Ceccanti: Votando così il sistema politico si spappola
Stefano Ceccanti, costituzionalista, esperto di sistemi elettorali: tutte prevedibili le motivazioni della Consulta sulla bocciatura della legge elettorale?
“Rispetto a quello che era stato annunciato non mi hanno sorpreso. Mi sembra che sia stata confermata l’idea di lasciare al Parlamento dei margini significativi di intervento”.
Qualche esperto ha anche insinuato il sospetto di qualche forzatura. Che dice?
“Mi lascia sempre un po’ stupito avere giudicato questo ricorso ammissibile. Ha prevalso, evidentemente l’idea di non lasciare zone franche dal controllo di costituzionalità. Questo è l’elemento di cui ha parlato anche oggi il presidente emerito De Servio. È l’elemento che ha portato a discutere di questa sentenza, non tanto sul merito ma sull’ammissibilità della richiesta”.
Praticamente siamo tornati in un sistema proporzionale puro? È così?
“Si, la Corte non volendo e non potendo lasciare il vuoto ha tolto due elementi ritenuti incostituzionali, cioè un premio molto alto e le liste bloccate. Ma ci ha lasciato una legge pessima”.
In che senso?
“La legge ora è costituzionale, ma è pessima. Votando con questa legge si rischierebbe il total spappolamento di sistema politico”.
Si contempla anche il recupero delle preferenze. Una scelta obbligata?
“Mentre il premio sproporzionato era già stato segnalato dalla Corte, seppure senza arrivare all’incostituzionalità, quest’ultimo elemento è del tutto nuovo e non del tutto atteso. E come tale si presta a critiche. Rispetto alla preoccupazione di lasciare pochi margini al Parlamento, la Corte ha sottolineato che il Parlamento può sia adottare i collegi uninominali, sia le preferenze sia liste bloccate corte”.
Perché le liste devono essere necessariamente corte?
“Perché le liste bloccate corte, che sono un elemento molto ricorrente nelle democrazie, consentono comunque la visibilità dei candidati e la stampabilità dei loro nomi sulla scheda. Quindi sono più simili ai collegi uninominali da questo punto di vista che non le liste bloccate lunghe in cui l’elettore non conosce effettivamente i candidati”.
Quindi, allo stato, se non intervenisse il Parlamento si tornerebbe al voto con il proporzionale e con la possibilità di indicare una sola preferenza?
“Si, cosa che costituirebbe una notevole anomalia perché il sistema delle preferenze è un sistema anomalo nelle grandi democrazie. Che adottano o collegi uninominali o liste bloccate corte. Mi auguro che non si vada a votare con questo sistema”.
Ma con le preferenze i cittadini scelgono il loro deputato. Non le sembra un buon argomento?
“No. Non è un caso che nelle grandi democrazie la preferenza non sia utilizzata. È un elemento di aumento dei costi delle campagne elettorali e di dipendenza da lobby esterne. Un elemento di micro personalizzazione molto negativo”.
Ci può essere un filo rosso che unisce l’impianto che emerge dalle motivazioni con le tre proposte di riforma elettorale presentate dal Pd?
“L’impianto che emerge dalla decisione è costituzionale ma è molto negativo. Ma non emerge nessun problema per le tre proposte lanciate da Renzi. Tutte e tre sono compatibili con la sentenza della Corte”.
Quale dei tre modelli adotterebbe?
“Personalmente per la scelta dei candidati preferisco di gran lunga i collegi uninominali. Che è il meccanismo più semplice per individuare gli eletti. Sul meccanismo di scelta di una maggioranza sarebbe preferibile, vista la frammentazione, scegliere con un secondo turno nazionale. Auspico una sintesi tra il modello dei collegi uninominali e quello del doppio turno nazionale”.
Bisognerebbe ridisegnare i collegi. Con tutti i sospetti che sorgerebbero. Non si perderebbe altro tempo?
“Ma occorrerebbe poco più di un mese e mezzo. Non è così difficile”.
Vede il clima per chiudere questa partita?
“Sul traino dell’iniziativa di Renzi credo sia immaginabile arrivare ad un punto positivo”.
fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno, 15.01.2014