La festa di oggi se la meritano tutta. I 12 milioni di nonni italiani sono celebrati da un’apposita giornata nazionale che per legge cade il dì degli Angeli Custodi da esattamente vent’anni e che è un modo di rendere merito, anche se solo simbolicamente e a costo zero, a una categoria senza la quale i già precari sistemi economici e sociali di questo Paese collasserebbero ancora un gradino più in basso.
Secondo l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, il 57,9 per cento delle famiglie – con poche differenze tra nord, centro e sud – affida la cura dei figli ai propri genitori: una situazione confermata dall’Istat che rivela che un terzo dei nonni si prende cura dei nipoti quando i genitori lavorano e che, secondo Coldiretti, va ancora oltre, con un nonno su tre che aiuta figli e nipoti anche da un punto di vista economico, nonostante il 63 per cento degli anziani prenda meno di 750 euro al mese di pensione.
Il welfare integrativo dei nonni comprende: supporto ai neogenitori e babysitting generico ma copre anche servizi come l’asilo nido – che, secondo l’Istat, in Italia garantisce un posto a meno del 27% dei bambini e che in sei casi su dieci prevede una lista d’attesa –, il trasporto dei nipoti laddove gli scuolabus mancano nell’80% degli istituti (dati Legambiente), l’aiuto compiti e la mensa visto che per Cittadinanzattiva il tempo pieno è frequentato da meno di due bambini su cinque e la ristorazione accessibile solo a un alunno su due. Il risultato – è il calcolo di una recentissima indagine di AstraRicerche per Unione Italiana Food – è che tre nonni su dieci passano con i nipoti più di tre ore al giorno, mentre il 23% condivide con loro una o due ore, trascorse in giochi, attività all’aria aperta ma anche supporto ai compiti, preparazione di pranzo e merenda (gestita quotidianamente da circa quattro nonni su 10) e accompagnamento a corsi e allenamenti.
Non stupisce dunque che alla notizia di una gravidanza – ma spesso pure nella scelta di una pianificazione della stessa – la risposta alla domanda hai-i-nonni? diventi il vero discrimen e faccia tutta la differenza del mondo. Se da un lato l’alleanza nonni-figli-nipoti è un notevole esempio di collaborazione intergenerazionale e di residuo di mutuo aiuto sociale, dall’altro il fatto che la presenza degli anziani sia imprescindibile e quasi strutturale per uno Stato è una mancanza grave.
Eppure la situazione non farà altro che peggiorare. Secondo la fondazione Openpolis, nel 2005, data di istituzione della Festa dei nonni, le persone con meno di 18 anni e quelle con più di 65 erano all’incirca lo stesso numero; oggi invece gli over 65 sono quattordici milioni e mezzo, mentre i minorenni appena nove milioni. In vent’anni gli ultraottantenni sono praticamente raddoppiati, passando da 2,4 a 4,1 milioni, a parità di popolazione a livello nazionale: nel 2005, cioè, rappresentavano il 4,2% degli italiani, oggi sono il 7 per cento e nel 2045 potrebbero superare il 10.
Il rapporto di un bambino under 14 ogni tre anziani è già realtà in Liguria, Sardegna, Molise e Friuli-Venezia Giulia e proprio tre città sarde – Carbonia, Cagliari e Oristano – sono sul podio dei capoluoghi più vecchi d’Italia, seguite da Ascoli Piceno, Biella e Ferrara. Dall’altro lato della classifica, tra i paesi più giovani, si piazzano Andria, Crotone, Barletta, Napoli e Reggio Emilia: qui a ciascun minore corrispondono meno di due persone con più di 65 anni.
Lo scarto, causato dal miglioramento delle condizioni di salute, dall’allungamento dell’aspettativa di vita, che oggi a 65 anni è di 21,2 anni, e dal calo delle nascite (attestatesi nel 2024 a 370mila unità), significa che lo Stato si troverà a dover catalizzare i fondi nell’assistenza sanitaria ed economica degli anziani e lascerà ai margini – più di quanto già lo siano – le politiche a sostegno delle giovani famiglie e delle nuove generazioni per le quali gli investimenti saranno sempre meno. I pochi bambini non potranno far altro che contare sui nonni, che in media avranno a disposizione in numero maggiore, ma i quali – ancora una volta – si troveranno a dover sopperire a una più accentuata mancanza sociale. E il rischio è che, in un Paese con sempre meno minori, la condizione dei piccoli perda ogni priorità.
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