Nel dibattito su ius scholae e, in generale, sui temi dell’immigrazione, mi sembra fondamentale riconoscere nella Costituzione il deposito di tutti i principi che formano la visione del mondo di un cittadino italiano. E nella Costituzione sicuramente non c’è scritto che gli esseri umani vengano acquistati un tanto al kg, secondo il bisogno.
L’acquisto di esseri umani era normale da parte dei paesi “schiavisti”, e anche da parte dei “potenti”, come lo Zar di tutte le Russie che poteva acquistare un paese intero con il suo contenuto, cioè uomini, cavalli, vacche, capre e oche. Nella generale e tragica regressione morale e civile che sta colpendo l’umanità, è avvilente e disgustoso insieme, ascoltare questo linguaggio, che riducendo le creature a oggetti d’uso, di fronte a un movimento di popoli, da interpretare con codici specifici, determina il numero di “umanoidi” necessari allo sviluppo economico delle società capitalistiche, e dimentica completamente che solo una società aperta, che mischia il proprio sapere, che combina in modo creativo i propri geni, naturali e culturali, può sperare di non soccombere.
Lo sappiamo, il comunismo ha fallito il suo obiettivo ma il rapporto capitale/lavoro è sempre squilibrato e si osa dichiarare che occorre mettere “al primo posto” chi intraprende, tassando sempre meno, perché quello è il perno dell’economia e che poi (quando, di grazia?), ci sarà una ricaduta positiva sul lavoratore. Visione strabica e ipocrita perché questi due elementi devono stare insieme ‘al primo posto ‘!! Non esiste impresa senza i lavoratori!! Ma sembra che gli stessi lavoratori non abbiano più consapevolezza del loro potere contrattuale. È importante insegnare la lingua e la cultura italiana a chi arriva nel nostro paese. E anche scegliere come libro di testo la Costituzione, così che sappiano che chi li vuole sfruttare non è un cittadino italiano, ma un corpo estraneo.
Adelina Bartolomei [psicologa, Roma]