Tonino Bello e la storia, di Rocco D'Ambrosio
Si dice che la famosa rivista La Civiltà Cattolica “è in ritardo con la cronaca, ma in anticipo con la storia”. Fa molto piacere leggere, nell’ultimo numero, un elogio garbato e fondato di don Tonino Bello. E’ il tributo della “storia” ecclesiale che accompagna la visita prossima di Francesco sulle orme di don Tonino. Ricordiamo un po’ tutti che la cronaca ufficiale cattolica, tranne nobili eccezioni, è stata ingrata nei confronti di don Tonino: dagli aggettivi che hanno usato per definirlo quando era in vita (comunista, fuori luogo, esagerato, esibizionista, fissato con i poveri e gli immigrati) ai rifiuti e attacchi alla sua persona (persino invitato, da un segretario di vescovo che gli andava incontro extra moenia, a non entrare in città, dove era prevista una sua conferenza). Una cronaca con tanti motivi di gioia e di gratificazione per don Tonino, ma anche con tante spine nel fianco, più interne alla Chiesa cattolica, e alla sua gerarchia, che esterne. Il destino noto di tutti i profeti.
Papa Francesco appartiene alla storia e per questo di quella cronaca negativa non ne tiene contro e forse – oso azzardare – non vuole neppure conoscerla. Ciò vale per don Tonino, ma anche per don Milani e don Primo Mazzolari. L’attuale pontefice li sta restituendo pienamente alla storia, non come eccezioni, ma come “regola”. Essere prete, vescovo autentico vuol dire avere passione e intelligenza, amore e libertà come, in modi e tempi diversi, le hanno avute i Bello, Milani, Mazzolari, Germinario, De Luca, Mincuzzi, Di Donna e tanti altri.
E’ innegabile che ogni comunità, religiosa o laica che sia, per crescere, per imparare a discernere e per essere fedeli ai principi a cui si ispira, ha bisogno di conoscere e frequentare questo tipo di pastori: quelli che fanno la storia. Essi non sono gli eroi, magari disumani e avulsi dai contesti vitali; ma sono quelli che sanno capire quello che succede, soffrire con la gente e aiutare a progredire nel bene, incoraggiare e soccorrere chi ha bisogno, specie gli ultimi. Don Tonino lo fu autenticamene e per questo, soprattutto la nostra terra, non lo dimentica. Per questo gli si possono attribuire le sue stesse parole: essere capaci di “far maturare la giustizia, l’uguaglianza, la libertà con alacre passione e senza cedimenti”.
La terra pugliese ha molta cronaca deleteria e sempre in prima pagina, sia a livello ecclesiale, che sociale e politico. Papa Francesco ci vuole riportare, con don Tonino, nella storia autentica. E in questo don Tonino è stato ed è guida e sostegno, ma non nella retorica pubblica ed ecclesiale, quanto nello studio e nella riflessione personale, dove si coglie la profondità del suo pensiero e del suo esempio e si scoprono energie per non soccombere. Non a caso don Tonino pregava (e prega!) chiedendo per noi: “Da’ a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più. La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo. Il fremito di speranze nuove”.
Rocco D'Ambrosio
fonte: Repubblica Bari