La discussione sulla separazione delle carriere, per la difficoltà della materia e la sua intrinseca politicità, rischia di aggrovigliarsi in un viluppo di accuse reciproche che nasconderebbero la sostanza delle cose. Un tentativo di chiarimento è forse necessario.
1. Questa legge non istituisce la separazione delle carriere; infatti tra pm e giudici restano uguali tanto la progressione nella carriera quanto la progressione nella retribuzione. Né introduce la separazione delle funzioni, di pm e di giudice, che sono già state separate dalla legge Cartabia. Oggi, in base alla legge Cartabia, si può passare dalla funzione di pm e quella di giudice una sola volta nella vita e solo nei primi dieci anni, ma a condizione che si vada ad esercitare in un’altra regione. Sino ad oggi, meno dell’1 per cento dei magistrati ha chiesto di cambiare funzioni.
2. Quali sono le novità della riforma? La riforma vieta comunque il passaggio da una funzione all’altra, lascia all’attuale CSM solo la competenza sui giudici, crea un nuovo CSM per i soli pm, sottrae le funzioni disciplinari ai due CSM e li attribuisce, sia per i pm che per i giudici (di nuovo uniti), ad un’Alta Corte costituita da dodici componenti: sei giudici, tre pm, e sei “laici”, professori universitari o avvocati, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica e tre estratti a sorte da un elenco approvato a maggioranza semplice (la maggioranza di governo, per intenderci) dallo stesso Parlamento.
3. Quali sono le principali conseguenze istituzionali? Si costituisce la “casta dei pm”, 1.200 magistrati, che, attraverso il proprio CSM, si autogovernano, che , privi di qualsiasi vincolo gerarchico, sono gli arbitri indiscussi della libertà e della reputazione dei cittadini, che attraverso il principio della obbligatorietà dell’azione penale hanno piena libertà di azione su tutto il territorio nazionale.
4. Quindi i pm sono pericolosi? Certamente no. Ma se la politica regala a una categoria di magistrati una quantità sproporzionata di potere, l’esperienza insegna che quei magistrati prima o dopo quel potere lo usano.
5. La riforma aveva l’obbiettivo di evitare che le ragioni dell’accusa condizionassero eccessivamente il giudice. Ma un eccesso ideologico in gran parte della maggioranza e alcuni eccessi autodifensivi in una parte della magistratura hanno portato ad una sorta di eterogenesi dei fini, al raggiungimento di uno scopo diverso da quello voluto. Volevano indebolire i pm e invece li si è rafforzati, creando un corpo di accusatori che non ha eguali in nessun Paese civile. I danni, se il referendum confermerà la riforma, ricadranno sui cittadini e sulla stessa politica.
6. In quasi tutti i Paesi del mondo i pm sono separati dai giudici. Verissimo. Ma in quei Paesi le regole sono diverse: i pm dipendono dal governo e l’azione penale è discrezionale: non si procede per ogni notizia di reato, ma solo in seguito a quelle che, d’intesa con il governo, sono ritenute più meritevoli di attenzione. Da noi i pm sarebbero indipendenti, autogestiti e con un raggio di azione a 360 gradi. I danni e gli arbìtri per i cittadini e per la stessa politica potrebbero essere insostenibili. A quel punto le vie di uscita sarebbero due: o si introduce il controllo politico, o si fa la riforma della riforma.
7. Il ministro Nordio denuncia il lassismo del CSM in materia di responsabilità disciplinare. I dati lo smentiscono. Comunque, In base alla Costituzione, il ministro della Giustizia è titolare del potere di esercitare l’azione disciplinare. Inoltre, il Ministero dispone di un ufficio ispettivo che può rilevare qualsiasi violazione, informare il ministro e metterlo in condizione di agire. Ma il ministro non lo ha mai, dico mai, fatto. Le sue critiche, detto con rispetto, appaiono o infondate o pretestuose autolesioniste.
8. L’estrazione a sorte rende più deboli le correnti. Certamente sì, perché non potranno né fare le liste né organizzare il voto. Ma circa il 96 per cento dei magistrati è iscritto all’ANM, che è distinta in correnti; quindi i sorteggiati apparterranno quasi sicuramente ad una corrente e si aggregheranno ai colleghi sorteggiati che fanno parte della medesima corrente. Peraltro in questa consigliatura tra l’80 e l’85 per cento delle nomine per incarichi direttivi è stato approvato alla unanimità. Il dato dimostrerebbe che tende a prevalere il merito sull’appartenenza.
9. È comunque inaccettabile che il pm non sia separato dal giudice. Può essere vero. Ma nella Corte dei Conti i procuratori non sono separati dai giudici. Perché la riforma non se ne occupa e si occupa solo della magistratura ordinaria?
10. Quali sono i costi? La legge istituisce due nuovi organismi costituzionali, il CSM per i pm e l’Alta Corte per i procedimenti disciplinari. Oggi il CSM ha un bilancio annuale di circa 50 milioni, dispone di 219 dipendenti amministrativi, 32 assistenti dei consiglieri, 20 magistrati (segreteria, ufficio studi etc.) 15 carabinieri, compreso il colonnello comandante. La riforma, istituendo altri due organi costituzionali, triplica all’incirca gli investimenti, regalando alla magistratura circa 100 milioni l’anno, 438 dipendenti amministrativi, 64 assistenti dei consiglieri, 40 magistrati, 30 carabinieri, compresi due altri colonnelli.
11. Alla fin dei conti non avremo nessun miglioramento del funzionamento della giustizia, ma un formidabile potenziamento dei poteri della magistratura nella società, nell’economia e nella politica.
corriere.it/opinioni/25_novembre_03/cosi-i-pm-avranno-molto-piu-potere-7312b236-e9f5-4417-b70b-68c382c12xlk.shtml


