C’è un tempo che scorre sotto la pelle e uno che ci rincorre. Il primo è quello dell’esistenza – fatto di stagioni, silenzi e respiri –, l’altro è quello dell’efficienza, della performance, del “fare presto”. Nella nostra quotidianità, spesso questi due tempi entrano in conflitto, generando una frattura profonda tra ciò che viviamo e ciò che sentiamo.
Il sociologo tedesco Hartmut Rosa mette a fuoco questa frizione con lucidità, mostrando come la società contemporanea sia dominata da un imperativo di accelerazione tecnologica, sociale e personale. Ma a che prezzo?
Il paradosso del tempo
Il progresso tecnologico promette da sempre maggiore velocità. Possiamo comunicare ovunque, fare più cose in meno tempo, accedere a un’infinità di esperienze. Insomma, possiamo guadagnare minuti e ore. Paradossalmente, però, più cerchiamo di farlo, meno viviamo il tempo come nostro. La sensazione, è che sfugga costantemente, come se fosse sempre meno. Con il risultato di non sentirsi sintonizzati e sincronizzati con ciò che succede intorno a sé.
Eppure, ciò non impedisce alle persone di vivere in accelerazione continua, nel tentativo di arrivare a una meta. Ma quale?
Ieri il futuro era una promessa: la corsa era funzionale al raggiungimento di ciò che si desiderava. Oggi, invece, anche in virtù dell’attuale incertezza ecologica e socio-politica, viene spesso vissuto come una minaccia. Il rischio diventa allora quello di correre in direzioni confuse. Più per tentare di non rimanere indietro o per evitare il vuoto, che per approdare davvero da qualche parte. Una corsa che diventa fine a se stessa. E in questa corsa confusa si finisce per sentirsi disorientati, in ansia, talvolta addirittura svuotati.
Cresce il malessere psicologico
Lo stesso Rosa, afferma che sindromi come il burnout o malattie come la depressione siano in aumento anche a causa di questo stato di accelerazione. Sarebbero infatti una forma di “decelerazione”, un modo – anche se certamente poco funzionale – per rallentare.
Va sempre ricordato che le cause del disagio psichico sono senz’altro molteplici e da ricercare sì nel contesto, ma anche nei fattori di rischio individuali e sociali e bisogna evitare semplificazioni che rischiano di perdere di vista questa complessità. Ciononostante, è indubbio che questi disturbi siano in aumento nella nostra società. Secondo le stime europee, prima della pandemia i disturbi depressivi riguardavano 21 milioni di persone, ossia il 4,5% della popolazione. Oggi, emerge che quasi 1 persona su 2 (il 46% della popolazione dell’UE) riporta sintomi di depressione o ansia negli ultimi 12 mesi.
Ritrovare il proprio tempo
In un mondo che spinge a “massimizzare l’utilizzo del tempo”, vale forse la pena di iniziare a ragionare sulla necessità di un piccolo gesto sovversivo: sottrarsi, anche solo per un attimo. Lasciare che il tempo semplicemente scorra, senza la necessità di volerlo controllare o riempire. Ecco allora che alle porte dell’estate, è possibile farsi una promessa: ritagliarsi spazi di decelerazione.
In questo, i giorni di ferie possono venire in aiuto. Anche senza la necessità di viaggiare, è possibile ritrovare il proprio tempo: riconnettersi con la natura e fare scelte giornaliere che permettano di rallentare e riscoprire il “dolce far niente”. Quindici minuti al giorno dedicati a una pausa non produttiva – ossia senza scopo e stimoli digitali – possono avere un impatto profondo. Impatto che va nella direzione di un benessere che, una volta sperimentato, possiamo provare a portare nella vita di ogni giorno e non solo nel limitato periodo delle vacanze.
A questo impatto si aggiunge quella che Rosa chiama “risonanza”, ossia la possibilità di avere una relazione viva e vibrante con il mondo. Riuscire, insomma, ad essere toccati da ciò che ci circonda: un libro, un paesaggio, un volto. Tornare ad essere nel mondo. E non più contro di esso, in costante competizione.
In principio potrebbe non essere semplice: corriamo talmente veloci che rallentare riesce difficile. Il corpo e la mente continuano a ricercare la velocità abbandonata, ormai abituati a quei ritmi. Anche quando avrebbero bisogno di rallentare. Eppure, è proprio vivere il tempo con pienezza che può aiutare a ritrovare il proprio equilibrio psicofisico.
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