Quando Papa Francesco ha preso il nome di san Francesco d’Assisi, ci si aspettava che il suo pontificato sarebbe stato un punto di svolta nel campo della cura del creato. Papa Bergoglio non ha deluso. Come il suo santo omonimo, la cui conversione iniziò quando udì la voce del Signore crocifisso nella fatiscente cappella di San Damiano che gli diceva: «Francesco, va’ a riparare la mia casa che, come vedi, sta andando in rovina —, Papa Francesco, nella Laudato si’, si è proposto di riparare la nostra casa planetaria che si sta sgretolando.
Appena due settimane dopo la pubblicazione della Laudato si’, avvenuta il 18 giugno 2015, Dale Jamieson, professore di studi ambientali e filosofia alla New York State University la definì «il testo ambientale più importante del XXI secolo». Guardando all’impatto della storica lettera enciclica di Papa Francesco sulla cura della nostra casa comune a dieci anni dalla sua pubblicazione, l’affermazione profetica di Jamieson sembra essersi avverata. Laudato si’ ha avuto un impatto notevole sul modo in cui le persone guardano e si prendono cura della nostra casa planetaria.
Un contributo notevole dell’enciclica in ambito internazionale è stato il suo ruolo nel facilitare la firma dell’Accordo sul clima di Parigi del 2015 (Cop21). Lo stesso Papa Francesco ha ammesso di aver programmato la pubblicazione dell’enciclica per influenzare l’esito della cruciale conferenza della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Parigi nel dicembre 2015, dopo il disastroso fallimento del vertice di Copenaghen del 2009 (Cop15).
Come ha detto Papa Francesco ai giornalisti che lo accompagnavano sul volo dallo Sri Lanka alle Filippine il 16 gennaio 2015, voleva che l’enciclica uscisse abbastanza presto in modo che «ci fosse un po’ di tempo tra la pubblicazione dell’enciclica e l’incontro di Parigi» per aiutare i delegati a «essere più coraggiosi». La Cop15 ha portato all’Accordo di Parigi, che è stato ampiamente riconosciuto come dovuto in parte alla pubblicazione tempestiva della Laudato si’, a partire dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
La Laudato si’ ha avuto un effetto a catena anche all’interno della comunità interreligiosa. Ha ispirato la Rabbinic Letter on the Climate Crisis, la Islamic Declaration on Global Climate Change, la Buddhist Climate Change Statement to World Leaders e Bhumi Devi Ki Jai! A Hindu Declaration on Climate Change, tutte pubblicate nel 2015.
La Laudato si’ ha determinato un enorme cambiamento di paradigma almeno su due fronti. In primo luogo, ha ampliato la portata delle nostre discussioni sulla crisi ecologica. Laudato si’ non è un documento “ambientale” qualsiasi. È significativo che l’enciclica porti il sottotitolo Sulla cura della nostra casa comune. Papa Francesco ha ricordato al mondo che non abbiamo a che fare solo con problemi ambientali, ma con una crisi che riguarda la nostra casa comune. L’enciclica ha avuto un impatto significativo sull’immaginario collettivo mondiale proprio perché coglie la drammatica urgenza del nostro attuale momento storico, ossia la minaccia alla nostra casa comune.
Un secondo cambiamento di paradigma determinato dalla Laudato si’ è evidente nel nuovo linguaggio di Papa Francesco dell’ecologia integrale. Egli ci ricorda che «che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra» (Laudato si’, 66).
Nello spirito dell’ecologia integrale, Papa Francesco ci invita ad «ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (Laudato si’, 49). La lente ecologica integrale aiuta Papa Francesco a diagnosticare e identificare le molteplici radici dello stato precario della nostra casa comune, che egli raggruppa sotto l’ombrello del paradigma economico-tecnocratico dominante. Nello spirito dell’ecologia integrale, Francesco chiede una risposta unitaria che coinvolga tutti e che metta insieme politica ed economia, collaborazione regionale e internazionale, educazione e religione, nonché conversione ecologica e spiritualità.
La missione di prendersi cura della nostra casa comune è oggi più importante che mai, poiché le grida della terra, dei poveri e dei bambini sono diventate sempre più forti. Come ha riconosciuto lo stesso Papa Francesco nell’esortazione apostolica Laudate Deum del 2023, «la situazione sta diventando ancora più urgente» (Laudate Deum, 4). Ha scritto: «Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. (Laudate Deum, 2).
La sfida è enorme. Come ha detto spesso Papa Francesco, «abbiamo ereditato un giardino dal Creatore, non possiamo lasciare un deserto ai nostri figli». La Provvidenza ci ha benedetto con Papa Leone XIV, un pastore che ha vissuto in prima persona le sfide ecologiche e le crisi socio-economiche del nostro tempo in Perú e intorno al mondo. In occasione di una conferenza tenuta in Vaticano nel del 2024 sulle sfide ecologiche, l’allora cardinale Robert Francis Prevost affermò che era giunto il momento di passare «dalle parole ai fatti». Frate Leone era molto vicino a san Francesco d’Assisi e condivideva profondamente l’amore del santo per i poveri e per tutte le creature. Come amico intimo e scriba di san Francesco, frate Leone ha svolto un ruolo importante nel preservare gli insegnamenti e gli scritti del santo, compreso il Cantico delle creature, che celebra la bellezza e l’interconnessione di tutto il creato.
Proprio come frate Leone ha ricevuto e lasciato in eredità a noi il patrimonio spirituale di frate Francesco, preghiamo che Papa Leone XIV possa ereditare e trasmettere alla Chiesa e al mondo la preoccupazione e la leadership di Papa Francesco nella cura del creato. La posta in gioco non potrebbe essere più alta, poiché viviamo in un’epoca di emergenza planetaria senza precedenti.
*Direttore dell’Istituto di Scienze Sociali e Politiche all’Università Pontificia Salesiana
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