Quando la politica nomina il nome di Dio invano, di Rocco D’Ambrosio

C’è aria di campagna elettorale. Almeno questa è la mia impressione ascoltando alcuni politici. In primis la presidente Meloni, che dichiara: “Con la destra al governo non ci sarà nessuna patrimoniale”. Giorgia Meloni lo scrive nero su bianco in un post su X. Poche righe con cui la premier manda un messaggio chiaro ad una parte dell’opposizione (Ansadel 9.11.25). La patrimoniale è un vecchio cavallo di battaglia elettorale. È un argomento serio, molto serio, ma come tutto ciò che spesso entra nel dibattito elettorale diventa squalificato e fuorviante. Per un approfondimento rimando a quanto scrive Maurizio Logozzo

(https://www.innovazionediritto.it/media/old/pdf/2014_02_02.pdf). L’autore conclude citando Luigi Einaudi: “Giustizia in materia di imposta vuol dire uguaglianza di trattamento per le persone che si trovino in condizioni uguali. Ma giustizia non si fa ricorrendo soltanto all’imposta sul patrimonio ovvero a quella sul reddito, ma si fa in ambo le ipotesi guardando all’insieme delle situazioni complessive dei contribuenti».

Se quello della patrimoniale è un discorso complesso, l’altro campanellino elettorale è molto più esplicito e diretto (e volgare). E non poteva non essere ripetuto che dal ministro Salvini: “L’Europa sta permettendo a troppi immigrati, soprattutto islamici, di entrare nel nostro Paese e di distruggere il nostro tessuto sociale, valoriale, economico. Il problema non è il dio, è pretendere che chi arriva nelle nostre città rispetti la nostra cultura, i nostri simboli, la nostra religione e costituzione. Quelli che non sono disposti a farlo, cristianamente e genuinamente fuori dalle palle, tornino da dove sono arrivati”.

Eccoci nuovamente con: poche parole, moltissima confusione, principi costituzionali saltati in aria, rispetto e solidarietà fatti a pezzi, laicità dello Stato vilipesa, religioni offese, blasfemia latente, volgarità ostentata. Tipico approccio per le campagne elettorali di Salvini, Vannacci e colleghi.

Per molti aspetti non si dovrebbero nemmeno citare e commentare dichiarazioni di tal tipo. Vero se tutto rimanesse in ambiti circoscritti. Il problema, prima di tutto, è che a dire queste cose pubblicamente è un ministro della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione e sta rappresentando il Paese  in modi inaccettabili. Inoltre: aggrava la situazione il fatto che diversi italiani – molti o pochi? la maggioranza relativa o meno? Lascio a voi le risposte – approvano questo modo di pensare e operare. E sono questi i motivi maggiori per cui non possiamo non parlarne. Inoltre, non è solo un problema italiano, visto che si presenta anche altrove: Trump è uno dei maggiori esempi. Dove le democrazie sono in crisi e i controlli etici e giuridici molto deboli, conquistare il potere vuol dire conquistare una sorta di dominio sui mezzi di comunicazioni e presumere di avere la libertà di dire quello che si pensa senza rispetto degli altri, della Costituzione, delle leggi e di Dio, per chi ci crede. (A proposito: ma Salvini è un cristiano?).

Così non sono solo i droni e le bombe – a Gaza, in Ucraina e in una cinquantina di Paesi nel mondo – ad uccidere, ma anche la lingua, i mezzi di comunicazione, i social diremmo oggi. Lo ricorda la Scrittura: “Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua” (Sir 28, 18).

Un’ultima nota. Mi è sembrato – ma posso sbagliarmi – che negli ultimi tempi uno dei settori più attraversati da spade e lingue malevoli sia stato quello religioso, con tante strumentalizzazioni. Non sono pochi, nel mondo, quelli che si industriano nell’usare in mala fede la religione, sfiorando la blasfemia. In questo clima è duro ricordare che il buon Dio non è il maggiordomo di nessuno: siamo noi che dobbiamo servire Lui e non Lui che deve servire noi o, peggio, servirci di Lui per interessi spesso loschi e meschini. Chi usa la religione per giustificare guerre e violenze, rafforzare il consenso politico, dimostra di non credere in Dio e ciò vale per tutte le religioni, specie monoteiste.

Sono quelle situazioni che, come scriveva John Henry Newman (1801-1890), portano “ogni spirito prudente e veramente ispirato dalla fede a non essere già tranquillo, come sovente siamo stati, ma inquieto, temendo che sia qualche specie d’idolo che si adora al posto del vero Dio, e che sia qualche deformazione della religione ad avere un tale successo”.

Rocco D’Ambrosio [presbitero, docente PUG Roma, pres. Cercasi un fine, Cassano, Bari]

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