Perché è dovere della democrazia impedire l’instaurazione della dittatura, di Gianni Cipriani

La domanda è: può la democrazia spalancare le porte alla dittatura nel nome della democrazia? Per me no e provo a spiegare perché.
Quando un partito come Alternative für Deutschland (AfD), che promuove ideologie fondate sulla discriminazione dei cittadini tedeschi in base alla religione, all’origine etnica o culturale, che propone politiche razziste e xenofobe, che attacca sistematicamente lo stato di diritto e che riecheggia pericolosamente elementi del passato nazista, viene messo sotto osservazione dai servizi di sicurezza o persino dichiarato incostituzionale, non significa affatto, come ha affermato il senatore statunitense Marco Rubio, che si sta negando la libertà al popolo. Al contrario: si sta tutelando la libertà di tutti.
Tra l’altro il fatto che Rubio si erga a paladino della libertà fa sorridere, visto che è l’esponente di una amministrazione che sta negando le stesse libertà che invoca (a sproposito) per gli altri al suo popolo. Basti pensare alle deportazioni di coloro che hanno protestato per la strage di Gaza, all’attacco frontale alla libertà di informazione e alla stessa libertà di pensiero con l’epurazione di tutti coloro che non siano di stretta osservanza trumpiana.
La democrazia ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di difendersi e di non spalancare le porte alla dittatura o all’autocrazia. L’articolo 21 della Legge Fondamentale tedesca, ossia la Costituzione, non a caso, prevede esplicitamente che i partiti che mirano a sovvertire l’ordine democratico possano essere messi al bando. Non è una misura arbitraria: è una garanzia storica.
Chi, infatti, afferma che proibire un partito antidemocratico significhi togliere libertà, dimentica – o finge di dimenticare – che nella storia europea i regimi totalitari non si sono sempre imposti con i carri armati. In Italia, il Partito Nazionale Fascista arrivò al governo con l’appoggio delle élite e del Re, in un contesto parlamentare. Poi in breve si è trasformato in un regime totalitario.
 In Germania, il Partito Nazionalsocialista vinse le elezioni del 1932 e Hitler fu nominato cancelliere nel gennaio 1933 da Hindenburg. Da quel momento, attraverso strumenti formalmente legali, come il decreto dell’incendio del Reichstag e la legge dei pieni poteri, il nazismo abolì ogni libertà, sciolse i partiti, eliminò le opposizioni e instaurò una dittatura. Una dittatura criminale e assassina come del resto il fascismo.
Chi oggi si scandalizza per un eventuale scioglimento di partiti come l’AfD finge di non sapere che la libertà può essere distrutta proprio da chi ne approfitta per ottenere il potere, salvo poi eliminarla. Non esiste libertà che consenta a qualcuno di abolire la libertà. La democrazia non è suicida: non è tenuta a offrire gli strumenti del potere a chi li vuole usare per soffocarla.
Il costituzionalista tedesco Karl Loewenstein, uno dei ‘padri della Costituzione tedesca, parlava della necessità di una “democrazia militante” (streitbare Demokratie), cioè capace di riconoscere i nemici interni e respingerli prima che fosse troppo tardi.
Mi piace anche ricordare (con immutato affetto) Sandro Pertini, presidente amatissimo e antifascista integerrimo, che disse con parole limpide e nette: “Non consentiremo mai alla libertà di uccidere la libertà”. 
Ed è proprio questo il principio che deve guidarci oggi. Screditare chi difende la democrazia non è un atto di libertà, ma un passo verso l’oscurità. Non va consentito.

globalist.it/world/2025/05/04/perche-e-dovere-della-democrazia-impedire-linstaurazione-della-dittatura/

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