Chi si illudeva che dal vertice di Mosca fra Vladimir Putin e Xi Jinping sarebbero arrivati spiragli di pace per la guerra in Ucraina è rimasto deluso. A Mosca due dittatori hanno soprattutto rinsaldato la loro alleanza. I giudizi degli osservatori internazionali sono unanimi . “L’incontro non ha portato a un cammino di pace per l’Ucraina, ma ha modellato un ordine mondiale per la Cina e per la Russia più adatto alle loro agende autocratiche”, commenta CNN. “Il viaggio a Mosca di Xi era stato presentato come una missine per la pace in Ucraina, invece la priorità è stata il rafforzamento della Russia come un partner per contrastare gli Stati UnitI”, osserva il New York Times. “Xi e Putin siglano un’alleanza ‘senza limiti’”, titola in prima pagina il quotidiano francese Le Monde.
Da Mosca sono arrivate immagini di colloqui cordiali, brindisi e sorrisi. Putin aveva disperatamente bisogno del sostegno cinese per uscire dall’isolamento in cui si è cacciato dopo l’invasione dell’Ucraina, mentre Xi Jinping sembra dire alla comunità internazionale che gli sforzi per isolare la Russia sono falliti.
“Il tema dell’Ucraina”, scrive il New York Times, “è stato oscurato dal voto di ferrea solidarietà di Xi con la Russia come partner politico, diplomatico, economico e militare: due superpotenze allineate per contrastare il dominio americano e un ordine mondiale guidato dall’Occidente. Il vertice ha mostrato l’intenzione di Xi di rafforzare l’inclinazione di Pechino verso Mosca contro quello che ha recentemente definito uno sforzo degli Stati Uniti per il vero e proprio “contenimento” della Cina”.
La Cina, il 24 febbraio scorso, nel primo anniversario dello scoppio della guerra, aveva presentato un piano di pace per l’Ucraina in 12 punti. Il primo punto invitava genericamente al “rispetto della sovranità di tutti i paesi”, poi si chiedeva la cessazione delle ostilità ella ripresa di colloqui di pace in cui il governo cinese era pronto a fare la sua parte. Nel piano però mancavano proposte specifiche. E l’Ucraina insiste nel dire che la condizione per avviare colloqui di pace è il ritorno delle forze armate russe dal suo territorio.
All’inizio del vertice al Cremlino Putin aveva dichiarato che il piano di pace cinese poteva essere una base per arrivare alla fine del conflitto. Putin aveva aggiunto che sono Kyiv e l’Occidente a non volere una risoluzione del conflitto in Ucraina. Poi però il tema della guerra sembra essere passato in secondo piano rispetto agli accordi economici e alle dichiarazioni di amicizia suggellate da una dichiarazione roboante di Xi Jinping: “Ci sono cambiamenti che non sono avvenuti in cent’anni. Quando siamo insieme, guidiamo questi mutamenti”.
Resta da vedere se adesso, come è stato più volte ipotizzato in questi giorni, ci sarà un colloquio (telefonico o in video conferenza) fra Xi Jinping e il presidente ucraino Zelensky. Da Zelensky, intanto, nelle stesse ore in cui Xi era a Mosca, è andato il primo ministro giapponese Fumio Kishida. Era l’unico leader del G7 a non essere ancora stato a Kyiv.
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