La spesa militare in Italia, di Anna Franchin
Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana e come ogni anno ci sarà la parata militare lungo la via dei Fori imperiali, a Roma. Ma quanto spende l’Italia per il suo apparato militare? E quanto spendono gli altri paesi?
Si stima che nel 2012 l’Italia abbia speso per la difesa circa 26,46 miliardi di euro, cioè l’1,7 per cento del suo prodotto interno lordo. Questa spesa si è ridotta di circa il 6 per cento rispetto al 2008 e del 19 per cento rispetto dieci anni fa.
La stima è stata fatta dallo Stockholm international peace reasearch institute (Sipri), un centro studi internazionale indipendente, secondo cui il nostro paese occupa il decimo posto nella classifica mondiale delle spese militari.
La difesa ha quattro voci di spesa principali: personale, esercizio (per esempio, l’addestramento), missioni (con le Nazioni Unite, la Nato o l’Unione europea) e investimenti (come la costruzione dei caccia bombardieri F-35, dei sottomarini o delle fregate). Il personale – compresi i carabinieri e i militari in pensione – assorbe tra il 65 e il 75 per cento del bilancio totale.
La spesa militare mondiale corrisponde a 1.753 miliardi di dollari, cioè al 2,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Tra il 2011 e il 2012 è scesa dello 0,5 per cento ed è la prima volta che diminuisce negli ultimi 15 anni.
Gli Stati Uniti sono il paese che spende di più per la difesa (il 4 per cento del pil), e da soli rappresentano quasi il 40 per cento dell’intera spesa militare mondiale. Ma anche loro hanno ridotto del 6 per cento la spesa rispetto all’anno scorso.
La Cina è al secondo posto, con una spesa stimata di 166 miliardi di dollari, pari al 9,5 per cento di quella mondiale. La spesa cinese per la difesa cresce a un ritmo più elevato di quello degli altri paesi: 175 per cento tra il 2003 e il 2012. Cresce velocemente anche la spesa della Russia, che con 90 miliardi di dollari occupa il terzo posto della classifica.
In Medio Oriente, l’Oman ha dedicato alla difesa il 51 per cento di risorse in più rispetto all’anno scorso e l’Arabia saudita il 12 per cento in più.
Invece, come ricorda un altro rapporto internazionale del 2012, il Military balance dell’International insitute for strategic studies di Londra, l’Europa costituisce il 17,6 per cento della spesa militare globale (spende quindi meno dell’Asia-Oceania, che raggiunge il 19,9 per cento).
Armi e pil
La spesa militare italiana in rapporto al pil è più o meno in linea con quella di altri paesi europei, leggermente superiore rispetto a quella della Germania (che è l’1,4 per cento del pil) e inferiore a quella della Francia (2,3 per cento del pil).
Ma nel nostro paese la spesa militare è pari a quella per politiche del lavoro e solo di poco più bassa di quella per politiche sociali. Gli altri paesi europei invece spendono di più per la protezione sociale: il Portogallo spende un punto percentuale di pil in più, la Spagna 4,5 punti in più.
Le esportazioni militari italiane sono in crescita: nel 2011 le autorizzazioni all’esportazione hanno superato i tre miliardi di euro (il 67 per cento è diretto a paesi esterni all’Unione europea e alla Nato), anche se, secondo la Rete disarmo, i dati sono incompleti e si aspetta che il governo renda nota la relazione per quest’anno.
L’Italia spenderà fino al 2026 13 miliardi di euro per 90 cacciabombardieri F-35. Ma essendo tra i paesi che li producono, parteciperà a un progetto del valore di 300 miliardi di dollari per la produzione di circa tremila aerei.
fonte: www.internazionale.it, 31.05.2013