Un po' di silenzio, per favore!
Un mondo che si ferma e che rimane in silenzio ci ha permesso di fare una vita a dimensione umana, di esternare la solidarietà verso i più deboli, innanzitutto obbedendo ai decreti, formulati essenzialmente per tutelare i più deboli (anziani, ammalati), poi anche attraverso il soccorso ai senzatetto, infine nella raccolta di fondi per la sanità pubblica.
Ecco, raccolta fondi per un settore che, pur dovendo garantire un diritto costituzionale, è stato depauperato da anni ed anni di favoreggiamento dell’imprenditoria privata nel campo della salute. Una invisibile creatura, il CoVi, ha smascherato tutto questo, nel giro di pochi giorni. E ci ha permesso anche di pensarci su, per via del tempo, il tempo che finalmente abbiamo avuto per pensare, il tempo che si è dilatato, proprio come una volta, quando i nostri genitori e nonni, o bisnonni ormai, non avevano tutto quel da fare che abbiamo noi adesso, superlavoro perché a lavorare siamo sempre in meno, impegni, incontri, spettacoli, cene, pizze, trasmissioni di masterchef, scambio di idee su come cucinare deliziosi manicaretti, io faccio così, invece io faccio così. Quanto tempo perso! Invece ora ci accorgiamo che abbiamo un’anima, e non ancora per umanità, forse, ma proprio perché siamo nel silenzio, e quella, l’anima, nel silenzio, ci parla.
Quelli che non hanno tempo, in questi giorni, sono gli operatori della sanità pubblica, a loro non è dato, anzi! Sono pochi ed hanno pochi mezzi per far fronte a tutto questo, e stanno combattendo strenuamente, i migliori di loro soprattutto, rischiando di cadere sul campo. Anche la loro anima parla, in questo caso si fa sentire nel pieno dell’emergenza.
I giornali escono come sempre ed alcuni di questi si ostinano, nonostante il flagello che tanto fa riflettere, a sparare cartucce per disorientare il cuore e la materia grigia della gente. Quei giornali che appoggiano chi sbandiera il rosario nei comizi e si raccomanda alla Madonna, si permettono vergognosamente di parlare di un’omelia del Papa, quella in cui egli commenta di Lazzaro alla porta del ricco e quindi sottolinea come noi, che adesso piangiamo i nostri morti, pure non riusciamo ad accorgerci che ogni giorno da tempo immemorabile muoiono di fame migliaia di bambini nel mondo, ed altri esseri umani che scappano da guerre e fame sono fermati da muri anche di filo spinato. Non ce ne accorgiamo perché fra la nostra mente ed il nostro cuore c’è un abisso, l’abisso dell’indifferenza, lo stesso abisso che c’è fra il ricco e Lazzaro sulla terra e poi, dopo la morte, anche tra Lazzaro che è in cielo ed il ricco invece fra le fiamme. E criticano che egli non dia priorità, nell’omelia, ai nostri morti. Avremmo quindi morti di serie A perché più vicini e morti di serie B perché più lontani.
Ma ogni mattina il Papa, prima di iniziare la celebrazione in Santa Marta, prega per gli ammalati di questa epidemia e per coloro che stanno a casa in preda anche alla paura. Ogni mattina, in specie proprio il giorno in cui ha tenuto l’omelia su Lazzaro.
Ci saranno altre critiche, perché il Papa ha ricordato che i pastori hanno formulato regole troppo rigide per questa emergenza, eliminando completamente le celebrazioni ed abbandonando in questo tempo di quaresima e di tribolazione i fedeli, soprattutto i poveri.
Eppure il Papa ha uno sguardo che vede lontano.
Ma in questo tempo di ipercomunicazione virtuale e di ipermanipolazione virtuale ci siamo abituati ad assistere ad ogni avvenimento, anche tragico e ad ascoltare ogni affermazione, anche seria, come se stessimo assistendo ad uno show davanti al quale si può fischiare, ridere o battere le mani al solo cenno di un capofila o di uno della clack. Vergogna a noi, che solo ora possiamo approfittare per riflettere. Perché le distrazioni normalmente sono tante ed abitualmente non ne abbiamo tempo. Approfittiamo quindi adesso per pensare e per amare, quello dell’amore unico vero comandamento di Cristo, e cerchiamo di non farci più coinvolgere nei nonsense che solo il male sa così abilmente camuffare tra le pagine di certi giornali. Gesù non ha detto a nessuno: tu sei il primo, anzi, ha detto che i primi saranno gli ultimi. Chi dice “prima io” apra gli occhi in tempo. In silenzio, per favore!
Donatella Rega, medico, redazione Cercasi un Fine, Monopoli, Bari