Le presidenziali in Turchia
Il 10 agosto in Turchia 53 milioni di cittadini eleggeranno il nuovo presidente. È la prima volta che il presidente sarà scelto dagli elettori e non dal parlamento. Dal 31 luglio al 3 agosto hanno votato i turchi residenti all’estero. In totale i potenziali elettori residenti all’estero sono 2,8 milioni (1,4 milioni in Germania). Ma solo 230mila di loro, ossia circa l’8 per cento, hanno partecipato al voto, riporta Al Monitor.
Se domenica nessun candidato raggiungerà la maggioranza assoluta, il 24 agosto ci saranno i ballottaggi, e vincerà chi otterrà il maggior numero di preferenze. Il presidente resta in carica per cinque anni.
I principali candidati.
Recep Tayyip Erdoğan, 60 anni, è il primo ministro in carica e il leader del Partito giustizia e sviluppo (Akp), la formazione islamica conservatrice che governa dal 2003 dopo che per anni l’esercito aveva estromesso gli islamisti dal potere.
Erdoğan è il grande favorito di queste elezioni, che potrebbe vincere già al primo turno,scrive l’Associated Press. Alle elezioni amministrative del 30 marzo 2014 l’Akp ha ottenuto il 47 per cento di voti.
Durante la campagna elettorale il premier ha fatto intendere che, se sarà eletto,rafforzerà i poteri del presidente, aggiungendo che non sarà un presidente imparziale.
Erdoğan ha cercato di promuovere la sua immagine di uomo del popolo che ha guidato il boom economico del paese. Molti gli riconoscono i meriti di aver favorito lo sviluppo delle regioni più arretrate, migliorato il sistema sanitario nazionale e garantito maggiori diritti alle minoranze etniche, come i curdi. Ma il primo ministro è stato anche accusato di populismo, autoritarismo e di violazione della laicità dello stato.
Dopo che a febbraio alcune intercettazioni telefoniche in cui Erdoğan sembra parlare con suo figlio Bilal di una somma di denaro da nascondere sono state pubblicate su YouTube e riportate su internet, il premier ha accusato i social network di essere uno strumento della cospirazione contro la Turchia e li ha definiti “una minaccia per la società”. A febbraio il governo ha adottato una legge che intensifica il controllo sui siti internet e a marzo ha oscurato temporaneamente Twitter e YouTube.
Nel maggio del 2013 il violento sgombero di un sit in contro la ristrutturazione del parco Gezi a Istanbul aveva dato inizio alle manifestazioni di piazza Taksim andate avanti poi per settimane, attirando le critiche della comunità internazionale per la brutale risposta delle forze di polizia.
Ekmeleddin Mehmet İhsanoğlu, 70 anni, è un accademico e dal 2004 al 2014 è stato segretario generale dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic), che raccoglie 57 stati del mondo islamico. È appoggiato da una decina di formazioni politiche, tra cui il Partito popolare repubblicano (Chp) e il Partito del movimento nazionalista (Mhp), che sono i due principali partiti del paese dopo l’Akp.
In campagna elettorale ha insistito sull’unità e l’inclusione, ripetendo che la sua sarebbe una presidenza rivolta a tutti i turchi. İhsanoğlu è nato al Cairo, cosa che il suo rivale Erdoğan ha ribadito più volte per mettere in dubbio “il suo spirito turco”, e ha potuto contare su risorse finanziarie e una presenza sui mezzi d’informazione minori di quelle degli altri candidati, spiega l’Ap.
Selahattin Demirtaş, 41 anni, è il leader del Partito democratico. Avvocato di origini curde, ha lavorato con organizzazioni per i diritti umani nel Kurdistan turco ed è entrato in politica nel 2007.
Ha fondato la sua campagna elettorale sull’aiuto ai giovani e alle fasce più povere della popolazione. Demirtaş può spostare molti voti tra gli elettori curdi, che si stima costituiscano il 20 per cento della popolazione, e che potrebbero preferirlo a Erdoğan.
fonte www.internazionale.it
- I commenti alle presidenziali in Turchia di Al Jazeera e del Wall Street Journal.