La ministra Bongiorno bocciata in trasparenza, di Federico Anghelé
“Non può che destare sorpresa e preoccupazione il fatto che la Ministra per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno abbia deciso di rimuovere dal sito web dell’istituzione che guida, non solo l’agenda degli incontri con i portatori di interessi, ma anche il registro a cui era tenuto a iscriversi chi desiderava incontrare il vertice della pubblica amministrazione” dichiara Federico Anghelé, responsabile relazioni istituzionali di Riparte il futuro.
Infatti il registro trasparenza, che risultava online e accessibile almeno fino a quando il Ministero per la Pubblica Amministrazione era guidato da Marianna Madia, risulta oggi impossibile da raggiungere. Stesso mistero per l’agenda degli incontri, anch’essa scomparsa: unico rimando contenuto nella pagina è l’obbligatorietà di registrarsi per avere un incontro con la Bongiorno.
Alla fine del 2016, in assenza di una normativa in Italia che regoli l’attività di lobbying e guidi l’accesso dei portatori d’interessi ai luoghi del potere, Riparte il futuro aveva chiesto pubblicamente alla Ministra Madia di introdurre un registro e un’agenda trasparenti, come avevano già fatto in passato altri membri del governo (Catania all’Agricoltura, Nencini ai Trasporti e pochi mesi prima Calenda allo Sviluppo Economico). Nel corso del 2017 l’impegno era diventato effettivo ed era così diventato semplice per i cittadini e i media sapere con chi il vertice del Ministero era entrato in contatto e quali interessi avevano cercato di influenzare le sue decisioni.
“Evidentemente la ministra Bongiorno non ha ritenuto importante mantenere una buona pratica introdotta da chi l’aveva preceduta utile a rendere più aperte le stanze della funzione pubblica” continua Anghelè.
Una decisione che contrasta con quella presa da altri membri del Governo, come il Ministro Di Maio, che seguendo l’esempio del suo predecessore Calenda allo Sviluppo Economico, ha mantenuto online il registro della trasparenza dei portatori di interessi. Ma allo stesso tempo, rimarca Anghele, “Restiamo in attesa che il Ministro, competente anche sul Lavoro e le Politiche Sociali, metta online l’agenda (bimestrale) degli incontri suoi e dei vertici del dicastero, come faceva Calenda, e che soprattutto estenda il registro anche all’altro ministero da lui diretto come promesso nella sua direttiva dello scorso 24 settembre”.
Il più virtuoso in materia di trasparenza delle agende è per ora un tecnico, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. L’agenda non riguarda soltanto il ministro ma è estesa a tutti i vertici del dicastero - sottosegretari, uffici di gabinetto e dirigenti apicali - che rendono pubblici ogni settimana gli incontri con aziende, associazioni, enti pubblici o loro rappresentanti. Per ora non sembra disponibile un registro trasparente, scelta discutibile ma forse legata alla volontà di attendere una normativa nazionale che regolamenti in maniera complessiva le interazioni tra organi dello Stato e portatori d’interessi.
Ma la ministra Bongiorno si dimostra ulteriormente inadempiente; ad oggi non è stato ancora fissato l’incontro preparatorio a varare il 4° piano di azione dell’Open Government Partnership, un protocollo internazionale nato nel 2011 per volontà di Barack Obama a cui anche l’Italia ha aderito e che prevede una fitta collaborazione tra società civile e amministrazioni pubbliche nel definire obiettivi perseguibili e monitorati da un organismo internazionale in materia di trasparenza, open government, open data e anticorruzione. È grazie al 3° action plan dell’Open Government Partnership italiano se esistono alcune agende degli incontri con i portatori di interessi, se Consip ha messo online un cruscotto delle gare, se i dati sull’amministrazione penitenziaria sono stati resi disponibili.
“L’augurio è che l’Italia non faccia la fine di Paesi come Russia, Turchia e Ungheria che hanno deciso di abbandonare OGP, creando un vuoto nelle relazioni tra società civile e pubblica amministrazione in materia di trasparenza”, conclude Anghele.
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