A Trani, dal 9 all’11 maggio 2025 si è svolto il convegno “Città per Vivere, dalla disgregazione all’accoglienza”, organizzato dalle associazioni BET polo biblico e Cercasi un Fine, con la partecipazione di Matteo Losapio*, Debora Spini*, Annalisa Caputo*, Letizia Carrera*, Carlo Cellamare*, Paolo Naso*, Sara Melchiori*, Antonella Bellomo*, Giovanni Ricchiuti* e Carla Tedesco*.
Eccone alcune suggestioni.
Come vivere nelle nostre città? Chiudendoci dietro le nostre porte per coltivare la nostra solitudine o il nostro tentativo di aggirarla navigando sui social? Oppure chiudendoci in casa per paura del mondo che ci circonda e poi ordinando tutto ciò che ci serve online, compresa la pizza che un anonimo fattorino ci porterà a casa magari rischiando la pelle sulla sua bicicletta?
Un mondo opposto a quello sognato dall’ “I care” dei giovani statunitensi tra gli anni ’50 e ’60 e ripreso da don Milani in un’accezione tutta cristiana e attivamente politica.
Ma in una città fatta a scacchiera e senza piazze, una città che svuota il centro storico, e poi, rimessolo a nuovo con vari interventi di riqualificazione finanziata da enti pubblici e privati, la apre solo ai turisti aprendo decine di B&B e botteghe di souvenir quasi fosse un’eterna fiera o luna park, o addirittura, come a Venezia, facendo entrare i turisti dietro il pagamento di un biglietto, come vive un cittadino?
Forse non bene. Forse con uno scarso incoraggiamento a vivere nella città o a vivere la città.
Eppure siamo ancora umani e di sicuro desidereremmo tutti un mondo più umano. E le intelligenze artificiali, utilizzabili come strumenti di previsione per le strutture e per gli spazi da costruire, per esempio, ci aiuterebbero, mentre ci accorgiamo di quanto sia fallace la loro presunta “onniscienza” che ricavano semplicemente dai dati del web che noi stessi abbiamo costruito riempendolo di notizie vere e false in egual misura, con tutto ciò che questo comporta.
Il disorientamento, lo smarrimento o addirittura la disperazione causati dalle scelte politiche dissennate che una forma ormai di oligarchia “approvata dal popolo”, come nel leviatano di Hobbes, fa quotidianamente in maniera sregolata: guerre, precarietà, delocalizzazioni, disgregazione dei servizi pubblici, contenimento della protesta, disgregazione delle comunità attraverso politiche che penalizzano ed allontanano le minoranze, travisamento dei fondamenti religiosi che invece dettano che non sia fatto all’altro ciò che non vuoi sia fatto a te… come possono essere sostituiti da orientamento, riappropriazione di senso e speranza?
Insomma, può in Gotham o in Babilonia entrare la luce di Jerusalema?
Sì è possibile.
Non solo attraverso le belle iniziative di rigenerazione urbana partecipate dal basso di cui diverse regioni e diverse città sono promotrici in tutta Italia, tra cui la nostra Puglia e Bari dove persino i bambini sono stati portati in cattedra dai nostri accademici per insegnare agli adulti come può essere creata una convivenza umana auspicabile.
Non solo con le iniziative dei cittadini, dei politici e degli accademici volenterosi insomma, ma la vera speranza è che si rigeneri la politica, con la ricostruzione dei corpi intermedi in cui i cittadini possano addestrarsi alla gestione della cosa pubblica attraverso una formazione perenne, che solo i tanto deprecati partiti, plurali anche antagonisti tra loro, possono garantire. Tornare ad impegnarsi in politica personalmente, sporcandosi le mani, ascoltando le esigenze dei cittadini e facendosene intermediari.
Perché le buone idee, non camminano con le loro gambe da sole: hanno bisogno di un riscontro nelle pubbliche amministrazioni che devono accoglierle e sostenerle.
Altrimenti diremo per sempre che sì, ci sono begli esempi di orti urbani come il parco Gargasole di Bari, di strutture accoglienti come villa Roth, di quartieri rigenerati, o in progettazione di rigenerazione come Tor Bella Monaca e il Quarticciolo di Roma, di mense e cucine di comunità aperte a cittadini di tutte le provenienze come a Padova, di scuole di italiano, di varie forme di dialogo interreligioso, di manifestazioni musicali (il linguaggio della musica è universale), ecc, ma “purtroppo” le norme e le leggi sono sempre più restrittive, i messaggi della politica sono sempre più divisivi, gli interessi privati dominano la politica sostituendosi addirittura e non solo influenzando, in tanti casi, agli organismi di governo e di controllo, mentre i cittadini restano inermi.
Partecipazione, anche in forme istituzionali tradizionali, aggregazione, formazione, dialogo, spazi, spazi e ancora spazi e luoghi di incontro nelle nostre città, questo serve.
Poi devono continuare a fiorire e moltiplicarsi le iniziative che già nascono in ogni regione da anni.
Ma bisogna uscire dalle proprie case, la sicurezza dei cittadini la fanno le persone che popolano la città e la vivono attivamente e magari anche con un certo ottimismo.
Le suggestioni sono tratte dalle relazioni:
–Babylon e Jerusalema: una pratica biblico-ermeneutica per le città contemporanee
di *Matteo Losapio, Dottore in Filosofia
–La città e il corpo: metafore per la politica?
di *Debora Spini, Docente di Filosofia sociale, New York University in Florence
-Essere città / essere cittadini
di *Annalisa Caputo, Docente di Filosofia teoretica, Università degli Studi Aldo Moro di Bari
–La città difference friendly. La funzione dei processi partecipativi
di *Letizia Carrera, Docente di Sociologia generale, Università degli Studi Aldo Moro di Bari
-Quartieri vitali e nuove forme della politica
di *Carlo Cellamare, Docente di Urbanistica, Sapienza Università di Roma
–Cercare il bene della città. Percorsi tra Bibbia e politica
di *Paolo Naso, Docente di Scienza politica, Sapienza Università di Roma
e dalla tavola rotonda sulle prassi di cittadinanza, moderata da *Sara Melchiori (Giornalista, Padova), con *Antonella Bellomo (già Prefetto di Bari), *Giovanni Ricchiuti (Vescovo, Presidente di Pax Christi Italia) e *Carla Tedesco (Docente di Pianificazione urbanistica e territoriale, Università IUAV di Venezia)
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