Lavoro: sfida per il nostro futuro, anzi no, per il nostro presente di Emanuele Castrignano
Argomento a dir poco “scottante” quello analizzato durante il terzo incontro della scuola di democrazia organizzato dall’associazione cattolica “Cercasi un fine onlus”. La relazione sullo argomento è stata affidata a un tecnico, il dott. Vincenzo Santandrea, ricercatore e responsabile dell area economica IPRES – Bari. Il dott Santandrea, esperto analista del mercato del lavoro pugliese, ha sottolineato fin da subito la miriade di angolazioni dalle quali è possibile analizzare il tema “lavoro” e con quanti altrettanti miriadi di angoli si va a scontrare; ogni angolo, ogni problema ha sempre due punti di vista diametralmente opposti da cui partire: lavoratore – datore di lavoro.
Le aspettative dei lavoratori mirano ad un lavoro sicuro, stabile, dignitoso e ben retribuito; ma queste spesso non coincidono con le richieste dei datori di lavoro, sempre più propensi a chiedere flessibilità, versatilità, mobilità a lavoratori neanche poi tanto pronti ad adeguarsi alle nuove esigenze del mondo del lavoro, visto che spesso sono quasi per la maggior parte lavoratori con molti anni di lavoro alle spalle. In un mondo globalizzato anche il mercato del lavoro va inquadrato in quest’ottica; tanti i dati messi a disposizione dal relatore che hanno evidenziato quanto i repentini cambiamenti demografici, culturali e sociali dell’ ultimo secolo hanno continuamente mutato le condizioni che permettono il precario equilibrio della bilancia del mercato del lavoro i cui caposaldi sono i fondamentali parametri della domanda e dell’offerta. Secondo la tesi sostenuta dal ricercatore barese, questo equilibrio è possibile mantenerlo modificando periodicamente il “paradigma” con cui si approccia il problema “lavoro”: modificando cioè i criteri, i metodi, le aspettative per affrontare il problema con la consapevolezza di essere irrimediabilmente immersi in un cotesto sociale e politico perennemente in cambiamento. A tal proposito dalla platea, alcuni interventi dei corsisti, hanno sollevato l’obiezione sul termine “mercato del lavoro”: si può parlare di “mercato”? E’ un termine che può essere adoperato con riferimento a un attività dell’ uomo?
Il dott. Santandrea, con l’ ausilio di alcuni grafici, ha cercato di spiegare che, in un mondo fortemente economizzato e tecnologico, anche il lavoro è diventato “merce di scambio”. Ma è solo questione di numeri? È solo questione di politiche quelle che regolamentano il “mercato”? No, per fortuna, perché un lavoratore è sempre una persona: una donna, un uomo vanno rispettati. E allora, proprio per rimarcare il principale aspetto antropologico del lavoro, la CEI ha scelto come tema della scorsa edizione della “Settimana sociale dei Cattolici” proprio il tema del lavoro: a Cagliari dal 26 al 29 ottobre scorso la Chiesa Italiana si è interrogata sul tema proprio su sollecitazione di Papa Francesco che nella sua prima Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” ha ricercato nella parola evangelica una nuova cultura del lavoro basata su rispetto e dignità: “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”: sono le parole che hanno usato i Vescovi italiani per riassumere il messaggio sociale cristiano. Nell’ultima parte dell’incontro il dott. Santandrea ha concentrato la sua riflessione sul tema del lavoro in Puglia, terra quella pugliese che soffre atrocemente per le difficoltà innumerevole che donne e uomini si trovano quotidianamente ad affrontare e che ormai vede da troppi anni quale unica vera soluzione l’emigrazione.
Come sempre quando si discutono certi temi le opinioni sono tante e spesso diverse; i problemi sollevati sempre rilevanti e mai banali e le soluzioni mai definitive e condivise. Sta appunto alla classe politica saper leggere e interpretare gli scenari futuri e assumersi l’onere e la responsabilità di porsi in qualità di mediatore scrupoloso e attento per il rispetto dei protagonisti di questo processo: gli uomini.
[corsista della scuola di Giovinazzo, Bari]