La Pira, Guala, i “corsari”: la Dc migliore (e umana), di Gianni Vattimo
Nella Dc non sono sempre stati “piccoli, storti e malfatti” come si diceva illo tempore giocando sui cognomi di alcuni notabili del partito; anzi, la stessa diede all’Italia fior di statisti e anche di manager (uno fra tutti Enrico Mattei) che segnarono in modo particolare i difficili anni della ricostruzione post-bellica.
Di due di questi personaggi e del clima generale in cui operarono parla oggi un prezioso libro di memorie: Giorgio La Pira e Filiberto Guala visti da vicino (Ancora, pagg. 176, euro 17,50) di Luigi Beretta Anguissola.
Il libro è fatto di memorie, pensieri e note raccolti e antologizzati (si trattava in origine di migliaia di pagine) a cura del figlio dell’autore, Alberto Beretta Anguissola, noto francesista, professore all’università di Viterbo. Luigi Beretta conobbe intimamente sia Giorgio La Pira sia Filiberto Guala. Il primo visse a lungo in casa Beretta accolto su sollecitazione del Cardinale Dalla Costa quand’era appena giunto a Firenze per studi. In questa famiglia allargata, dove aveva molto peso il sentimento religioso, La Pira visse per molti anni fino a quando divenne il più famoso sindaco di Firenze (due mandati), conosciuto in tutto il mondo per le sue iniziative per la pace, il dialogo tra le nazioni e l’aiuto ai poveri.
Di formazione profondamente religiosa era anche Filiberto Guala, come del resto molti di quegli uomini che incontratisi nel movimento dei laureati cattolici, allora “guidato” da Montini, divennero poi politici e manager, ma che durante il fascismo erano dediti per lo più, come appunto Guala, a opere di carità cattolica, la sola attività sociale di ispirazione religiosa che non era vietata dal regime... come fu a lungo l’Azione Cattolica.
Guala fu per molto tempo impegnato nelle conferenze di San Vincenzo e nella Caritas; si preparò così, oltre che laureandosi in Ingegneria al politecnico di Torino, a diventare un manager e organizzatore della assistenza ai bisognosi. Quando la Dc assunse il potere con Fanfani ministro del Lavoro, Guala fu messo a capo di un grande piano di costruzione case per i lavoratori, l’Ina Casa, che condusse per 7 anni, nel corso dei quali Ina Casa costruì 350.000 alloggi – popolari ma dignitosi e con la collaborazione di noti urbanisti e architetti – che furono assegnati “a riscatto” in modo tale che le famiglie assegnatarie ne potessero diventare proprietarie dietro pagamento ventennale di un affitto di 2.000 lire. Un grande progetto che incise pesantemente sul mercato delle case e soprattutto mobilitò molta manodopera, dando notevole impulso all’economia italiana.
Guala fu chiamato a ripetere l’esperienza d’innovatore con la nascente televisione, sulle rovine dell’ex Eiar, l’ente radiofonico fascista. Si trattava non solo di costruire le infrastrutture (antenne, centri di produzione, ripetitori etc.) ma anche, e soprattutto, di inventare i contenuti e il palinsesto dei programmi. Guala, di quell’ente tutto da fare, divenne amministratore delegato nel 1950 e lanciò subito concorsi per programmisti e giornalisti televisivi, necessari perché allora la scarsa programmazione televisiva (limitata a una sola rete e con orari ridotti) era tutta nelle mani di persone provenienti dalla radio, dal teatro, dal varietà o dal giornalismo.
Qui mi scuso di dover aprire una parentesi di memorialistica personale. Dai concorsi e dai susseguenti corsi di formazione che Guala organizzò nel 1950-54 vennero fuori i cosiddetti “corsari di Guala”: tra questi c’ero anch’io, accanto a Furio Colombo, Umberto Eco, Fabiano Fabiani e tanti altri che hanno fatto la (buona) storia della Tv italiana.
Chi ha vissuto quegli anni della Rai di Guala non dimentica il clima di intensità e di impegno che la stessa figura e personalità di Guala suscitavano, il suo entusiasmo, che pochi di noi legavano, come avremmo saputo dopo, alla sua religiosità personale ispirata da La Pira.
Grazie anche a Guala noi “corsari” producemmo un settimanale per giovani (Orizzonte) e potei intervistare Danilo Dolci, Luciano Gallino etc. fino a condurre inchieste sulle nostre città (Controviaggio in Italia, con Michele Straniero). Stagione intensissima, e breve.
Dopo un cambio del vertice della Dc Guala fu messo da parte e si avviò presto a realizzare la propria vocazione monastica, divenendo trappista nell’Abbazia delle Frattocchie a Roma. Ma “quelli eran giorni”, come canterebbe con la sua bellissima voce Dalida; erano uomini esemplari, altro che “piccoli, storti e malfatti”... pieni di passione civile e religiosa, ricchi di senso dello Stato. Oggi ci restano alcuni politici che brandiscono il rosario per allontanare gli emigrati...
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