Papa Francesco preferisce l'ateismo?, di Robert Cheaib
Questa breve riflessione è sulla tanto ripresa espressione di papa Francesco dall'udienza generale di mercoledì 2 gennaio 2019: «C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio e lo fanno per essere ammirati dagli uomini. E quante volte noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo».
Il riassunto giornalistico di questa frase è stato: meglio atei che ipocriti. E la lezione che ha ricevuto tanti cuoricini sui social è questa: «basta essere persone oneste perché è ciò che importa. Non è necessario andare in Chiesa. Non è necessario pregare»… insomma, un appiattimento orizzontale della fede e un fraintendimento delle intenzioni del papa.
Per evitare di abbracciare «la lettera che uccide», cerchiamo di andare più a fondo della questione.
Parto da una «denuncia»: si vede che non si studia più la retorica. Lo si vede – e lo dico in generale – innanzitutto per la connotazione negativa che si dà alla parola.
Lo si vede per i discorsi noiosi dei politici e degli uomini della religione di cui tante omelie non conciliano tanto con Dio quanto il sonno!
La retorica non è l’arte di abusare delle parole, ma è l’arte di usare bene le parole. Il retore non solo evoca, ma provoca. Per questo le sue parole non solo informano, ma formano e trasformano.
La retorica non è una cosa negativa. Non è necessariamente sofistica, ovvero abuso dell’argomentazione per fini di inganno.
Gesù stesso era un grande retore. Basti pensare a quanto alcune sue espressioni lasciano interdetti se le si prende alla lettera. «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). Ma cosa fa Gesù? Invita ad amare i nemici e a odiare i parenti? Certamente no. Gesù provoca con un’espressione forte, per riordinare l’amore nel cuore di chi lo ascolta. Chi non capisce i principi della retorica fraintende il Signore.
Torniamo allora alle parole del papa: ci sta forse dicendo che basti essere “buoni”? ci sta dicendo che non è necessario pregare e che è sufficiente essere onesti? No e mille volte no. Il papa sta proseguendo la serie di catechesi sul padre nostro. Sta evocando l’insegnamento di Gesù sulla preghiera. Sta invitando alla preghiera. E nell’invito alla preghiera, sta spiegando cosa non è preghiera. Cosa non bisogna fare quando si prega. Nella fattispecie dell’udienza del 2 gennaio 2019, il papa parla di due modi errati di pregare: le preghiere atee e le preghiere pagane. Sono due forme che pervertono la preghiera. La prima perché non bada alla persona che prega. La seconda perché fraintende Colui a cui si rivolge la preghiera.
In breve, con una provocazione retorica, il papa ci sta paradossalmente invitando a pregare di più pregando meglio. E sì, non è un invito a non pregare o a pregare poco. È vero: «È meglio essere atei che ipocriti». È vero, ma non è tutta la verità. C’è un seguito da aggiungere: «La cosa migliore è essere credenti coerenti». Credenti che scelgono «la parte migliore» (cf. Lc 10,42).
Impariamo a pregare bene, facendo verità. Fare verità è uno dei fondamenti della preghiera. Fare verità significa essere realmente se stessi davanti al Signore e riconoscere chi veramente il Signore è: mio Padre. Preghiamo con Agostino: «Deus semper idem, noverim me, noverim te» (O Dio che sei sempre lo stesso, che io conosca me, che io conosca te).
https://www.theologhia.com/2019/01/papa-francesco-preferisce-lateismo.html