Trump e gli attacchi all’Europa: quando l’America rinnega il proprio sangue, di Francesco Anfossi

C’è qualcosa di profondamente stonato, quasi osceno, nel vedere Donald Trump sbraitare contro l’Europa, trattarla come un peso morto, una zavorra da cui liberarsi. Sarà anche la solita tattica trumpiana, ma colpisce lo stesso. Non è solo miopia politica: è un suicidio culturale. Perché se c’è una cosa che la storia insegna – quella vera, quella che non si può rottamare con un tweet – è che l’America nasce europea. E rinnegarla significa segare il ramo su cui è seduta.
Gli Stati Uniti hanno padre e madre nel Vecchio Continente: basta tornare a quel vascello che attraversò l’Atlantico nel XVII secolo, ai villaggi dei puritani del Nord-Est, ai cognomi che ancora oggi popolano la politica e la società americana. Gli Stati Uniti sono un mosaico di irlandesi, tedeschi, scozzesi, francesi, italiani, polacchi. E lo stesso Trump, che oggi fa il bullo anti-europeo, ha sangue tedesco. Lo nega? Sarebbe come negare se stesso.
Questo legame non è retorica da manuale scolastico. È storia scritta con il sangue. Nelle due guerre mondiali, la sponda occidentale ha mandato i suoi ragazzi a morire per salvare un continente che non era il loro, ma che sentivano come parte della stessa civiltà. Basta salire sulle falesie della Normandia, camminare in mezzo al prato verde tra le migliaia di croci bianche del cimitero americano: lì capisci quanto costò all’America difendere l’Europa. E quanto profondamente si intrecciarono i due destini.
Per questo fa rabbia, oggi, vedere Washington trattare Bruxelles come un fastidio, un partner da svendere al miglior offerente. È come se l’America si amputasse un braccio, convinta di dimagrire. In realtà perde equilibrio, prospettiva, memoria. Una superpotenza che dimentica le proprie radici finisce sempre per perdere anche le proprie ragioni. Per non parlare del rapporto con l’Inghilterra, quella “special relationship” che dura da secoli, su cui Winston Churchill, di madre americana e di padre inglese, ironizzava: “Due popoli fratelli divisi da un alingua comune.
Europa e Stati Uniti non sono un matrimonio di convenienza. Sono un legame storico, culturale, persino emotivo, difficile da rompere senza fare disastri. Non è possibile guardare solo dalla sponda del Pacifico: i cinesi, i giapponesi e i russi non fanno parte delle radici di un continente scoperto da un italiano. Trump può urlare quanto vuole, ma la verità è semplice e ostinata: l’America che oggi rinnega l’Europa non sarebbe mai esistita senza di essa. E a furia di voltarle le spalle, rischia di non riconoscere più nemmeno sé stessa.

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