Vite in pericolo, di Valerio Palombaro

Quasi la metà dei bambini del mondo vivono in Paesi «ad altissimo rischio» per gli effetti dei cambiamenti climatici. Dovrebbe scuotere le coscienze questo dato diffuso dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), in coincidenza con l’apertura dei lavori della Cop30 a Belém: circa un miliardo di bambini al mondo sono a rischio sopravvivenza a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Una vera emergenza globale se pensiamo anche agli sfollati il cui numero, come riconosciuto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani prima dell’inizio della Cop in Brasile, «è più alto per quanto riguarda i cambiamenti climatici che non per i conflitti che sono in atto nel mondo». Un numero quantificato proprio in questi giorni dall’Unhcr in 250 milioni di sfollati per i fenomeni ambientali estremi negli ultimi dieci anni: in fuga dalle proprie case per i cataclismi 70.000 persone ogni giorno. Inoltre, entro il 2050, i 15 campi profughi più caldi del mondo — situati in Gambia, Eritrea, Etiopia, Senegal e Mali — potrebbero sperimentare quasi 200 giorni di calore estremo all’anno, mettendo a rischio la salute e la sopravvivenza dei loro abitanti.
Unicef indica inoltre che un bambino su tre, ovvero 739 milioni nel mondo, vive in zone esposte a scarsità d’acqua elevata o molto elevata. E lo scorso anno quasi 250 milioni di studenti hanno subito interruzioni del loro percorso scolastico a causa di eventi meteorologici estremi. «Stiamo già assistendo a shock climatici sempre più frequenti, che mettono a rischio il futuro dei bambini», ha dichiarato Nicola Graziano, presidente di Unicef Italia. Senza interventi urgenti, Unicef prevede che nei prossimi 25 anni i cambiamenti climatici causeranno altri 28 milioni di casi di malnutrizione acuta e 40 milioni di casi di malnutrizione cronica.
Il cambiamento climatico, come nel caso degli sfollati, concorre con le guerre in una drammatica competizione anche nel provocare la fame nel mondo. A fare il paio con i dati di Unicef altri numeri diffusi dall’organizzazione umanitaria Cesvi: le condizioni climatiche estreme, in particolare siccità e inondazioni, nell’ultimo anno hanno spinto oltre 96 milioni di persone in 18 Paesi verso l’insicurezza alimentare acuta. Un dato più che triplicato rispetto ai 28,7 milioni del 2018. «La Cop30 rappresenta un’occasione decisiva per riaffermare la responsabilità collettiva di fronte a un rischio sistemico che incide sulla stabilità economica globale e sulla giustizia sociale e per fornire risposte concrete, coordinate e immediate», ha affermato il direttore generale di Cesvi, Stefano Piziali.
Gli eventi climatici estremi rappresentano la seconda principale causa scatenante della malnutrizione dopo le guerre. Spesso questi due fattori si sovrappongono, come nella Striscia di Gaza dove due anni di conflitto hanno causato danni ambientali senza precedenti, che richiederanno decenni per essere arginati. Attualmente — indica Cesvi — nella Striscia risultano danneggiati il 97,1 per cento delle colture arboree, l’82,4 per cento delle colture annuali, mentre l’89 per cento dei terreni erbosi o incolti e il suolo è contaminato da munizioni, rifiuti solidi e acque reflue non trattate. Una situazione che rende impossibile la produzione di cibo su larga scala ed espone a gravi rischi di alluvione. La situazione è drammatica anche sul fronte idrico: le riserve di acqua dolce sono estremamente limitate e gran parte di ciò che rimane è inquinato.
La crisi ambientale ormai è strutturale: solo nel 2024 si sono verificati 393 disastri naturali, che hanno causato oltre 16.000 vittime. In questo scenario, il Corno d’Africa e il Pakistan rappresentano due dei casi più gravi: territori duramente colpiti da eventi climatici estremi, dove siccità prolungate e alluvioni devastanti stanno alimentando una spirale di malnutrizione e vulnerabilità sociale che minaccia milioni di vite.
Il Corno D’Africa ha registrato cinque stagioni consecutive di mancate piogge, la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, con effetti devastanti in Etiopia, Kenya e Somalia. Lo scorso anno quasi 50 milioni di persone nell’area hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta.
Il Pakistan — dopo le esondazioni che nel 2022 hanno sommerso un terzo del Paese e colpito più di 33 milioni di persone, e le successive alluvioni del 2023quest’anno è stato nuovamente messo in ginocchio da fenomeni meteorologici estremi: una violentissima stagione monsonica ha colpito quasi 7 milioni di persone colpite causando circa mille vittime. A peggiorare la situazione, temperature superiori ai 45°C e periodi prolungati di siccità hanno ridotto la disponibilità di acqua e alimenti, aggravando la crisi agricola. Gli effetti combinati di eventi climatici estremi, povertà diffusa e servizi di base fragili hanno alimentato una crisi nutrizionale di lunga durata: oggi il 40 per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica e quasi 12 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta.
osservatoreromano.va/it/news/2025-11/quo-259/vite-in-pericolo.html

PRESENTANDOCI

Cercasi un fine è “insieme” un periodico e un sito web dal 2005; un’associazione di promozione sociale, fondata nel 2008 (con attività che risalgono a partire dal 2002), iscritta al RUNTS e dotata di personalità giuridica. E’ anche una rete di scuole di formazione politica e un gruppo di accoglienza e formazione linguistica per cittadini stranieri, gruppo I CARE. A Cercasi un fine vi partecipano credenti cristiani e donne e uomini di diverse culture e religioni, accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella.


 

 

          

CONTRIBUENDO

Con il 5x1000 e il ricavato della vendita dei libri sosteniamo:

scuole di formazione sociale e politica, sito web e periodico di cultura e politica, insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri gruppo I Care, la biblioteca “Bice Leddomade”, incontri, dibattiti… 

          basta la tua firma 

          e il numero dell'associazione 

         91085390721

         nel primo riquadro sul volontariato

___________________________________________________________________________

Per sostenere le nostre attività, cioè le scuole di formazione sociale e politica, questo sito web e il periodico cartaceo di cultura e politica, l’insegnamento dell’italiano per cittadini stranieri, la biblioteca “Bice Leddomade” e le altre attività di formazione culturale e sociopolitica, ti invitiamo a:

  • Donare un sostegno economico attraverso un Bonifico Bancario Cercasi un Fine APS

IBAN IT26C0846941440000000019932 BCC Credito Cooperatvo oppure CCP 000091139550 intestato ad Associazione Cercasi un fine

  • Donare il tuo 5×1000: basta la tua firma e il numero dell’associazione 91085390721 nel primo riquadro (in alto a sinistra) dedicato al Terzo Settore – RUNTS. 
  • Predisporre un lascito nel tuo testamento: hai la possibilità di aiutarci nel futuro – nel rispetto della legge, senza escludere possibili soggetti legittimari – attraverso il dono di qualcosa a Cercasi un fine (come una somma di denaro, beni mobili o immobili, una polizza di vita). Il testamento è un atto semplice, libero, sempre revocabile. Con il tuo lascito sosterrai le nostre attività. 
Grazie per quello che farai per noi.

Ultimi Articoli

SORRIDENDO