SUITE IN RE MINORE, DI DONATELLA A. REGA

Con i pensieri ed il cuore carichi di angoscia a causa delle dichiarazioni di Macron, le smentite di Germania e Nato e le minacce di Putin, per non parlare delle dichiarazioni di Trump, di quelle di Rob Bauer, e degli avvenimenti di Gaza, dove i perdenti non issano bandiera bianca, non si arrendono mentre il proprio popolo viene decimato ed i vincenti non sembrano mai soddisfatti nella loro insaziabile sete di sangue e di terra e di ulivi, o di campi di grano ed affacci sul mare….  Con queste nubi incombenti su tutto ciò che ancora, nonostante tutto, costituisce la società umana, sono andata ad ascoltare un concerto il cui primo pezzo era la Suite in Re minore di Rachmaninov. L’autore la compose a diciotto anni non ancora fatti.

Mentre il pianista virtuoso interpretava il brano musicale, attraverso le note, mi sono giunti alcuni inequivocabili messaggi di pace.  Nell’impeto fragoroso di alcuni tratti, che potevano simulare una guerra, improvvisamente si apprezzavano parentesi nostalgiche che richiamavano nenie e canti popolari. Quando sono carica di nostalgia, non so se capita a voi, a me vengono in mente nenie popolari della terra di Rachmaninov, spiegatemi voi perché, io non lo so.   I canti popolari di quella parte del mondo sono i più adatti ad interpretarla, forse. L’arte è profetica ed il popolo, anche quando vince, perde, e vive di nostalgia, e non solo per la caducità della vita e di tutto ciò che ci circonda, ma anche perché alla fine è sempre qualcun altro che decide al suo posto, persino quando ha scelto i propri rappresentanti o i propri governanti o, apparentemente, il proprio destino.

Mi vengono in mente Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern o La tregua di Primo Levi.

Noi siamo abituati ad etichettare. Ci piace chiudere ogni dialogo (o congelare il nostro pensiero) con le etichette che affibbiamo agli altri.

Ma i contadini dell’Unione Sovietica degli anni ’40 del novecento, in cosa differivano dai nostri contadini? Ed i contadini slavi in cosa differivano dai nostri? E i contadini palestinesi in cosa? Ed i contadini africani in cosa, ed i contadini vietnamiti?

In nulla.

Passare con un pennello pieno di colla ed attaccare ad un intero popolo l’etichetta che semmai dovremmo apporre a chi proditoriamente lo comanda, è una delle operazioni più atroci che possiamo fare.

Lo chiamano razzismo, e lo è. La chiamano visione ideologica e, forse, potrebbe esserlo. Ma soprattutto è idiozia, è sopruso, è ignoranza, è arroganza.

Rachmaninov rimase legato alla sua terra per tutto il tempo del suo esilio, e la sostenne nella lotta contro il nazismo.

Siamo fratelli e non ce ne accorgiamo.

Dividono i fratelli per gli scopi più nefandi. Come avviene nella guerra fratricida fra Ucraina e Russia i cui popoli ancora si chiedono da entrambe le parti perché devono combattere gli uni contro gli altri.

Re minori li dividono, re minori ovunque, minori in capacità di vedere oltre il proprio interesse. Minori in tutto, per questo si fanno grandi.

Minori, e come i minori additano sempre qualcun altro quando hanno una colpa. Dicono sempre non sono stato io. Per carità io vi credo. Non avete negato la salvezza ai migranti che arrivavano a Cutro, non avete ucciso Navalny, non avete ucciso i palestinesi che correvano a prendere la farina (per citare tre esempi recenti). Io vi credo, vi credo sulla parola. Ma perché avete sovvertito le regole del salvataggio in mare, visto che in mare va salvato chiunque? Noi non abbiamo la pena di morte per i ladri e neanche per gli assassini, quindi perché uccidiamo donne e bambini nel mare? Perché chi salva uomini e donne e bambini in mare va fermato, penalizzato, additato? In primis a chi è caduto in mare si salva la vita, poi si sondano le responsabilità degli “scafisti” che invece se ne stanno al sicuro in Libia.

Perché quei palestinesi avevano così tanta fame da correre verso i convogli che portavano farina? Chi li ha affamati così? Ditemelo!

Infine perché un avversario politico, fosse anche razzista, lo si avvelena e poi, sopravvissuto all’avvelenamento, lo si mette in carcere? Noi in Italia i razzisti li abbiamo addirittura mandati al governo ed alcuni di questi razzisti sono putiniani, chissà perché accadono queste cose, io non lo capisco.

Suite in re minore. Accordi in re minore. Accordi che tutto sommato stonano perché suonati male.

Quando tutti questi pensieri hanno finito di affollarsi nella mia mente, il concerto è finito e mi ha lasciato la nostalgia dei contadini russi che accolsero e salvarono i soldati italiani in ritirata, che accolsero e salvarono gli ebrei sbandati dopo l’apertura delle porte dei campi di concentramento.

La gente si aiuta, la gente è uguale in tutto il mondo.  Lasciatela vivere in pace.

 

medico, vicepresidente CuF

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