Da ogni parte sento voci che criticano, denigrano, screditano, l’Europa. Perfino alcuni nostri raffinati intellettuali parlano dell’Europa come se fosse ormai morta, pronta per essere seppellita. Alla radio ieri mattina ho sentito un uomo usare addirittura la parola «marcia». Ha detto proprio così, L’Europa è marcia, che ci sta a fare? Per prima cosa io chiederei a chi critica e inveisce, di proporre una alternativa. È troppo facile criticare, disprezzare una realtà senza suggerire una possibile alternativa. Altrimenti sono parole al vento. Parole che suonano suicide oltre tutto perché noi siamo l’Europa. Ci abbiamo messo secoli per capire che non dobbiamo scannarci perché abbiamo interessi comuni e radici che si intrecciano nel sottosuolo etico e culturale.
Sembra che abbiamo dimenticato che da quando c’è l’Europa non abbiamo più avuto guerre. Fino alla fondazione dell’Unione europea i paesi come la Francia, la Spagna, l’Italia, l’Inghilterra si sono affrontati in guerre feroci che hanno portato rovina, povertà e odio. L’Unione ci ha permesso una pace che è durata 80 anni e dura ancora. E come trascurare la bella istituzione che è l’Erasmus’? Tantissimi giovani dei paesi europei hanno avuto la possibilità di viaggiare a prezzi modici, entrare nelle università di altri paesi, imparare le lingue, conoscersi e scambiarsi pareri, interessi e fare progetti comuni.
Da ricordare inoltre lo Schengen, che ha favorito la circolazione delle persone, delle merci, delle idee, dei progetti. 450 milioni di persone hanno potuto circolare liberamente lì dove prima erano necessari permessi, passaporti, cambi di denaro e controlli di frontiera. Per ultimo vorrei citare la moneta unica che ha permesso una stabilità economica e la possibilità di ricevere enormi prestiti per lo sviluppo delle zone depresse e tanti altri progetti. Ma, come dice un ingegnoso personaggio di Rossini, nell’aria circola un venticello calunnioso dalla voce suadente, «un venticello impercettibile/ un’auretta gentile/ che insensibile, sottile/ leggermente, dolcemente, / incomincia a sussurrar. …»
È la voce insinuante e avvincente dei Social che suggerisce con parole apparentemente veritiere che la democrazia è ormai un attrezzo inutile, che i valori europei sono falliti, che i nostri valori, le nostre idee, le nostre conquiste valgono meno di una cicca.
A questo punto la mia ingenua ma opportuna domanda è: ammettiamo che l’Europa e la democrazia siano in crisi: cosa vorreste mettere al suo posto? Quale sarebbero i nuovi modi di governare che comportino benessere e pace? A me pare che, con tutte le sue spinose difficoltà, i suoi ritardi, i suoi conflitti, la libertà di pensiero, di parole e di movimento, ovvero l’essenza del cittadino responsabile e libero, siano per il momento garantite solo dalla democrazia.
L’Europa non è solo burocrazia, lentezza, inefficienza e corruzione, che pure ci sono. Ma quello che dovrebbe farci inorgoglire sono i nostri grandi inventori, i nostri scienziati, i nostri pensatori, i nostri artisti. Noi siamo europei perché siamo cresciuti leggendo Platone e Tolstoj, Dante e le sorelle Brontë, ascoltando Mozart e Verdi. Noi siamo europei perché, dopo tanti disastri e tante false promesse, abbiamo scoperto alcuni valori che condividiamo e di cui dovremmo essere orgogliosi.
I difetti ci sono e soprattutto ci sono stati quando l’Europa era divisa, non aveva consapevolezza di sé e ci sono stati paesi che si sono creduti più forti, più bravi, più puri degli altri. Da tali pretese sono nati gli orrori del nazismo, del fascismo e delle guerre fratricide. Ma proprio la vittoria sui razzismi e i nazionalismi che hanno portato tanto strazio e dolore, ci ha fatto scoprire i valori che sono stati registrati nella nostra bella Costituzione.
Eppure, il venticello oggi sta diventando più persuasivo e sussurra nell’orecchio soprattutto dei giovani e sostiene con voce seducente che ormai in epoca di tecnologia, ci vuole un governo di esperti tecnocrati, e la massa deve stare al gioco e ubbidire. I soldi e il potere sono la sola misura di progresso e civiltà. Il venticello intanto «piano piano, terra terra/ va scorrendo, va scorrendo/va ronzando, va ronzando/nell’orecchie della gente / s’introduce destramente/ e le teste e i cervelli/ fa stordire, e fa gonfiar».
Un bel vento di cambiamento ci vuole, dicono molti. Senza rendersi conto che il venticello seducente che va crescendo, «prende forza a poco a poco/ diventa il tuono, la tempesta/ che nel sen della foresta/ va fischiando…». Giù il cappello di fronte alla capacità del grande Rossini di capire la forza dei venticelli messi in moto da bocche interessate…
Ma è questo che vogliamo? Al posto di una democrazia faticosamente conquistata vogliamo dare tutto il potere a dei ricchissimi tecnocrati perché la sanno più lunga e hanno le armi in mano? Almeno ditelo chiaro, amici che disprezzate la grandissima conquista che è la democrazia nata da secoli di errori e fallimenti. Ditelo sinceramente che volete buttare a mare la libertà del cittadino per amore della sicurezza e del guadagno.
Un ringraziamento va a Mattarella che ha parlato chiaro, esortando gli europei, ma soprattutto gli italiani, a riflettere sull’importanza di un risultato politico ed etico che tanto ci è costato e vale la pena di difendere.
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