Papa Leone XIV ha deciso di rivedere la gestione delle finanze del Vaticano introducendo varie novità, a partire dal ruolo dello Ior. E, soprattutto, facendo aperture importanti che alcuni leggono come una svolta storica.
La “responsabilità condivisa” nella gestione delle finanze vaticane
Il 6 ottobre Prevost ha pubblicato in forma di motu proprio la lettera apostolica “Coniuncta cura” sulle attività d’investimento finanziario della Santa Sede. La lettera richiama il principio della responsabilità condivisa stabilito da Papa Francesco nella Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” del marzo 2022. Si tratta di uno dei principi che regolano il servizio della Curia romana e che riguardano, dunque, anche le istituzioni vaticane impegnate nelle attività d’investimento finanziario.
Bergoglio aveva stabilito che Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) fosse l’organismo titolare dell’amministrazione e gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Santa Sede, da cui derivano le risorse per la Curia. E che l’esecuzione delle operazioni finanziarie avvenisse attraverso l’Istituto per le opere di religione (Ior). Nel Rescritto dell’agosto 2022, Bergoglio aveva esplicitato che tale attività fosse di competenza esclusiva dello Ior. Ma ora si cambia.
Papa Leone XIV ha infatti deciso di abrogare il Rescritto. Nelle attività di investimento finanziario del Vaticano, quindi, l’Apsa “generalmente” continuerà ad avvalersi dello Ior. Ma potrà anche ricorrere, e qui sta l’apertura considerata storica, ad altri intermediari finanziari. A stabilire se e quando sarà più conveniente o efficiente non avvalersi dello Ior sarà il Comitato per gli investimenti, composto da membri di alto profilo nominati per cinque anni dal pontefice e dotato di presidente e segretario.
Papa Leone XIV sancisce la fine del “monopolio” dello Ior
Fondato nel 1942 da Papa Pio XII, lo Ior ha avuto un ruolo dominante nella gestione delle finanze della Santa Sede. Com’è noto, la storia della cosiddetta “banca vaticana” è stata contraddistinta anche da non poche ombre e da veri e propri scandali.
Quello più tragicamente famoso è legato al crac del Banco Ambrosiano a inizio anni Ottanta, dove finirono nell’occhio del ciclone lo Ior e il suo presidente di allora, monsignor Marcinkus. Uno dei più recenti, invece, è quello del caso Sloane Avenue, legato alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra.
La fine di questa sorta di “monopolio” dello Ior è senza dubbio una svolta. È plausibile che ciò sia indice dell’intenzione di Papa Leone XIV di rinnovare la governance della gestione finanziaria, rendendola più moderna e in linea con gli standard internazionali. Oltre che di proseguire il percorso, già avviato dai suoi predecessori, di ricerca di una trasparenza finanziaria sempre maggiore.
Più peso alla dimensione etica negli investimenti della Santa Sede
La Costituzione apostolica del 2022 affida al Comitato per gli investimenti il compito di «garantire la natura etica degli investimenti mobiliari della Santa Sede secondo la dottrina sociale della Chiesa». Oltre naturalmente alla loro «redditività, adeguatezza e rischiosità». Con il nuovo ruolo del Comitato, la dimensione etica degli investimenti è destinata a occupare un posto ancora più centrale nelle scelte di finanza vaticana.
Sull’etica in finanza e sugli investimenti etici vengono allora in mente le tante prese di posizione di Papa Francesco. Viene in mente l’attività del Movimento Laudato Si’, nato ispirandosi all’omonima enciclica di Bergoglio del 2015, che in una decina d’anni ha guidato centinaia di istituzioni cattoliche nel mondo a disinvestire della fonti fossili. Viene in mente, soprattutto, “Mensuram Bonam”. Si tratta delle prime linee guida che il Vaticano ha pubblicato nel 2022 sugli investimenti etici – anzi, per essere precisi, «coerenti con la fede».
Ora che Leone XIV ha ridimensionato lo Ior, ci sarà spazio per la “finanza di pace”?
Potendo ricorrere anche ad altri intermediari finanziari (e non più solo allo Ior), il Comitato per gli investimenti dovrà tenere conto anche di tutto questo. Sempre nel rispetto degli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. È quindi plausibile che, in futuro, possano aprirsi degli spazi per gli intermediari finanziari che hanno pratiche più allineate agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Ad esempio le banche etiche del network Gabv (Global Alliance for Banking on Values) che si sono distinte per alcune prese di posizione forti.
In questi ultimi anni, infatti, spinte fortissime hanno quasi imposto di includere nella finanza sostenibile anche settori economici da sempre esclusi dalla finanza etica, come gli armamenti. Ma le banche etiche nel 2024 hanno ribadito il loro secco “no” con la Dichiarazione di Milano per una finanza di pace. È evidente la distanza con chi, pur dichiarando di integrare fattori ambientali, sociali e di governance (Esg), non si fa problemi a investire addirittura in produttori di armi nucleari. È altrettanto evidente, invece, l’assonanza con le primissime parole pronunciate da Papa Leone XIV appena eletto al soglio pontificio. Quando, affacciandosi dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, disse: «La pace sia con tutti voi». Sottolineando poi: «Una pace disarmata e una pace disarmante».
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