Come funzionano le consultazioni, di Anna Franchin
La costituzione italiana regola la formazione del governo con una formula semplice e sintetica: “Il presidente della repubblica nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri” (articolo 92). Ma il meccanismo che porta alla nascita del governo è articolato e prevede una fase preparatoria: le consultazioni. Cosa sono le consultazioni? E dopo le consultazioni che succede?
Chi vota e chi sceglie
Anche se da qualche anno in campagna elettorale i partiti invitano i cittadini a votare il loro candidato alla guida del governo, in realtà in Italia non sono gli elettori a scegliere direttamente il presidente del consiglio: la scelta spetta al presidente della repubblica tenendo conto dei risultati elettorali e della composizione delle camere. Per fare questa scelta il presidente si consulta con i capi dei gruppi parlamentari e altre personalità politiche che, secondo lui, possono dare indicazioni utili per capire quale può essere la persona in grado di ottenere la fiducia del parlamento.
Le consultazioni per scegliere chi prenderà il posto di Mario Monti cominciano giovedì 20 marzo, e sarà Giorgio Napolitano, che dovrebbe restare in carica fino al 15 maggio 2013, a scegliere chi guiderà il prossimo governo.
Le consultazioni non hanno una durata prestabilita e non avvengono secondo un ordine preciso, ma seguono delle consuetudini più o meno stabili. Per questo possono subire delle variazioni rispetto a quello che giornalisti e osservatori si aspettano.
Di solito, comunque, oltre ai presidenti dei gruppi parlamentari e ai segretari di partito, le consultazioni coinvolgono anche i presidenti della camera (in questo caso Laura Boldrini) e del senato (Pietro Grasso) e gli ex presidenti della repubblica.
Ecco il calendario previsto per le consultazioni che cominciano mercoledì 20 marzo 2013:
Mercoledì 20 marzo 2013
10.00 presidente del senato, Pietro Grasso
10.45 presidente della camera, Laura Boldrini
11.30 gruppo misto del senato
12.00 gruppo misto della camera
12.30 Südtiroler Volkspartei
12.50 minoranza linguistica della Valle d’Aosta
16.30 Per le autonomie-Psi
17.00 Sinistra ecologia libertà
18.00 Scelta civica per l’ItaliaGiovedì 21 marzo 2013
9.30 Movimento 5 stelle
10.30 Popolo delle libertà, Lega Nord e Autonomie
12.15 presidente emerito della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi
18.00 Partito democratico
Sul sito della presidenza della repubblica ci sono le dichiarazioni del capo dello stato e degli altri esponenti politici nel corso delle consultazioni per la formazione degli ultimi governi.
Ecco la durata delle sei consultazioni che si sono svolte durante la presidenza di Giorgio Napolitano:
• Dopo le dimissioni del governo Monti: 21-22 dicembre 2012
• Dopo le dimissioni del governo Berlusconi: 12-13 novembre 2011
• Dopo le elezioni politiche 2008: 6-7 maggio 2008
• Dopo le dimissioni del governo Prodi: 25-26-28-29-30 gennaio e 4-5-6 febbraio 2008
• Dopo le dimissioni del governo Prodi e successivo rinvio alle camere: 22-24 febbraio 2007
• Formazione del governo Prodi II: 16 maggio 2006
Gli esploratori
Se dopo le consultazioni il presidente della repubblica non è riuscito a trovare un candidato sicuro per guidare il governo, può decidere di provare il cosiddetto “mandato esplorativo”, cioè affidare a un’altra persona il compito di continuare le consultazioni per trovare un candidato gradito alla maggioranza del parlamento. È un’iniziativa che non è prevista espressamente dalla costituzione, ma serve a sbrogliare la matassa in situazioni particolarmente complesse (come quella che probabilmente dovrà affrontare Napolitano).
Il mandato esplorativo è affidato a un politico stimato da tutte le parti politiche, per esempio il presidente della camera o del senato. Nel 2008 fu proprio Giorgio Napolitano, dopo la caduta del secondo governo Prodi, ad affidare un mandato esplorativo per la formazione del governo all’allora presidente del senato Franco Marini. Marini non riuscì nell’impresa e Napolitano sciolse le camere.
Napolitano cercherà di scegliere il prossimo presidente del consiglio prima di pasqua (31 marzo). Quando il capo dello stato non riesce a trovare un candidato in grado di ottenere la fiducia del parlamento può sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Ma Napolitano non potrà farlo, perché si trova nel cosiddetto “semestre bianco”, cioè gli ultimi sei mesi del suo mandato (articolo 88). Se non ci sarà un accordo sul nuovo governo, bisognerà prima eleggere un nuovo presidente della repubblica e sarà quindi il nuovo presidente a sciogliere le camere.
La nomina e il giuramento
Chi riceve l’incarico di guidare il governo di solito fa a sua volta un altro breve giro di consultazioni informali, per essere sicuro di avere davvero la fiducia del parlamento, quindi torna dal presidente della repubblica per presentare la lista dei ministri con cui intende formare il nuovo governo. A questo punto il presidente della repubblica nomina ufficialmente il nuovo presidente del consiglio e i ministri.
Una volta accettato l’incarico si passa alla firma e controfirma dei decreti di nomina del capo del governo: accettazione delle dimissioni del governo uscente, nomina del capo del governo e dei singoli ministri.
Prima di assumere le loro funzioni, il capo del governo e i ministri devono prestare giuramento secondo la formula rituale: “Giuro di essere fedele alla repubblica, di osservarne lealmente la costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione” (legge del 23 agosto 1988, n. 400)
La fiducia
Entro dieci giorni dalla sua formazione, il nuovo governo si presenta alle camere per chiedere la fiducia (articolo 94 della costituzione). Ogni gruppo parlamentare deve spiegare perché ha deciso di concedere o meno la fiducia al presidente del consiglio. Il voto avviene per appello nominale. La formazione del governo si conclude positivamente solo se entrambe le camere gli accordano la fiducia. Giulio Andreotti, dopo le elezioni del 1976, guidò un governo che fu chiamato della “non-sfiducia”, perché fondato sull’astensione o l’uscita dall’aula dei deputati e senatori del Partito comunista italiano guidato da Enrico Berlinguer. Quel governo durò fino al gennaio 1978.
Tra il momento del giuramento e quello della fiducia del parlamento (in genere non passano più di due giorni), il governo può occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione o di questioni urgenti, ma non può prendere iniziative di rilievo politico, come aumentare o diminuire le tasse, concedere il voto agli immigrati, eccetera.
Una volta ottenuta la fiducia delle camere, il governo entra nei pieni poteri.
fonte: www.internazionale.it, 19.03.2013