C’è il «risveglio» del latino? La presidente Meloni rispolvera il «si vis pacem para bellum» (anche se l’origine è probabilmente nelle «Leggi» di Platone), «se vuoi la pace prepara la guerra». Trump non ha mai pronunciato il cesariano «veni, vidi, vici» («venni, vidi, vinsi»), figuriamoci…, ma ogni suo atteggiamento vi corrisponde. In effetti, la lingua latina è ricca di lezioni di vita attraverso tantissimi motti da seguire spesso impiegati correntemente così com’erano. Oggi un commentatore (non sovranista, provenendo da un impero plurinazionale) piombato da quell’epoca nel mondo contemporaneo non avrebbe difficoltà ad utilizzare la propria lingua analizzando ciò che sta avvenendo. Certo, potrebbe aver letto nel frattempo Kant e sostenere che «si vis pacem, para iustitiam» convinto che la pace duratura si basa sulla giustizia.
Inoltre, assistendo al pietoso comportamento di molti leaders (?) nella loro rincorsa a farsi ben volere dal presidente degli Usa («captatio benevolentiae») potrebbe meravigliarsi che non si accorgano che questi, sulla base del motto «ubi maior minor cessat», sta furbescamente usando il «divide et impera» nel preciso intento di far crollare l’integrazione europea che non solo non gli piace ma che soprattutto ritiene in contrasto con i suoi interessi pubblici e privati. Al massimo ai vecchi alleati (?) del nostro Continente applicherà il classico «do ut des» in cui il primo è sicuramente sopravvalutato rispetto al secondo.
In questo contesto noi europei, dimentichi di cultura e di storia, sembriamo al nostro progenitore, che nel frattempo si è aggiornato, come i quattro capponi di Renzo nei «Promessi sposi» i quali, pur trovandosi in una situazione disperata, continuavano a litigare ed a beccarsi tra di loro invece di essere solidali. Non gli sovviene una corrispondente frase latina ma il concetto è antico e ribadisce che, sempre e in qualsiasi situazione, gli uomini non hanno trovato di meglio da fare che combattersi fra di loro («homo homini lupus», Plauto). Al massimo, ci accontentiamo del «asinus asinum fricat» per cui persone mediocri si sostengono reciprocamente, spesso in modo auto-celebrativo, nel senso che «una mano lava l’altra».
Il nostro cronista, invece, penserebbe che, per recuperare dignità e prospettiva di futuro, non ci si dovrebbe limitare, con tenace e cinica improntitudine, al minimale «carpe diem» («cogli il giorno, cogli l’attimo»); al contrario, andrebbero fatte scelte coraggiose e definitive imitando Cesare nel passaggio del Rubicone con il suo «alea iacta est» («il dado è tratto»). La sua innescò la guerra civile contro Pompeo, la nostra aprirebbe la via per giungere progressivamente, fra gli Stati disponibili, all’unione politica europea. Egli verifica, purtroppo. che stiamo assistendo imbelli e passivi alla profonda trasformazione dell’ordine politico e giuridico post-bellico (»omnia mutantur», Ovidio). Ma «errare humanum est, perseverare autem diabolicum» e la pentola del diavolo contiene l’inevitabile e crescente irrilevanza dei singoli Paesi europei («de profundis»).
E allora, di fronte al caos esistente e al delinearsi di equilibri dettati dalla legge del più forte (esemplare la favola del lupo e dell’agnello di Fedro), per lui andrebbe cancellata la politica dei continui rinvii a tempo indeterminato («ad calendas graecas»). Mentre, sarebbe sufficiente la semplice dote del “buon senso” («cum grano salis», Plinio il vecchio, «con un po’ di intelligenza»): siamo piccoli e da soli non cresceremo.
Non essendoci più «alibi», con la sua plurisecolare esperienza imperiale suggerirebbe senza indugio («periculum in mora», Ovidio) una realistica audacia («audaces fortuna iuvat») per costruire l’unica via d’uscita positiva per i popoli europei («ubi bene, ibi patria», Cicerone), in grado di sopravvivere solo se uniti («vis unita fortior», «la forza unita è più forte»). Suggerirebbe il comune grido «ad maiora», anche se il compito è difficile («per aspera ad astra», «attraverso le difficoltà si arriva alle stelle»). Temo, tuttavia, stia per convincersi che «ad impossibilia nemo tenetur”.
da La Gazzetta del Mezzogiorno del 6 luglio 2025