COMANDAMENTI, DI DONATELLA A. REGA

Non so se vi è capitato di attaccare al frigorifero quella calamita con su scritto: Dio esiste e non sei tu, quindi rilassati. Io l’ho messa lì da parecchio tempo. Innanzitutto per combattere la mia sempre più occasionale carenza di fede, in secondo luogo, quando la fede torna, per combattere la tentazione di sostituirmi a Dio.

Per dirla con parole serie, è il primo comandamento, che, oltre a indicarci l’esistenza di un Dio creatore unico, ci sottolinea che non dobbiamo crearcene altri, né dentro né fuori di noi.

Già qui mi potrei fermare per chiedere a chi nell’esercizio di poteri politici invoca la propria appartenenza ad un Dio e dice di volerlo difendere, con quali azioni intenda essere dalla sua parte, senza sostituirsi a lui.  E con quali azioni intenda restare fedele a quel solo Dio e non piuttosto al denaro facendone un dio, giusto per fare un esempio.

Ma andiamo avanti.

I comandamenti sono tutti belli.

Il secondo Non nominare il nome di Dio invano, con questo ci risiamo. Quanti di quegli esercenti il potere politico lo nominano a proprio vantaggio personale?

Ma andiamo ancora avanti.

Ricordati di santificare le feste. Santificare. Quante feste nazionali sono consacrate alla potenza delle armi? Questo significa santificare? Mah! Ma ignorante! Direte. Il comandamento si riferisce al venerdì, al sabato o alla domenica non alle feste nazionali infrasettimanali! Io leggo il comandamento così com’è, scusate la mia grossolanità, tanto se santifichiamo la domenica e demonizziamo il mercoledì solo perché è festa infrasettimanale, non risolviamo niente lo stesso.

Onora tuo padre e tua madre. Onorare chi ci ha generato, che bello! Quando invecchia conservargli un posto in casa, magari negli ospedali, magari nella società, magari.

Il quinto mi suona molto attuale. Non uccidere. Non c’è scritto, non uccidere, virgola, semmai vendicati. Questo comandamento della vendetta non l’ho trovato. Occhio per occhio e dente per dente non è un comandamento, era solo una esortazione a non esagerare quando si è tentati dalla vendetta (a proposito, le esagerazioni non vi ricordano niente?).

Da bambini dicevamo “occhio per occhio sessantaquacchio”, vi ricordate? Per le tabelline, ma anche per dirci chiaramente che è meglio non prendersi sul serio. Un inguacchio (scusate la rima) fatto da Gesù? Forse sì, quel bel tipo che diceva di amare i nemici e pregare per coloro che ci odiano. Ma chi si professa ortodosso nella fede cristiana, sa di cosa sta parlando?

Non commettere atti impuri. Diciamocelo, questo comandamento antico ci sta sulle scatole, perché tutti vogliono sapere cosa sono gli atti impuri e ce li elencano ognuno a modo suo. E in diverse parti del mondo li puniscono, ognuno a modo suo. Lapidazione, impiccagione, prigione e chi più ne ha più ne metta.

Quando si recita si può recitare per sottrazione. Direi che questo comandamento andrebbe inteso per sottrazione con un non profanare l’amore. Non violentare. L’atto impuro è violenza…pura, non amore.

Non rubare. So che state ridendo da pazzi perché vi sembra trasgredito ognidove ed in ogni momento. Rubare denaro, rubare terra, rubare speranza, rubare la vita. Cosa non rubiamo? Anche qui un momento di riflessione sui nostri esercenti il potere, andrebbe fatto.

Non dire falsa testimonianza. Eddai basta ridere! Lo so che la nostra società attuale si fonda sulla menzogna, a qualsiasi scopo, personale e collettivo, anche. Che dirvi? Facciamo sempre la stessa domanda ai nostri esercenti il potere politico che si dichiarano dalla parte dello stesso Dio che lasciò le tavole a Mosè.

Non desiderare la donna d’altri e Non desiderare la roba d’altri. Be’ qui parliamo di desiderio. Non di azioni. Interessante vero? Non facciamo paragoni tra donna e roba, per favore. Anche se, non per colpa dei comandamenti, gli uomini si arrogano il diritto di supremazia e possesso ancora oggi su donne e roba, ed, anzi, se questa supremazia viene scalfita, subito vengono invocate crisi di identità maschile ed altre indicibili sofferenze. Questo comandamento oggi si potrebbe anche capovolgere cioè: non desiderare l’uomo d’altre/i.

Qui si parla di desiderare, fino allo spasimo e fino a sconvolgere la vita altrui, qualcosa che ha una sua collocazione altrove e con altri. Donne, uomini o ulivi e terre che siano.

Insomma ce n’è di materia per chiedere agli esercenti un potere politico o proditoriamente colonico, o pretestuosamente messianico: che cosa state facendo? (non traduco in barese per una volta).

Chiediamo ragazzi, chiediamo.

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Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

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