“Oggi la violenza bellica sembra abbattersi sui territori dell’Oriente cristiano con una veemenza diabolica mai vista prima”. È una delle frasi iniziali del discorso pronunciato da papa Leone XIV davanti all’assemblea plenaria della “Riunione delle opere per l’aiuto alle chiese orientali” (ROACO).
Poco dopo ha proseguito così: “Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news”.
È un’immagine potente, subito ripresa da molti, seguita di lì a breve da questo passaggio: “È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni.
Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?
La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti!”.
Per Leone XIV c’è anche un discorso ecclesiale urgente: “Vorrei che questa luce di sapienza e di salvezza sia più conosciuta nella Chiesa cattolica, nella quale sussiste ancora molta ignoranza al riguardo e dove, in alcuni luoghi, la fede rischia di diventare asfittica anche perché non si è realizzato il felice auspicio espresso più volte da san Giovanni Paolo II, che 40 anni fa disse: La Chiesa deve imparare di nuovo a respirare con i suoi due polmoni, quello orientale e quello occidentale.
Tuttavia, l’Oriente cristiano si può custodire solo se si ama; e si ama solo se si conosce. Occorre, in questo senso, attuare i chiari inviti del Magistero a conoscerne i tesori, ad esempio cominciando a organizzare corsi di base sulle Chiese Orientali nei Seminari, nelle Facoltà teologiche e nei centri universitari cattolici.
E c’è bisogno pure di incontro e di condivisione dell’azione pastorale, perché i cattolici orientali oggi non sono più cugini lontani che celebrano riti ignoti, ma fratelli e sorelle che, a motivo delle migrazioni forzate, ci vivono accanto”. Il papa non poteva certamente trascurare l’attentato di Damasco, la strage nella chiesa di Sant’Elia, dopo il quale aveva inviato un telegramma esprimendo il suo profondo dolore e si era pronunciato durante la recente udienza generale.
Per la terza volta è tornato sulla strage nell’incontro, e al cui riguardo ha detto: “Nel vostro lavoro voi vedete, oltre a molte miserie causate dalla guerra e dal terrorismo – penso al recente terribile attentato nella chiesa di sant’Elia a Damasco – anche fiorire germogli di Vangelo nel deserto”.
L’incontro di Leone XIV con la ROACO si è verificato in ore delicatissime per tutti e di nuove preoccupazioni per la Siria e la sua comunità cristiana colpita dalla strage.
Così nelle stesse ore si sono registrate prese di posizione importanti, voci di cristiani siriani che vivono in patria o all’estero. In un testo diffuso dagli Stati Uniti da syrianchristians.org, organizzazione che intende promuovere relazioni amicali tra i due popoli, siriano e statunitense, si ricorda l’enormità della violenza del passato per condannare con assoluta fermezza quella orribile odierna, soffermandosi sulle finalità: questi atti di violenza, si osserva, intendono creare divisioni settarie, non devono essere consentiti e quindi oggi si impongono investigazioni governative.
Dopo troppo anni di guerra condotta da una varietà di gruppi che hanno comunque tentato di controllare il governo sulla base delle loro ideologie, è l’altra osservazione importante, queste azioni non possono più essere tollerate.
In un altro documento ripreso da alsharqnews.net, firmato da molti nomi noti nella comunità cristiana siriana, come Mirna Barq, George Sabra, George Staifo, Marouan Khoury ed altri, ci si sofferma sull’urgenza di un messaggio che unisca, che versi balsamo e non sale sulle ferite.
Il sangue innocente versato di recente, proseguono, è la continuazione del cammino di liberazione e ricostruzione. L’auspicio è dunque che questo sangue prezioso, questi sacrifici, costituiscano un legame sacro che unisca un unico popolo unico, desideroso di costruire il suo nuovo Stato.
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