Perché il Terzo Settore ha bisogno di leadership sostenibili, di Anthony Silard

Più volte in queste pagine è stata affrontata la questione della leadership e del ruolo fondamentale di coloro che ricoprono posizioni di vertice in un contesto mutevole come quello attuale. È importante, in questo scenario, focalizzare l’attenzione sul significato sempre più centrale di leadership sostenibile per le organizzazioni del Terzo settore e per la stessa società civile.
La leadership sostenibile è un processo di mobilitazione di un gruppo di persone verso obiettivi collettivi. Non si tratta, dunque, di una persona o di una posizione, ma di un processo, un percorso che i leader delle organizzazioni possono praticare. Chiunque, in un’organizzazione, costruisca relazioni verso obiettivi comuni sta esercitando la leadership.
Praticare una leadership sostenibile significa promuovere un approccio olistico che si concentra su quattro dimensioni relazionali: con sé stessi, con i membri del team, con l’organizzazione e, infine, con il Pianeta. I leader sono, dunque, “sostenibili” quando mantengono alti i livelli di passione e motivazione personali attraverso un approccio equilibrato alla loro carriera; quando creano quelle che chiamo “relazioni compassionevoli”, ovvero significative e, quindi, durevoli e possibili nel lungo periodo, con i membri del loro team; quando rafforzano questi rapporti attraverso l’integrazione di un nucleo di valori nel quotidiano della stessa organizzazione; quando perseguono gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dettati dalle Nazioni Unite: adottando sia pratiche ambientali per combattere il cambiamento climatico, sia comportamenti individuali e collettivi per ridurre la povertà, favorire la Diversity&Inclusion o integrare immigrati e rifugiati promuovendo, ad esempio, un’istruzione più equa per tutti.
Una leadership sostenibile è fondamentale, in particolare, per le organizzazioni del Terzo settore nel mondo e, soprattutto, in Italia.
Le ragioni sono numerose: la leadership è, in primis, un meccanismo molto potente che può essere utilizzato per promuovere cambiamenti sociali positivi e sviluppare il tessuto economico e sociale delle nostre comunità locali in maniera coerente, coordinata e allineata coi bisogni della collettività.
In secondo luogo, perché aiuta i direttori esecutivi e in generale chi è in posizioni di responsabilità a gestire le fortissime pressioni e ad affrontare le sfide cui sono sottoposti quotidianamente. Ogni giorno, infatti, chi è a capo di un’organizzazione non profit è chiamato creare e sostenere un ambiente lavorativo che consenta al personale e ai volontari di rinnovare il proprio impegno, affinare le proprie capacità e imprimere il cambiamento necessario.
In terzo luogo, le esigenze dei leader delle organizzazioni del Terzo settore legate alla gestione delle emozioni sono diverse da quelle dei leader delle aziende profit e meritano quindi un’attenzione particolare.
I leader delle organizzazioni non profit, infatti, devono mostrare continuamente emozioni positive e fornire uno spazio sicuro o un contenitore per le emozioni negative che i loro dipendenti sperimentano ogni giorno in prima linea, senza lasciar fluire le proprie.
Eppure, ci sono diverse opzioni a disposizione dei leader per esprimere i loro turbamenti in modi che permettano all’organizzazione di funzionare efficacemente senza allontanarli dai membri del loro team, come ho ricordato in un recente articolo pubblicato insieme a Marie Dasborough dell’Università di Miami sul Journal of Organizational Behavior. Ma come fanno, a chi si rivolgono questi professionisti per rinnovare il loro impegno e affinare le proprie competenze? Come possono imparare a gestire lo stress, a creare relazioni durature con i donatori e i beneficiari, a concepire una visione per il futuro che faccia da guida e da ispirazione alle loro azioni?
Se vogliamo che le organizzazioni della società civile diventino sostenibili a tutti i livelli e siano realmente efficaci nel tempo, dobbiamo avere una visione più ampia dei bisogni dei loro leader. Dobbiamo formarli perché siano loro stessi i primi a riconoscerli, perché sappiano impegnarsi per lo sviluppo delle risorse interne, che significa lavorare per il rafforzamento del Terzo settore, un comparto che genera valore condiviso e contribuisce alla sostenibilità del Pianeta.

www.ilsole24ore.com/art/perche-terzo-settore-ha-bisogno-leadership-sostenibili-AFbFAODC

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