Cattivi: chi più, chi meno, di ROCCO D’AMBROSIO

Il Vangelo odierno: Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!»
(Lc 11, 1-13).

Siamo cattivi! Non lo dice qualcuno di noi. Lo dice Gesù: “Se voi dunque, che siete cattivi…”. Non sono solo cattivi quelli che fanno la guerra – Netanyahu, Putin, Hamas e altri – oppure chi ruba o delinque in tanti modi  o i politici cinici e interessati solo a malaffari e potere. Siamo tutti cattivi. Ciò non significa che siamo tutti uguali – ovviamente – ma abbiamo la nostra “quota” di cattiveria, più o meno piccola, depositata in fondo al cuore e spesso essa appare. Siamo tutti cattivi. E’ escluso solo Gesù per natura e la Madonna per grazia. Il resto è un arcobaleno di cattiveria, di diversa intensità e manifestazione, in tempi e modi tra i più disparati. 

Eppure siamo capaci di qualche cosa di buono. Siamo cattivi ma “sappiamo dare cose buone ai nostri figli”. Siamo cattivi ma, per amicizia o per non essere ulteriormente molestati, diamo a un amico ciò che ci chiede con insistenza. Siamo cattivi, ma non sempre. Qualcuno a fasi alterne: ognuno conosce se stesso e le sue percentuali di cattiveria. L’esame di coscienza, il discernimento continuo servono a questo: a misura, controllare e cercare di superare, con aiuto di Dio, la cattiveria che è in noi.

Noi siamo cattivi. Lo siamo un po’ per natura, un po’ per influsso sociale, un po’ per brutte esperienze che abbiamo fatto.  La cattiveria ci prende e ci seduce. Se non la vinciamo, essa vince noi e ci rende sempre più bruti e insensibili, se non proprio violenti e distruttivi. Si potrebbe usare, fra i tanti esempi quello attualissimo dell’atteggiamento verso i migranti e i poveri. Se non stiamo attenti la cattiveria ci conquista, ci rode, ci sopraffà e il peggio di noi viene fuori e si manifesta prima di tutto con i deboli: poveri, migranti e disagiati. Si inizia con poco e si finisce con molto. Direbbe Shakespeare, per bocca del suo Macbeth: “Ciò che nel male nasce nel male cresce”.     

Noi siamo cattivi, Dio no. Dio è buono. E’ una verità semplice e profonda che rischiamo spesso di dimenticare. Dio non è come noi. Non c’è terrorista, pazzo, razzista, omofobo, xenofobo, guerrafondaio, violento, mafioso, corrotto o corruttore, serial killer che può cambiare questa rincuorante realtà. Dio non è cattivo. E’ buono. E’ immensamente buono. E’ misericordioso. Dio ascolta, dona, apre la porta, si fa trovare. Non vuole la guerra, ma la pace. E’ così e non saranno alcuni pazzi e fondamentalisti a cambiare la sua natura o a farci cambiare idea su di Lui. Dio è buono. E’ immensamente buono.

Noi siamo cattivi e Lui è buono. Per questo dobbiamo pregarlo sempre. Dobbiamo farlo non solo per i nostri piccoli e grandi problemi di vita – salute, lavoro, pandemia, relazioni – ma dobbiamo farlo soprattutto per non diventare più cattivi di quello che siamo. Dobbiamo pregare perché con le nostre forze non ce la faremo mai a sconfiggere la cattiveria che è in noi. Dobbiamo ripetere sempre: “Non abbandonarci nella tentazione, ma liberaci dal male”. Dobbiamo chiedere, cercare e bussare alla sua porta. Sempre. Senza mai stancarci.

Rocco D’Ambrosio [presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]

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