Il Vangelo odierno: In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 25-37 – XV/C).
Si ha l’imbarazzo della scelta, nell’applicare la parabola odierna, al nostro contesto. Di persone cadute nelle mani dei briganti non ne mancano mai: cittadini stranieri odiati e colpiti, poveri maltrattati, afroamericani e poliziotti uccisi, donne violentate, bambini abusati, gente che scappa dalla guerra e via discorrendo. Ma sono anche tanti i sacerdoti e leviti che passano oltre. Non solo. Si sta rafforzando la teoria dell’odio, del rifiuto. Ci sono sempre sacerdoti e leviti, oggi ben sostituiti da alcuni cardinali e vescovi, preti e cattolici impegnati, politici e docenti, vicini di casa e parenti, colleghi di lavoro e conoscenti del sabato sera… anche loro “vedono e passano” oltre. Anzi, rincarano la dose, e se la prendono con chi “parla troppo di poveri, migranti, deboli, rifugiati, sfollati”. Quasi che fosse colpa loro la situazione de la “economia che uccide” (papa Francesco). Assurdo, ma tristemente vero. Qualcuno li chiama ancora, con disprezzo e fastidio, “comunisti”.
In molti, davanti a queste situazioni di “malcapitati” o delle tante vittime di guerre si chiedono – ci chiediamo – cosa fare? Niente se non semplicemente quello che dice la Scrittura: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8). Cercando di essere onesti: il problema non è il papa, la politica, i razzisti al governo, la guerra in Ucraina o a Gaza, e cosi via. Il problema è interiore: il nostro cristianesimo sta diventando sempre più borghese e ipocrita. Ci va bene se non ci scomoda o non mette in crisi idee, sentimenti, tempo e portafoglio. Quando inizia a scomodare queste cose diventiamo fedeli ideologici, discepoli dei razzisti di turno, ce la prendiamo con qualcuno (a caso…) e cerchiamo qualsiasi scusa per non soccorrere chi è nel bisogno: siamo più sacerdoti e leviti che buon Samaritani.
La vicenda delle guerre in corso è un ottimo test – non il solo – per misurare l’imborghesimento del nostro cattolicesimo (e potrebbe valere anche per la società italiana, specie di sinistra): per esempio la distinzione tra le vittime e quella tra i carnefici. Se muoiono bambini, donne, indifesi, cioè vittime civili (il discorso sui soldati è diverso e complesso) chi li uccide è un carnefice e se l’intento è diretto a un intero popolo, come per i Palestinesi, è un genocida, come Netanyahu, avvallato da Trump e Meloni e altri. Il caso di Francesca Albanese è emblematico. Le vittime, non militari, non sono diverse a seconda del conflitto, il pezzo di terra dove abitano, o la religione che professano, o la cultura e l’istruzione che hanno. Le vittime sono vittime ovunque, uguali perché vittime di chi fa le guerre per guadagnarci con le armi e la ricostruzione, di chi gioca con i termini (deterrenza, pace, riarmo, difesa) per non dire onestamente cosa pensa e fa praticamente.
Certe volte si ha l’impressione – sempre fatte salve nobili eccezioni nelle persone di alcuni pastori e fedeli laici – che si vuole una Chiesa tutta pompa magna rituale, bioetica e morale sessuale; in una parola: molto pre-conciliare, poca compassione per gli ultimi e tanto dogmatismo. Discorso molto lungo. Intanto conviene tener fermo quanto ha scritto Primo Mazzolari: “Chi ha poca carità vede pochi poveri, chi ha molta carità vede molti poveri, chi non ha nessuna carità non vede nessuno”.
Rocco D’Ambrosio
[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]