Per Jorge Mario Bergoglio, gli oppositori sono arrivati subito, a fumata bianca appena levatasi nel cielo. E in 12 anni si sono moltiplicati, senza che lui smettesse mai di parlarne apertamente
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Quando Francesco rispondendo alla domanda “Come sta, Santità?” pronunciava frasi come questa “Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto” (era durante la visita pastorale in Slovacchia alla fine del 2021 dopo l’intervento al colon), non erano in pochi ad alludere ad un Papa vecchio e non più in grado di controllare le sue uscite.
Certo è che, come nessun papa prima, Francesco ha parlato apertamente dei suoi nemici. Lo aveva fatto di recente anche agli stati generali della natalità nel maggio del 2024. Testo scritto e, poi, ecco l’aneddoto che gli servì come espediente per dire quel che pensava: “Una volta a fine udienza si avvicina una vecchietta di 87 anni con degli occhi bellissimi, che mi racconta chi è, cosa fa per essere forte a quell’età e come fa i ravioli. Io le dico scherzando: ‘Mi raccomando preghi per me, ma a favore, non contro’. Allora la vecchietta sorride e risponde ‘Stia attento Padre, è lì dentro che pregano contro di lei’. Furba, eh? Un po’ anticlericale”.
I nemici ci sono e lui lo sa.
Per Jorge Mario Bergoglio gli oppositori sono arrivati subito, a fumata bianca appena levatasi nel cielo, quando l’ormai ex arcivescovo di Buenos Aires, entrato in conclave a 76 anni compiuti, ha rifiutato i segni della regalità pontificia, croce d’oro, mozzetta e scarpe rosse, rocchetto ricamato di pizzo e il trono per ricevere l’atto di obbedienza dei cardinali elettori.
Vederlo uscire vestito di bianco dalla cosiddetta “Stanza delle lacrime” per molti porporati non fu proprio “normale”. Una rottura, ecco.
E fu solo la prima.
Nemici e corvi che in dodici anni si sono decisamente moltiplicati, soprattutto all’interno della Curia romana dove ci sono porporati che sottovoce hanno confessato che se avessero avuto l’opportunità di tornare sotto le volte della Cappella Sistina non avrebbero più votato per quel cardinale che erano “andati a prendere quasi alla fine del mondo”.
Francesco è uomo, prima che papa, e scopre presto che soprattutto in Vaticano cova numerosi serpi in seno.
Sono gli stessi che, alcuni raccontano, appena varcato il portone di Sant’Anna dismettono le croci pettorali di ferro o di legno indossate davanti a Sua Santità per rimettersi quelle tempestate di gemme.
Gli stessi che durante il suo ultimo ricovero al Gemelli lo avevano dato pronto all’incontro con il Signore almeno due o tre volte, prima che giungesse la morte.
“Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro”. Ed è qui, nelle sue parole di qualche tempo fa, la prova che papa Francesco non ha mai scelto la via dell’indifferenza verso chi minava la Chiesa che lui provava a cambiare.
Una Chiesa povera per i poveri, senza fasti, una Chiesa di tutti, aperta, inclusiva, un ospedale da campo che accoglie e cura ogni ferito, ogni vittima di ingiustizie e diseguaglianze. Una Chiesa con poche ed essenziali strutture, tutta dedita alla missione, alla carità e alla realizzazione di un mondo pacifico e fraterno come indicato dal Vangelo.
Dall’altra parte, però, c’è chi della Chiesa ha una concezione autoritaria, discriminante nei confronti di presunti peccatori, divorziati, omosessuali, una Chiesa con una concezione dogmatica e in conflitto con le altre fedi, dove il tradizionalismo liturgico e dottrinario viene utilizzato per amministrare i sacramenti e contrastare ogni possibile evoluzione teologica e pastorale.
Non ha mai ignorato e neppure sottovalutato le critiche Papa Francesco: “Aiutano a crescere, basta farle in faccia e non alle spalle”, aveva commentato in diverse occasioni il Pontefice, consapevole che i nemici più temibili fossero non fuori, ma dentro la Chiesa.
Fonte: https://tg24.sky.it/mondo/2025/04/23/papa-francesco-nemici