A proposito di un’inaudita provocazione, di Riccardo Cristiano

Nella storia della Chiesa c’è già stato un imperatore che convocava i Concili, insomma che univa il potere politico e il potere spirituale senza neanche essere cristiano, visto che si sarebbe convertito in punto di morte: Costantino. Poi c’è stato Carlo Magno. Tutto questo ha un senso nella storia, può essere capito in modi diversi, ma di certo è il passato: fino al fotomontaggio di Trump vestito da papa.
Il messaggio di questa inaudita provocazione non credo che sia una semplice riproposizione del modello costantiniano, quanto quello di disarticolare la sola istituzione universale, globale, rimasta viva e attiva nel mondo nuovo, quello in cui siamo entrati – per tanti motivi e tanti errori – da qualche tempo.
Dunque, era una bomba lanciata sul Conclave quel fotomontaggio che raffigura Trump vestito, malamente, da papa? Era questa l’intenzione di Trump? Forse sì e si spiegherebbe così il suo commento: «ai cattolici è piaciuta». A quali cattolici si riferisca non lo so, ma non ha detto «scherzavo», come qualche vescovo ha ritenuto di sostenere.
Visto che non credo che fosse uno scherzo ma un gesto esplosivo, quel fotomontaggio va analizzato con l’attenzione possibile a ognuno, per arrivare al suo «cuore», che sta anche nelle volute sgrammaticature, a tutti evidenti. La prima è certamente nel dito indice della mano destra levato verso l’alto. Si è detto che fosse benedicente, ma quel gesto i papi lo fanno con tre dita, indicando la trinità. Nel fotomontaggio di Trump non vedo benedizioni ma piuttosto un dito, l’indice, che è chiaramente un indice severo, ammonitore.
Frugando nella memoria mi sono tornati alla mente gli indici levati verso il cielo che abbiamo visto in tante fotografie di Bin Laden o di al-Baghdadi, il califfo dell’ISIS. Non avranno pensato a quegli indici coloro che hanno realizzato il fotomontaggio, ma il gesto comunque parla di ammonimenti severi, e forse di punizione per chi dissente. Quell’indice così severo, pensando alle deportazioni di migranti forzati per difendere i patri confini, fa allora pensare che si propongano nuove «Chiese patriottiche».
Inoltre, il Trump vestito da papa indossa la mitra, o mitria, che è un paramento liturgico. Dovrebbe dunque coesistere con gli altri paramenti liturgici, che nel fotomontaggio mancano. Dunque, la sgrammaticatura è evidente e forse voluta, immaginando il senso di un addio a Francesco soppiantato da un papa che sceglie di imporre (simboleggiato dal dito indice levato) le famose «guerre culturali», ma anche le deportazioni. E la mitra indossata così, senza alcun riferimento all’ambito liturgico, la rende il simbolo di un lutto politico per la fine di un pontificato universalista sostituito da una visione fedele all’autorità nazionale: più Chiese patriottiche di così…
Se guardiamo l’iconografia corrente dei papi, la mantellina rossa è spesso presente. Ma nel fotomontaggio non c’è. Il papa Trump assume dunque il dress-code di Francesco, il primo a non usare quasi mai il rosso imperiale, colore legato al vecchio imperatore romano, per dire che lui, Francesco, deve essere sconfitto e lasciare il posto a un papa severo (per via dell’indice), che indossa una mitria la quale, svincolata da qualsiasi valenza liturgica, diventa qui una corona. A mio avviso, si intende annunciare una nazionalizzazione di ambienti cattolici in quell’intreccio di Chiese patriottiche e immerse nella teologia della prosperità che soffia da Washington e di cui Trump si propone come leader. Un leader che usa anche la fede per definire il suo potere.
La reazione vaticana a questo assalto alla diligenza cattolica è stata a mio avviso perfetta. Cadere nella trappola sarebbe stato esiziale. Ma anche fingere che si sia trattato di un gioco sarebbe esiziale.
La risposta sta a un Conclave tutto nuovo; il primo Conclave globale, come Francesco ha voluto che fosse il collegio cardinalizio. Non lo ha fatto di bergogliani, come qualcuno errando drammaticamente ha letto il fatto che i cardinali votanti li abbia creati quasi tutti lui. E chi avrebbe dovuto crearli? Non accade normalmente che un papa sia eletto dai cardinali che ha creato il suo predecessore? Salvo che per pontificati brevissimi, è sempre così. Il punto, da molti sfiorato dicendo che questi cardinali non si conoscono tra di loro, a me sembra stare proprio nelle terre di loro provenienza: 80 Paesi diversi, tra i quali – per la prima volta – gli europei non sono maggioranza.
Se tutto questo avesse un fondamento potremmo concludere che i cardinali sono chiamati a trovare il nuovo modo per tenere insieme la sola istituzione globale, o universale se si preferisse questo vocabolo, sopravvissuta al passaggio dall’epoca che abbiamo salutato, quella liberal-democratica, all’epoca nuova. L’intento del fotomontaggio sembrerebbe essere quello di sospingere verso uno smembramento e la fine di questa «anomalia». Divaricare, rendere incompatibili, per avvicinare il progetto di una nuova aggregazione «cristianista», trasversale. Non dico che si debba rispondere con un papa «di centro», dico invece che sia fondamentale per i cardinali rilanciare e difendere l’universalità della Chiesa, fatta dalla coesistenza di tante diversità.

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