Autonomia, appello dei costituzionalisti a Mattarella, di Valentina Santarpia
«Siamo fortemente preoccupati per le modalità di attuazione finora seguite nelle intese sul regionalismo differenziato e per il rischio di marginalizzazione del ruolo del Parlamento, luogo di tutela degli interessi nazionali».
La denuncia è contenuta in un appello, inviato al Capo dello Stato e ai presidenti di Camera e Senato, redatto da 30 costituzionalisti che chiedono che sia garantito «il ruolo del Parlamento anche rispetto alle esigenze sottese a uno sviluppo equilibrato e solidale del regionalismo italiano, a garanzia dell’unità del Paese».
Nel mirino il procedimento in atto riguardante le Regioni Emilia Romagna, Veneto e Lombardia per cambiare le competenze, e le risorse finanziarie a ciò collegate (il vero punto critico), delle tre regioni. Il Presidente della Repubblica si era già espresso rivolgendosi «da giurista» ai presidenti di Camera e Senato: «Il Parlamento ha diritto a svolgere una discussione di merito, è preferibile un largo approfondimento, ma la scelta è vostra». La Lega è fortemente pro-autonomia.
Il rischio di marginalizzare le Camere
L’appello è stato firmato tra gli altri da 3 presidenti emeriti della Consulta: Francesco Amirante, Giuseppe Tesauro e Francesco Paolo Casavola. Ed è stato predisposto dal professore Andrea Patroni Griffi, ordinario nell’Università della Campania L. Vanvitelli.
«Le ulteriori forme di autonomia non possono riguardare la mera volontà espressa in un accordo tra Governo e Regione interessata, avendo conseguenze sul piano della forma di Stato e dell’assetto complessivo del regionalismo italiano», sostengono i 30 costituzionalisti, convinti che «i parlamentari, come rappresentanti della Nazione, devono essere infatti chiamati a intervenire, qualora lo riterranno, anche con emendamenti sostanziali che possano incidere sulle intese, in modo da ritrovare un nuovo accordo, prima della definitiva votazione sulla legge». «Anche nell’approvazione dei primi Statuti del 1972 il Parlamento svolse un ruolo incisivo- ricordano-. La fisionomia delle regioni, infatti, riflette quella dell’intero Paese e non riguarda solo i singoli governi regionali».
Per questo «l’approvazione parlamentare non può essere meramente formale; la previsione della legge nell’articolo 116, comma 3 della Costituzione è posta a garanzia che l’autonomia negoziata dalle regioni richiedenti si inserisca armonicamente nell’ordinamento complessivo della Repubblica. Il ruolo del Parlamento, nell’articolo 116, è finalizzato a tutelare le istanze unitarie a fronte di richieste autonomistiche avanzate dalle Regioni che possono andare proprio in danno a tali istanze unitarie».
«Maldestro tentativo»
Non si sono fatte attendere le repliche degli «autonomisti». « Le differenze-discriminazioni tra Regioni, sottolinea, «esistono da sempre e ad esse lo Stato non ha saputo, finora, porre rimedio», scrive il professor Mario Bertolissi, membro della delegazione trattante per l’autonomia differenziata della Regione del Veneto, bollando l’iniziativa come una «maldestra volontà di forzare Mattarella».
Per Bertolissi, i timori che hanno ad oggetto la centralità del Parlamento «sono smentiti dalle disamine dei costituzionalisti, i quali, da lungo tempo, vanno dicendo di una centralità del Governo, come è nei fatti». Tra le tante questioni, il costituzionalista veneto cita anche il fatto che «mina l’unità e indivisibilità della Repubblica il criterio della spesa storica, fonte di inefficienze, sperpero di pubblico denaro e di irresponsabilità, cui non si è mai voluto derogare». «È bene che il Parlamento discuta: di numeri, di cose fatte e non fatte, di risultati, di tutele realizzate e no, dopo aver riscontrato se è ancora vero che esistono `Regioni di avanguardia´, `Regioni collocate nel mezzo´ e `Regioni di retroguardia´, alla luce del principio di responsabilità. C’è da chiedersi: perché mai non se ne è parlato in passato - domanda Bertolissi - e si è atteso l’impulso del Veneto?».
https://roma.corriere.it/notizie/politica/19_marzo_06/autonomia-appello-costituzionalisti-mattarella-28badf80-4019-11e9-bb83-aca868a1eb53.shtml
Autonomia, Mattarella dà un «parere» destinato a pesare, di Marzio Breda
- Il presidente della Repubblica parla «da giurista» ai presidenti di Camera e Senato: «Il Parlamento ha diritto a svolgere una discussione di merito, è preferibile un largo approfondimento, «ma la scelta è vostra»...
È solo «un parere» sul ruolo del Parlamento, ma, visto che a esprimerlo è Sergio Mattarella, sembra destinato a pesare nella partita sull’autonomia differenziata. Si sa: prima che politico e giudice costituzionale il capo dello Stato era docente di diritto parlamentare. Ed è appunto «esclusivamente in questa veste», per non interferire, che tre settimane fa ha accettato di dare lumi ai presidenti di Palazzo Madama e Montecitorio, saliti al Quirinale con l’idea di sondarlo sull’iter migliore per mettere in cantiere la riforma nata dai referendum di Veneto e Lombardia, cui si è aggregata l’Emilia-Romagna, per cambiare le competenze, e le risorse finanziarie a ciò collegate (ecco il vero punto critico), delle tre regioni.
Un progetto che, una volta nell’agenda di governo, ha cominciato a dividere la maggioranza, mentre il confronto politico si allarga ormai anche ai costituzionalisti. Oggetto del contendere: il percorso per affrontare questo inedito dossier e, di conseguenza, i compiti che spettano alle Assemblee. Da una parte c’è chi — in primis la Lega — preme affinché il testo sia discusso al Senato e alla Camera con la semplice ratifica di una mozione dalla quale emerga un indirizzo politico da affidare al premier Conte per la ricerca di un’intesa con le regioni. Dall’altra parte c’è chi — su tutti Roberto Fico e i 5 Stelle — rivendica il diritto del Parlamento a svolgere una discussione «di merito», con possibilità di emendare i testi, sui poteri che lo Stato cederebbe alle regioni.
Due soluzioni su cui si gioca il destino della legge, visto che contrappongono velocità (e varo senza trappole della nuova autonomia) e lentezza (con rischi di depotenziamento o persino affossamento della riforma).
Il parere «da giurista» del Presidente è stato di far esaminare pienamente la riforma dalle Camere. Sia perché i regolamenti lo consentono sia perché, su un caso di tale delicatezza, è preferibile un largo approfondimento. «La scelta è vostra», ha detto Mattarella a Fico e Casellati, al momento del congedo. Come dire: non pensate di coprirvi dietro di me.
https://www.corriere.it/politica/19_marzo_03/autonomia-mattarella-da-parere-destinato-pesare-75e31a18-3dfb-11e9-8c5a-fe036315fb55.shtml