inizio estate – la giornata di lavoro iniziava verso le 5.30, pranzo appena suonato mezzo giorno – dopo un’oretta di riposo iniziava il lavoro del pomeriggio. Era necessario che ci fosse un po’ di venticello, bisognava trovare la giusta angolazione e poi si poteva “lanciare”. Le lenticchie più pesanti cadevano vicino mentre la pula leggera veniva portata più lontano dal venticello. Naturalmente non venivano mai perfettamente pulite, una sgrossata dalle pietruzze e da altri residui si faceva rapidamente a mano, poi toccava a chi comprava, prima di metterle a cuocere, completare la pulizia” (Latina oggi, 11.9.2015).

Questa prassi contadina esprime bene il procedimento del discernimento perché comporta diverse fasi: porre al sole i legumi per farli esiccare, batterli per separare reste da frutti, esporli al vento oppure agitare dei teli perché il movimento d’aria possa allontanare le reste più leggere e far cadere insieme i frutti, raccogliere i legumi e bruciare le reste, conservare e cucinare i legumi. Questa attività agricola può aiutare molto a comprendere il discernimento. Ognuno può dare più senso a questi verbi e imparare o perfezionare il suo personale discernimento. 

Nella vita abbiamo sempre torri da costruire e battaglie da sostenere. Discernere è distinguere le reste dai frutti buoni, seguendo diverse fasi. Si cresce distinguendo i limiti e imparando a superarli, quando si può, per rispondere a Dio in ogni situazione. Per chi non crede, si direbbe, a fare il bene in ogni situazione: un bene possibile, non ideale e astratto. Costruiamo una torre che dobbiamo abitare: qui, ora, con questi mezzi, con questa finalità e con queste persone. Tutti elementi da sottoporre a discernimento, da verificare, scegliere e confermare; tutto con lo stesso fine: fare il bene, per quanto ci è possibile.

In questi giorni affiora spesso, in dialoghi e scritti, la domanda su cosa sta succedendo nel mondo e perché: attacco di Hamas, Israele che sta attuando un genocidio Gaza, guerra di aggressione della Russia in Ucraina, irresponsabilità di diversi leader, affari e finanza in cerca solo e solamente di propri vantaggi e cosi via.

La complessità di ciò che succede nel mondo rende spesso difficilissimo capire ciò che succede, possiamo avanzare solo ipotesi sulle cause. Il Vangelo comunque ci insegna a valutare gli alberi non partendo dai processi che generano i frutti, ma considerando i frutti prima di tutto Così ogni albero buono – dice Gesù – produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni” (Mt 7,17-18).

Se i frutti sono odio, guerre, violenze, distruzioni di case a ambienti, corruzione, abusi, truffe, manipolazione dell’informazione vuol dire che gli alberi non sono buoni. Certo non tutti gli alberi, anche quelli buoni, danno sempre frutti buoni: succede anche che che affianco a frutti buoni ci sia qualcuno cattivo. Qualcuno è diverso dal dire la quasi totalità. Quindi discernere vuol dire anche valutare quantità e qualità nel singolo caso, non dimenticando che frutti cattivi e buoni sono “vicini di casa”, come grano e zizzania (Mt 16, 24-30).

Il discorso potrebbe continuare. Qui ho offerto solo pochi spunti. Solo per dire che se il Signore ci ha donato mente e cuore dobbiamo usarli per discernere e migliorare idee, sentimenti e prassi secondo le indicazioni evangeliche e non rimbambire dietro quei social e media che manipolano informazioni e persone. Un ora in meno di social e in più di preghiera e discernimento farebbe molto bene alla salute del corpo e dello spirito e a rispondere più fedelmente al Signore, che ci chiamerà a rendere conto di come e quante torri abbiamo costruito nella nostra vita. Che Lui ci aiuti!

Rocco D’Ambrosio [presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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