Sotto la neve il pane, di Luigi Sturzo
«Coloro che ancora cercano dei punti di contatto, sul terreno politico e parlamentare, col fascismo, fanno opera vana e negano di fatto i principi di libertà, sui quali è fondato e solo può vivere il popolarismo. Se ancora vi sono di questi illusi, è bene che il partito li lasci cadere, foglie secche di un albero ancora verde, che passa il suo inverno, per preparare i succhi vitali della sua primavera. Oggi, adunque, è l'inverno politico del Ppi, ma “sotto la neve il pane” dice il proverbio. Nessuno sciupio di forze, nessuna mossa discutibile, nessun gesto inutile: il raccoglimento, lo studio, la preparazione. Essere, anzitutto, se stessi, cioè, rigidi assertori di libertà, aperti negatori del regime fascista, vigili scolte di moralità pubblica, ranghi disciplinati di uomini di carattere e di fede. Il pensiero, la meditazione, lo studio, la prova del dolore e del sacrificio, l'esempio del carattere, la forza della convinzione valgono assai più di cento conferenze e di mille articoli di giornale, costretti alla mutilazione o dosati con 99 di lode al governo per potere contenere quell'uno di biasimo che perde ogni valore. L'esempio di giorni aspri del primo risorgimento, deve farci convinti, che nessuna forza armata o potere di principi o di dittatori valgono a contenere la diffusione delle idee e ad impedire che si affermino in istituti politici, quando esse sono mature. E non occorrono i molti a questo fine».
Luigi STURZO (lettera agli amici del 1926)
in DE ROSA, Il partito popolare italiano