Svetonio, di Gianpiero Rosati

Cosa può accomunare un’opera in lingua greca sugli insulti ad altre, in latino, sulle prostitute più famose, o sui difetti fisici, o sui giochi, tutte scritte da uno stesso autore, e per noi quasi integralmente perdute? Quello stesso autore che si dedica poi a scrivere biografie degli imperatori romani, i depositari ormai del potere assoluto, i padroni del mondo, ma anche a redigere opere su minute questioni di filologia? Questo autore, che visse nell’età di Adriano (il quale regnò dal 117 al 138 d.C.), è Gaio Svetonio Tranquillo, funzionario di ceto equestre impiegato nell’apparato amministrativo imperiale (perciò necessariamente bilingue, anche per l’impulso che alla diffusione del greco avrà dato un imperatore filellenico come Adriano), caduto per ragioni ignote in disgrazia e improvvisamente rimosso dal suo incarico nel 122. Un autore che (è questo il tratto comune delle sue opere) coltiva una passione assoluta per il dettaglio, quasi il marchio del suo costume intellettuale di archivista e di erudito, che applica su grande come su piccola scala, dalla grande storia (gli imperatori) alle questioni minute e futili della vita quotidiana.

Le Vite dei Cesari
La sua fama è legata soprattutto alle Vite dei Cesari, una serie di biografie degli imperatori da Cesare a Domiziano, che fanno da controcanto alla grande storiografia di un Tacito, al cui confronto emergono differenze vistose. Quest’ultima, la prosa severa e nervosa di Tacito, modellata sui canoni della storiografia aristocratica, è aliena dal soffermarsi sui dettagli ed è invece tesa a far emergere dalla narrazione, attraverso l’analisi dei rapporti di forza e degli intrecci psicologici tra i vari attori sulla scena, una complessa valutazione storica e morale dei fatti narrati, anche per orientare il giudizio critico del lettore, e il suo comportamento come cittadino.
La prosa di Svetonio, al contrario, ama elencare alla spicciolata (singillatim neque per tempora sed per species [i fatti uno per uno, non in ordine cronologico ma per categorie], dice lui) i particolari curiosi e arguti delle singole personalità, senza adottare una sequenza cronologica degli avvenimenti, che non lasciano quindi emergere né le dinamiche e i nessi causali che li determinano né un’idea della storia come processo complesso e problematico. Tanto meno si interroga sulla forma istituzionale che il potere ha assunto: la repubblica è ormai un ricordo lontano, e Svetonio, che non ha vissuto le stagioni più cupe del potere tirannico, considera il principato come la condizione naturale e necessaria per garantire allo stato stabilità e sicurezza. Il suo approccio analitico nel delineare le biografie dei vari sovrani segue semplicemente la griglia delle categorie, inquadrando le singole personalità in una traccia di schemi predefiniti, e compensando così con la curiosità del dettaglio la mancanza di profondità dell’analisi storica e psicologica, ma facendosi apprezzare anche grazie a uno stile asciutto, agile e vivace. L’opera godrà non a caso di grande fortuna nel corso dei secoli, contribuendo in maniera determinante a formare l’immaginario della cultura europea sulla Roma imperiale.

Rappresentazioni e aneddoti
Quelle di Svetonio sono categorie critiche semplificate e schematiche: gli imperatori si dividono tra imperatori buoni (pochi) e cattivi (i più); e naturalmente sono soprattutto i vizi, i capricci, le ossessioni e le manie dei cattivi imperatori, che offrono spazio a rappresentazioni diventate famose o proverbiali. Come ad esempio l’aneddoto di Caligola che ama a tal punto il suo cavallo da farlo non solo addobbare con finimenti di porpora e gemme, da fargli costruire una scuderia di marmo e una mangiatoia d’avorio, ma da volerlo addirittura nominare console (anche come segno di disprezzo verso le antiche istituzioni romane e i loro rappresentanti); o l’altro aneddoto di Domiziano che da solo nel chiuso di una stanza trascorre in solitudine ore e ore a catturare e infilzare con spilli le mosche, un quadretto che attirerà l’interesse del giovanissimo Pirandello, il quale gli dedicherà una poesia. Svetonio registra meticolosamente, passando da un imperatore all’altro, i loro comportamenti eccentrici e bizzarri, se non apertamente criminali certo lesivi della dignitas di un cittadino romano, tanto più di un imperatore. Come lo sono le scorribande notturne di un Nerone teppista (lui, paradigma di tutti gli eccessi) che, mascherato e irriconoscibile, si avventura nei bassifondi romani per dare sfogo alla sua naturale aggressività assaltando i passanti e provocando risse sanguinose.
Ricorrono in questi ritratti i caratteri tipici (da Platone in poi) della figura del tiranno rappresentato come un mostro: la crudeltà efferata e sadica, dettata da un gratuito piacere del male, un’incontinenza sessuale indiscriminata, una rapacità predatoria (come quella attribuita al vecchio Augusto, che pretendeva di avere nel suo letto ragazze vergini, procurategli perfino dalla moglie Livia), o la voracità insaziabile di un Vitellio, animalesca e insieme ghiotta di prelibatezze esotiche (cervella di pavoni e fagiani, lingue di fenicotteri, interiora di murene appositamente importate dalla flotta imperiale dall’oriente o dall’estremo occidente). Ovviamente in questa rappresentazione standardizzata della psicopatologia dei detentori del potere assoluto c’è molto di simbolico (le risorse dell’impero messe al servizio del singolo sovrano intemperante e dissoluto), quasi una fenomenologia di quel delirio di onnipotenza che è il bersaglio consueto degli scrittori moralisti nostalgici della sobrietà del costume repubblicano (Valerio Massimo, Seneca, Plinio il Vecchio, Tacito, Giovenale etc.).

I tratti del carattere e il culto del dettaglio
Svetonio concentra l’attenzione su tratti del carattere, su pulsioni oscure e segrete fantasie, su timori ingovernabili, che aprono spiragli sulla psiche tormentata di personalità tiranniche affette dalle patologie più varie, come l’ombrosa, sospettosa diffidenza di Tiberio, vero maestro nell’arte della dissimulazione, o l’incontrollabile invidia/gelosia di Caligola, o l’insipienza e dabbenaggine di Claudio, e così via. I comportamenti dei diversi sovrani definiscono una personalità umana, anziché politica, e anche le loro azioni e iniziative sono dettate dal loro carattere e dalla loro psicologia, più che dipendere da un preciso e meditato indirizzo di governo. Svetonio presta una spiccata attenzione anche all’aspetto fisico dei singoli imperatori, facendo corrispondere le fattezze e i lineamenti del volto e del corpo ai tratti peculiari del carattere e della psicologia: da questo interesse fisiognomico deriva una galleria memorabile di ritratti ‘lombrosiani’ che scolpiscono in maniera vivida le personalità dei sovrani (esemplare quella di Caligola).
Il confronto, inevitabile (dato che si occupano degli stessi periodi, la dinastia giulio-claudia e quella flavia), con Tacito non deve far sottovalutare i molti meriti dell’opera di Svetonio. Oltre a trasmetterci, con un’accuratezza da entomologo, informazioni a noi altrimenti sconosciute, un altro pregio di questa storiografia ‘minore’ e solitamente deprezzata è la varietà delle fonti a cui attinge: sono le più disparate, dai documenti ufficiali degli archivi, cui Svetonio aveva accesso in quanto funzionario di corte, alla libellistica satirica e a tradizioni orali per noi ovviamente inattingibili ma preziose, nonché a dicerie e pettegolezzi, che se da un lato devono mettere in guardia il lettore sulla piena attendibilità storica e veridicità dei fatti, creano però come un sottofondo corale alle azioni dei sovrani, allargano lo sguardo del lettore fornendogli un panorama sociale più articolato e aperto anche ai ceti più bassi, o direttamente alla ‘voce popolare’ (attraverso battute, sberleffi, arguzie e motti beffardi verso i potenti, una sorta di ‘pasquinate’ del mondo antico): un punto di vista inedito che integra e arricchisce quindi la storiografia ufficiale. Certamente, senza la tenace, metodica curiosità di questo cultore del dettaglio e osservatore delle perversioni alimentate dal potere assoluto, la nostra immagine della storia e dei protagonisti dell’impero romano sarebbe oggi radicalmente diversa, e certamente minore sarebbe l’interesse dei moderni per quel mondo lontano.

corriere.it/le-lezioni-del-corriere/letteratura-latina/25_maggio_13/svetonio.shtml

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

          Con il 5x1000 e il ricavato della vendita dei libri sosteniamo:

    scuole di formazione sociale e politica, 

    sito web e periodico di cultura e politica, 

    insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri gruppo I Care, 

    la biblioteca “Bice Leddomade”,

    incontri, dibattiti…

 

          basta la tua firma 

          e il numero dell'associazione 

          

         91085390721 


         nel primo riquadro sul volontariato

___________________________________________________________________________

Ultimi Articoli

Contribuendo

Per sostenere le nostre attività, cioè le scuole di formazione sociale e politica, questo sito web e il periodico cartaceo di cultura e politica, l’insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociopolitica, ti invitiamo a:

  • Donare un sostegno economico attraverso un Bonifico Bancario Cercasi un Fine APS

IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine

  • Donare il tuo 5×1000: basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 
  • Predisporre un lascito nel tuo testamento: hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività. 

Grazie per quello che farai per noi.

SORRIDENDO