Seguire Gesù con stupore e timore, di Rocco D’AMBROSIO

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
(Mc 1, 21-28).

Abbiamo tanti testi sulla profezia e i profeti; forse ci manca una storia sull’accoglienza dei profeti, in diversi tempi e luoghi. I cittadini di Cafarnao “erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Gli scribi (forse) non brillavano per contenuti, comunicazione e coerenza. E quando vedono un vero profeta all’opera, cioè la liberazione di un uomo posseduto da spirito immondo, sono presi da timore perché capace di comandare “persino agli spiriti impuri”.  

Approfondiamo un attimo. Le reazioni a Gesù profeta sono: stupore per l’insegnamento e timore per la sua forza soprannaturale. Dovremmo, in maniera semplice, chiederci se c’è qualche persona e/o evento nella vita che ci procura stupore e timore di questo tipo. In un contesto culturale, come il nostro, in cui, molto spesso, persone ed eventi devono essere estremizzati per ricevere attenzione (dalla televisore ai social media, ai grandi eventi religiosi o laici che siano) Gesù sarebbe, forse, passato inosservato. E’ difficile oggi ricevere attenzione e, ancora più, stupore e timore se il tutto non è esagerato, eclatante, appariscente. Non c’è solo chi la spara grossa o la fa grossa per attirare attenzione e ritenersi un profeta, per così dire; c’è anche chi dichiara esaurita qualsiasi spinta profetica, religiosa o laica che sia, perché deve attirare con il suo essere sempre “contro”, “duri e puri” fino alla fine. 

La sinagoga di Cafarnao era un luogo normale, con gente normale, semplice, senza tante pretese e nessuna attenzione mediatica. Gesù “dice bene e fa bene”: potremmo sintetizzarsi cosi la sua profezia. La Arendt scriverebbe che realizza un potere “dove parole e azioni si sostengono a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali”. Allora la profezia autentica è dire bene parole non vuote: dire ciò che è bello, buono, vero, lasciandosi docilmente ispirare e guidare dal buon Dio. Ma è anche fare bene, compiere gesti non brutali: fare il bene di chi incontriamo partendo, sempre e comunque, dalle loro esigenze e aiutandoli a fare un passo in avanti, nel corpo e nello spirito. Non abbiamo bisogno di eventi e persone straordinarie; apparizione religiose ad orario; profeti di sventura; accademici che parlano in pubblico solo solo se ci sono migliaia di euro per compenso; leader che coltivano solo il proprio ego, ossessionati dal consenso e dall’ultimo sondaggio, mentre se infischiano di quelli che hanno intorno; leader che comandano di uccidere in maniera spietata, sia da una parte del conflitto che dall’altra (come succede oggi tra Israele e Palestina) e via discorrendo.  

I giorni di guerra, che stiamo vivendo, aumentano, nelle persone di buona volontà, il desiderio di profezie autentiche, di ascoltare chi dice bene e di ammirare chi fa bene. Ma, allo stesso tempo, aumentato il rischio (e la realtà) di falsi profeti, come si diceva prima. Per identificarli? Basterebbe ricordare quanto scrive Georges Bernanos: «Quando incontri una verità di passaggio, guardala bene, in modo da poterla riconoscere, ma non aspettare che ti faccia l’occhiolino. Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino…».

Rocco D’Ambrosio

[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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