La mascherina…oltre, di Rosa Pinto
La pandemia si sta accompagnando alla modifica ed alla coartazione dello spazio e del tempo nelle comunicazioni sociali, vicariata dall'utilizzo di internet e dei nuovi media. Tali soluzioni compensative hanno invaso l’esperienza psichica soggettiva, ristrutturando le transazioni inconsce tra gli esseri umani. Cercare di indagare con accortezza ed elasticità i fenomeni attuali senza applicare le categorie mentali delle crisi passate, ma con ingenuità indagatrice (Bion), potrebbe aiutarci a desumere novità creative.
Attualmente tutti vivono un certo spaesamento e fluttuano tra il bisogno di stabilità ed instabilità, costretti ad abitare l'incertezza e la provvisorietà dei progetti di vita. Vi sono vettori e segnali sociali, che indicano cambiamenti transitori degli stili di vita, tanto intensi quanto caotici e contraddittori. Si naviga a vista, confidando nella reazione creativa del proprio inconscio.
Si è costretti con la mascherina a dover adattarsi a nuovi segnali sociali. La osservazione della mimica del volto, per il riconoscimento delle emozioni e valutarne il rischio e/o facilitarne le interazioni interpersonali, si riduce alla capacità di cogliere i segnali mimici provenienti solo dagli occhi e dalla voce. Eppure lo sguardo viene considerato “lo specchio dell'anima” e la voce con il suo timbro e tono il veicolo dello stato d'animo dell'interlocutore. Purtroppo, modificandosi il cliché interpretativo della comunicazione extra verbale solita, si rettifica il riduzionismo valutativo e giudicante dell'altro. Le griglie precedenti assicuravano il rapido incasellamento ed etichettamento dell' interlocutore, conosciuto o sconosciuto che fosse, con il convincimento di essere nel giusto. Lo sperimentare invece la inadeguatezza valutativa rende le persone involontariamente più caute e circospette, oppure, in alcuni casi, induce agiti violenti. |
Con il distanziamento e l'uso delle mascherine ci si chiede se vi possa essere una ricaduta nelle interazioni dei gruppi sociali. Ci si compatta, facendo leva sull'altruismo e sull’aiuto globale, cercando di difendersi dal nemico comune Corona virus, oppure ci si distanzia dagli altri come meccanismo di difesa contro i possibili “untori”? Questa ultima reazione “sarebbe quasi un atto contro natura, se si considera l’indole naturalmente sociale dell’uomo”.(Viktor Frankl) |
Non possiamo negare che la società è stata costretta a vivere un forte stress post-traumatico. La paura ha invaso la psiche di tutti, favorendo anche l'emergere di psicopatologie ossessivo-compulsive, per di più, si è stati accompagnati da eventi luttuosi, legati alla perdita di persone care. In tal modo si è disvelato il valore della vita come dono fuggevole da vivere |
profondamente amando i familiari, i vicini, gli amici ed il prossimo. Ci si è resi consapevoli di non essere forti, per cui un atteggiamento più umile di fronte all'imprevedibilità degli accadimenti potrebbe ridurre la supponenza di molti. |
Ma l'ammissione di debolezza in molti è esorcizzata attraverso uno stile spavaldo, incurante del pericolo “L’idea è che la virilità è uno status che devi costantemente dimostrare”, ha detto Peter Glick a Vox. Trattasi del fenomeno della cosiddetta “virilità precaria”, espressione coniata da Joseph A. Vandello. Questa crisi rimarca la fragilità comune e mondiale di fronte ad un microrganismo pervasivo e dischiude un ventaglio di opportunità per tutti. In questo modo si potrebbero eliminare le differenze etniche, sociali, culturali e finanziarie del neoliberismo postmoderno. Quindi, si potrebbe ipotizzare |
una umanità più unita, che valorizzi la persona a prescindere dalle razze, dal ceto sociale ed economico, dalle culture, dalle religioni, dall'età anagrafica... Con il confinamento si è ridotto l'inquinamento ambientale, conseguentemente non si può negare più di essere chiamati in causa per diventare coprotagonisti di un innovazione epocale: custodire la “casa comune”! |
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