«Schiena dritta» non è mai diventato il titolo di un suo programma radiofonico ma è sempre stata la filosofia della vita professionale e cifra deontologica di Giancarlo Santalmassi, storico volto e voce della Rai e direttore di Radio24 dal 2005 al 2008, scomparso ieri all’età di 83 anni. E tenere la schiena dritta ha creato non pochi problemi a Santalmassi a partire dai rapporti con la politica che, è noto, ai giornalisti con la schiena dritta tende a preferire quelli genuflessi. Ma tant’è, e Santalmassi aveva proseguito per la sua strada mettendo sull’altro piatto della bilancia la sua straordinaria competenza radiofonica e televisiva a compensare gli svantaggi che derivavano dalla sua indipendenza professionale.
Del resto, quando apparve nella redazione di Radio 24 poche settimane prima dell’avvio il 4 ottobre del 1999, a molti di noi apparve come un marziano e non tanto per la differente età rispetto al resto della redazione e dei conduttori selezionati dal primo direttore della radio, Elia Zamboni. Santalmassi, infatti, era già un monumento professionale: era entrato in Rai nel 1961 e molti di noi ricordavano la sua conduzione del primo Tg2 (una conduzione all’americana, meno ingessata e più vivace, si disse) e dell’edizione straordinaria il 16 marzo del 1978 alle 10 di mattina per annunciare per primo la notizia del rapimento Moro. Ma tutti noi ricordavamo quella straordinaria pagina di giornalismo che furono i tre giorni di diretta ininterrotta, dal 10 al 13 giugno del 1981, per seguire i tentativi di salvataggio del povero Alfredino Rampi, precipitato in un pozzo a Vermicino. Non c’è studioso dei media in Italia che non riconosca che quello fu un punto di svolta epocale nel modo di raccontare la cronaca in televisione rispetto ai canoni più paludati e distaccati allora in vigore.
Un punto di rottura da cui non si sarebbe più tornati indietro e che Giancarlo, quando interrogato, sintetizzava così: «Fu il momento in cui la televisione perse la sua innocenza». La sua carriera in Rai proseguì spostandosi sempre più sul mezzo radiofonico, grazie anche alla stima di un altro monumento del giornalismo italiano, Livio Zanetti, che nel 1994 gli affidò prima la vice direzione del gr Rai, poi la conduzione di un programma innovativo come Zapping (dove lo zapping tra i tg diventava sintassi tanto quanto gli ospiti e la linea aperta al pubblico) per poi essere nominato direttore di Radio Rai. E poi, come detto, nel 1999 le nostre strade si incrociarono, dove per nostre si intenda quelle di Radio24. Dal 1999 al 2003 condusse i due programmi di punta della radio: la mattina Viva Voce e la sera Helzappoppin, quest’ultimo in netta e voluta controprogrammazione con la sua creatura (Zapping) in onda sulla Rai. E come dall’esperienza in Rai, anche a Radio 24 Santalmassi continuò a insistere nella idea della radio come spazio di confronto con l’utilizzo di un linguaggio sempre più diretto e contemporaneo.
Un bagaglio di esperienza e intuizione che con grande umiltà cercò di trasferire a tutti noi e ancor di più quando, dal 2005 al 2008, assunse anche la direzione di Radio 24. È molto difficile, in questi casi, non cedere ai ricordi autobiografici ed è quasi impossibile nel mio caso, visto che Santalmassi fece sul sottoscritto una scommessa senza alcuna garanzia di ottenere un risultato. Ma limitando i ricordi personali, ne voglio citare solo uno: Giancarlo era professionalmente ossessionato dalla «radiogeneicità» di tutto ciò che andava in onda: non solo dei contenuti e della conduzione, ma anche di ogni minimo dettaglio sonoro e ricordo ancora le ore passate in uno studio e gli occhi strabuzzati del tecnico per riuscire a trovare la sonorità più appropriata di un temporale per realizzare i 10 secondi della sigla del Meteo! Ma si sa i Maestri non sono Maestri per caso. Ciao Giancarlo, ti immaginiamo sempre libero in quell’etere che in vita hai percorso da vero protagonista.
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