«Imparare a essere costruttori» e «promotori di pace in un mondo che tende sempre più ad andare verso la violenza, l’odio, la separazione, la distanza e la polarizzazione». La voce di Leone XIV si disperde nella brezza di Ostia che soffia sulla prua della nave Med25 Bel Espoir. Il Papa è a bordo e parla a un microfono. Intorno a lui ci sono 25 ragazzi e ragazze, equipaggio di questa imbarcazione degli anni ’40, lunga 29 metri, capace di 35 posti letto, che, battente bandiera francese, da otto mesi gira di porto in porto per portare un messaggio di fraternità in quel crocevia di incontro e dialogo che è il Mediterraneo. Provengono da Bosnia e Algeria, Spagna e Palestina, Francia e Pakistan; hanno fatto tappa a La Valletta, Tunisi, Creta, Istanbul (dove hanno incontrato il Patriarca ecumenico Bartolomeo), Ravenna, Napoli. Dovevano recarsi a Civitavecchia ma hanno cambiato itinerario su suggerimento dello stesso Pontefice, il quale in un’udienza con il cardinale arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, promotore dell’iniziativa e presente ieri pomeriggio, ha detto che a Ostia forse avrebbe potuto raggiungere i ragazzi.
Il Lido di Roma è meta conosciuta da Robert Francis Prevost. Terra di profonda devozione a sant’Agostino e alla madre santa Monica, come dimostrano statue, chiese e pure cliniche a loro intitolate. Il Papa stesso, nel suo breve inciso in italiano, lo ha confermato: Ostia «è veramente un porto importante nella storia del mondo, nella storia della Chiesa, della storia di sant’Agostino e di santa Monica».
I ragazzi sorridono. La maggior parte sono francofoni ma tra loro parlano tutti in inglese. Accolgono Leone XIV scalzi o in ciabatte, con i loro riccioli selvaggi, le code e i capelli rasta, coperti da bandane, fez e cappelli (uno pure da pirata). Indossano kaftani, bermuda, felponi e camicie di lino. Tutti diversi ma tutti uniti; tutti a voler lanciare un segno di comunione. Quella di cui il Papa — nelle sue parole a braccio in inglese — chiede di farsi promotori: «Possiamo unirci anche se proveniamo da Paesi diversi, abbiamo lingue diverse, culture diverse, religioni diverse, eppure siamo tutti esseri umani».
Quindi ha ringraziato per i doni ricevuti, tra cui un disegno della nave, il libro bianco del Mediterraneo e una mappa firmata da tutti i giovani. Gli applausi si mischiano al suono della risacca che si infrange sulla caratteristica scogliera di Ostia. Nell’aria, l’odore di salsedine e delle fritture di pesce provenienti dai bar e ristoranti del porto turistico. Il trialbero della nave (quello sul quale si sono arrampicati alcuni giovani per scattare delle foto) ripara dalla calura del sole spuntato nell’esatto momento in cui Leone XIV è sceso dalla utilitaria scura, alle 16.10. Il primo gesto, un saluto alle autorità della locale Capitaneria di Porto e del Comando della Guardia Costiera, poi la stretta di mano e uno scambio di battute con il cardinale Aveline e il vicario episcopale per le relazioni del Mediterraneo, monsignor Alexis Leproux, responsabile del progetto Med25 – Bel Espoir.
Da Marsiglia tutto è partito su impulso della visita di Papa Francesco nel settembre 2023. Quella in cui il Pontefice argentino lanciò un vigoroso appello, guardando le acque del Mediterraneo, a far tornare “Mare Nostrum” un Mare divenuto “Mortum” con le guerre e la tragedia delle migrazioni. I giovani di Bel Espoir hanno raccolto questo mandato e preso il largo sulla “Bella Speranza”. La speranza di fare qualcosa di buono in questo mondo in cui loro coetanei vengono addestrati a combattere, che sia pure solo cantare in compagnia, imparare a manovrare un timone o distendere le vele, cucinare pietanze tipiche e insegnare agli altri la ricetta. Piccoli gesti per dimostrare che è possibile vivere vicini, nonostante le difficoltà della navigazione e della coabitazione, nonostante la distanza geografica e culturale.
«Peace, pace, mir. Paz, salam.. Bel Espoir… Peace, paci, paix. Love we share in unity». I ragazzi rispondono con un canto, quasi un inno provato per ore durante l’attesa e intonato lungo tutta la visita di Leone XIV: dalla iniziale camminata verso il punto più estremo del porto e durante il giro in barca compiuto dal Pontefice per conoscere uno a uno i ragazzi, chiedendo a ognuno nome e Paese di provenienza. «Ho chiesto intenzionalmente a ciascuno, mentre andavo in giro a salutarli: “Tu, da dove venivi?”», ha spiegato nel suo saluto.
Tre le “idee” che il Papa ha lasciato ai ragazzi come direttrici su cui snodare la propria azione: dialogo, ponti pace.
Ancora applausi, poi il Pontefice si è addentrato nella stiva della Med25 Bel Espoir. Subito dopo, nella “sala da pranzo”, ha voluto vivere un momento privato con alcuni dei ragazzi e delle ragazze a bordo. Tra un sorso di caffè e un morso ai pancake e alla vienoiserie, una brioche con gocce di cioccolato, specialità della cucina francese, Leone XIV ha ascoltato esperienze e testimonianze: «È stato un Papa ma anche un papà… Ha parlato di pace, di diversità, ha detto che siamo tutti figli dello stesso Dio, che ognuno ha il suo cammino e il suo modo di pregare ma tutti siamo umani e possiamo vivere uniti», racconta Leila di Oran (Algeria). Il vescovo di Roma ha risposto pure ad alcune domande, rimanendo colpito dalle profondità di questi ragazzi, in particolare da Hannan, della Bosnia, che ha detto: «Siamo tutti su una stessa barca piccolina, perché non possiamo vivere così nel mondo che è più grande?».
La foto di gruppo e ancora il canto hanno segnato il momento conclusivo della visita, intorno alle 17, con Leone XIV che saliva a bordo dell’auto per far rientro in Vaticano mentre i giovani formavano una coda. O meglio una scia, come quella che la Bel Espoir poco dopo ha lasciato sul mare di Ostia per proseguire la sua missione. Prossima tappa, la Corsica, prima dell’approdo finale a Marsiglia.
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