La Chiesa e il valore del discernimento nelle sue azioni e nelle azioni dei potenti della terra, di Matteo Magnisi

Il Vangelo di Luca ci viene in soccorso come riflette don Rocco D’Ambrosio, ci illumina e ci interroga sul valore della parola “discernimento” per la distinzione dei frutti buoni e cattivi e per un’attenta lettura delle piccole e delle grandi vicende del nostro tempo.
Proviamo in tal senso e senza presunzione a fare un piccolo esercizio di verità e giustizia ponendoci alcune domande e cercando di darci alcune risposte.
Nel senso etimologico ed evangelico del termine e’ discernimento la risposta dei potenti della terra del nostro tempo all’indomani delle invasioni e aggressioni che hanno contribuito a scatenare le due guerre e i loro efferati crimini sotto i nostri occhi?
Assolutamente NO.
Ne’ quella degli invasi, con l’immediata supplica all’Europa e agli Usa per l’immediata fornitura delle sole armi per la difesa, scartando a priori le potenti armi del dialogo, ne’ quella dei fornitori delle stesse armi con la immediata risposta del loro rifornimento.
Si può chiamare discernimento quello che svento’ nella Chiesa del Concilio Vaticano l’introduzione del concetto della guerra giusta?
Assolutamente SI.
Quella scelta fu determinante per tutta la Chiesa.
Si può chiamare discernimento quello di questa stessa Chiesa di ricevere in Vaticano il presidente di un paese il cui governo e stato giudicato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di Guerra?
Assolutamente NO.
Si può chiamare discernimento quello di aver accolto la comunità LGBT che ha varcato la Porta Santa nel suo pellegrinaggio giubilare senza riconoscerlo ma con la sola celebrazione della messa del vice presidente della CEI?
Assolutamente NO.
Lasciamo a una politica ambigua l’arte di districarsi con posizioni ambigue ma non alla Chiesa di Dio.
Sono solo pochi esempi di quanto il discernimento debba poter accompagnare il cammino della vita degli uomini e delle donne, dei cristiani e dei credenti, con coerenza e amore.

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