Fiat-Tod's: la lotta si fa pop, di Ulisse Spinnato Vega
Dopo l'ennesima scazzottata mediatica con Diego Della Valle, l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne parlando ai suoi manager non ha mancato di mandare un’altra frecciata al rivale marchigiano, stavolta senza citarlo direttamente: «Chi urla non ha più ragione, ha solo più fiato, loro non sono la maggioranza e non sono certo la parte sana del Paese».
Insomma continua il battibecco tra il manager globale dell’auto e il patron glocale della pelletteria. Segno di un italico capitalismo che ha perso il bon ton dei tempi andati e per giunta è sull’orlo di una crisi di nervi per colpa della crisi.
L'ALTERCO SI FA POP. Marchionne ora ne fa una questione di decibel («loro urlano, noi no»), ma lo scontro tra suole griffate e parafanghi è diventato sceneggiata «pop» soprattutto grazie a quel «la smetta di rompere le scatole» pronunciato qualche giorno fa proprio dall’italo-canadese all’indirizzo dell’imprenditore di Sant’Elpidio a mare.
Sembrano lontanissime le felpatezze di Gianni Agnelli che rispondeva soft a un altro avversario del Lingotto come l’ingegnere Carlo De Benedetti, fustigatore dell’azienda fin da quando era a capo degli industriali di Torino. «Gli faccio i complimenti anche se parla male di noi», usava commentare l'avvocato.
ECONOMIA MEDIATICA. «Ormai anche l’economia è entrata nei meccanismi della rappresentazione mediatica», spiega a Lettera43.it Michele Sorice, sociologo della comunicazione e docente Luiss. «Dunque la discussione si fa “pop”, appunto. Proprio come la politica».
Il conflitto, dunque, si radicalizza. «Ci si attacca in modo diretto e personale. Si negativizza l’avversario», aggiunge Sorice. «E questo capita perché l’economia è uscita dalla nicchia del dibattito delle élite».
DUE MODELLI A CONFRONTO. Ma la vera novità del duello Della Valle-Marchionne è che fa emergere lo scontro tra due modelli di capitalismo: «Da una parte quello assistito dallo Stato e malgrado ciò duro sindacalmente», fa notare il professore, «dall’altra quello che cerca di farcela con le proprie gambe e che tesse rapporti più aperti con i lavoratori».
QUESTIONE DI LOOK. Una dicotomia che si riflette pure nell'estetica. Anche il look, per quanto legato alla dimensione personale, è infatti una spia delle differenze tra il patron Tod's e quello Fiat. «Della Valle?», commenta Sorice, «L’ho sempre visto un po’ bohémien».
Il duello poi si è allargato anche al rampollo Agnelli John Elkann, difeso a spada tratta da Marchionne e trattato con sufficienza snob dal patron della Fiorentina («non litigo con il ragazzino»).
Erede scialbo di una dinastia che ha perso carisma? «Gli Agnelli», conclude Sorice, «hanno perso peso e credibilità imprenditoriale da quando si è capito che campavano soprattutto alle spalle dei fondi strutturali che lo Stato ha loro elargito a piene mani».
fonte: www.lettera43.it, 28 Settembre 2012