Sono oltre il limite: non provano neanche vergogna, di Rocco D’Ambrosio
[Troppe domande accompagnano la vicenda del Consiglio regionale della Puglia che, nell’ultima seduta prima della pausa estiva del 27 luglio, ha reintrodotto il “trattamento indennitario”, che era stato abolito nel novembre 2012 insieme ai vitalizi. Fondate ragioni, inoltre, ci portano a definire la scelta inaccettabile, se non propria scandalosa]. Iniziamo con il dire che dal punto di vista etico e costituzionale, quello del politico non è un mestiere, ma – parola abusatissima e a rischio di altissima ipocrisia – è un servizio. Come tale eticamente il politico è a disposizione della collettività per assolvere, con maturità umana ed etica e competenza, a un incarico, derivante da un mandato elettorale. Nicola Occhiofino (1948-2011), già Vicepresidente del Consiglio Regionale della Puglia e Assessore della provincia di Bari, più volte consigliere regionale e provinciale (sempre fedele alla sua “legge”: due mandati in politica e un periodo di riposo per ritornare al suo lavoro di docente) ci ha testimoniato il principio di cui parliamo. Nicola donava in beneficenza quello che “eccedeva” il suo stipendio di docente e accettava solo i rimborsi necessari e provati nella sua attività politica. [Non era strano, era coerente. “Ognuno deve vivere del suo mestiere – mi diceva spesso – io del mio di docente, non … di politica!”. Con il suo sorriso, radioso di bontà e saggezza, testimoniava la lezione di Weber. L’autore tedesco insisteva sulla vigilanza di tutti perché ogni classe dirigente sia scelta non tra quelli che vivono “di politica”, per guadagno e vanagloria personali, ma tra quelli che vivono “per la politica”, cioè pronti a sacrificarsi per la comunità civile].
Ma non è tutto. C’è un'altra importante domanda: quanto dista la presidenza e l’assemblea regionale pugliese dalle periferie familiari, sociali ed economiche della Puglia? Sembrerebbe non kilometri, ma anni luce! La pandemia ha distrutto la salute, per tanti anche la vita, ha impoverito molti, ha determinato un malessere sociale ed economico in forte crescita. E cosa fanno i consiglieri regionali, di tutti i gruppi presenti? Trovano un modo per aumentare i propri introiti. Diremmo: vergogna! Ma la vergogna la provano coloro che hanno un senso del pudore, della decenza; coloro che si sentono e vivono da servi della collettività. La vergogna non appartiene a chi è pieno di sé, autoreferenziale, spesso populista, a chi opera per carpire consensi e consolidare il suo potere, e ancor peggio magari trama in affari loschi.
Ma oltre alla vergogna e l’indignazione che tanti oneste cittadine e cittadini pugliesi sentono, dobbiamo aggiungere la memoria. Prima di tutto della Costituzione, che è essenzialmente solidale (artt. 2 e 3). Per cui chi non vive la solidarietà non è degno di essere cittadino, e ancor più rappresentante del popolo sovrano. E a chi dei consiglieri si ritiene cristiano va anche ricordato che davanti a Dio è beato solo “chi ha cura del debole” (Sal. 41). E in ciò i credenti autentici sono in buona compagnia di quanti resistono pacificamente a chi non vuol fare dell’Italia, delle sue Autonomie locali, l’azienda dei fatti propri e degli amici intimi. La memoria è anche quella degli elettori, quando si formano e informano, votano, partecipano attivamente e si spendono per la collettività: dire un NO secco a certe prassi poco etiche e poco costituzionali.
Una politica che ha il suo perno sui privilegi rischia la deriva populista o di interessi di congrega, con buona pace dell’etica. Del resto, come ricordava il ministro francese Malraux, “ la politica non si fa con la morale. Ma nemmeno senza”.
fonte: «la Repubblica - Bari» del 6 agosto 2021. In paretesi [...] le parti non pubblicate dal quotidiano per motivi di spazio.